di Cettina Tiralosi
Ho provato un gran dispiacere a non ritrovare più lì, come in uno sconfinato “scaffale” della mia libreria preferita, il video della presentazione della rivista “Via Dogana” 104, Un sì e qualche no.
Che peccato! Era lì a portata di tutte-i, come in una illimitata biblioteca pregiata e “pubblica” veramente rivolta a chi vuole sapere, in qualsiasi momento, senza orari di chiusura (o di apertura?).
Ho trovato invece al suo posto una richiesta di aiuto e tanti riferimenti ad esso, sulla bontà o sconvenienza della rete (parola tanto cara alle donne) su Internet.
“Il video fissa per sempre riflessioni che in realtà sono in movimento.” cito dal “1 aprile 2013 – Messaggio con richiesta di aiuto a chi entra in questo sito”.
Scusate la mia intrusione: ma il libro o la rivista stampata non fanno lo stesso?
Non siamo forse donne “libr-ere”, liberate attraverso la scrittura e la lettura, i racconti e le narrazioni delle altre?
Il video di quell’incontro è uno di questi esempi che scioglie dalle catene della paura di donare libertà.
Il simbolico della libertà delle donne non si fa e non può farsi dare “scacco matto” dalla rete virtuale come se una Libreria intera di carta stampata, preferita dalle donne di tutto il mondo, con i suoi tanti volumi scelti accuratamente, fosse meno virtu-ale dalla “carnale” ?
(Carnale: mai parola fu più infelicemente scelta a mio avviso ad un contesto post-patriarcale, poiché storicamente contrapposta allo spirito, mentre le donne amano la sensualità nell’unità dell’anima con il corpo sostanzialmente fatto sì di “carne” ma anche di ossa, strutture portanti!) Chiamerei piuttosto “paura” o “fuga dalla libertà” a gambe sollevate, questo improvviso arroccamento che si ripropone ogni qualvolta davanti al provare una pratica politica “orizzontale” fino alle sue estreme conseguenze, come è di fatto la rete su Internet: senza alcuna-o sopra la testa se non il cielo, senza alcuna-o sotto i piedi se non la terra, e con tanti occhi da incontrare nel loro sguardo più profondo, senza vergogna e senza paure.
Giocare la differenza sessuale nel simbolico richiede passione e molta attenzione per sciogliere senza tagliare una matassa aggrovigliata da tempo immemorabile. La realtà degli atti linguistici che creano parole e contesti di giusta misura, ci offrono tante virtù e possibilità risolutive, sempre e ovunque ed in ogni momento, basta sapere scegliere in mezzo a tanta ricchezza, basta solo attivare un buon esercizio o esperimento, se preferiamo.
Mia nonna nel secolo scorso aveva ancora paura ad ascoltare la voce di suo figlio dall’America attraverso la cornetta telefonica: non era dall’oltre tomba, ma solo al di là dell’oceano.
Occorre coraggio ed esercizio. La libertà è nelle nostre-vostre mani, care amiche vicine e lontane, storiche e recenti, come tante ci hanno insegnato e disegnato nei loro testamenti librari, per citarne solo alcune tra le più note pioniere: Etty Hillesum, Virginia Woolf, George O’ Keeffe, ad libitum.
13 Aprile 2013