dal 18 aprile al 15 giugno
Museo Pecci di Milano – Ripa di Porta Ticinese, 113 Milano
Il corpo è sempre stato al centro dell’arte occidentale, come il ritratto e il paesaggio. Ma dalla seconda metà del Novecento il linguaggio del corpo nell’arte prende forma dal vivo, con l’artista che si mostra nudo in pubblico mentre compie gesti simbolici: un oggetto-opera, che oggi ci parla attraverso la fotografia e il video –
Marcel Duchamp nella fotografia Rrose Sélavy (1921), scattata da Man Ray appare travestito da donna e indaga il suo alter ego femminile, anticipando tematiche sull’identità e sull’ambiguità sessuale, poi sviluppante negli anni Settanta, aprendo spunti di riflessione sul ruolo della fotografia nelle avanguardie.
Nella seconda metà del Novecento il corpo passa dalla rappresentazione bidimensionale all’azione e diviene un complesso linguaggio trasversale: dispositivo di esperienze visive antiestetiche. L’artista teatralizza il suo corpo, diviene performativo, compie gesti e azioni e si trasforma in oggetto della visione duraturo e non effimero con mezzi extra-pittorici, quali sono fotografia e video.
Nella sede milanese del Museo Pecci di Prato è in corso un’interessante mostra dal titolo emblematico “Corpi in azione/Corpi in visione. Esperienze e indagini artistiche 1965-1980” a cura di Angela Madesani, Anna Maria Maggi e Stefano Pezzato, realizzata con la collaborazione dello Spazioborgogno e della galleria Fumagalli di Bergamo, a cui appartiene un ampio numero di opere esposte. Qui, attraverso una carrellata di fotografie, documenti, collage, film d’artista, video (trenta solo quelli di Dennis Oppenheim), cataloghi, libri, manifesti, si può andare oltre le apparenze e approfondire l’indagine sulla visione del corpo, “ri-trattato” dai movimenti d’avanguardia. Fanno sempre un certo effetto di disgusto le foto relative all’Azionismo viennese, incuriosiscono le trovate degli artisti di Fluxus, sono già conosciute quelle che documentano la Body art, tutte in rigoroso bianco e nero.
Al Pecci di Ripa di Porta Ticinese assisterete dalla visione di un copro offeso, grondante di sangue degli happening orgiastici di Hermann Nitsch, a modalità di rappresentazione più lieve e raffinata di Gina Pane, nota per Azione sentimentale (1973), in cui si fa fotografare in posa e vestita di bianco con spine di rosa conficcate nel braccio che disegnano ricami nella pelle. Marina Abramović e l’ex compagno Ulay, sono immortalati nudi e in movimento, durante una performance in cui si incontrano e si scontrano l’uno contro l’altro, aumentando il ritmo fino allo sfinimento. Si vede Abramović ritratta con uno sguardo passivo da martire nichilista, nella performance del 1975, quando chiese ai partecipanti di utilizzare contro di lei diversi oggetti, anche contundenti, compresa una pistola carica. Si riscopre la poesia del video in cui Ana Mendieta si immerge nuda in un ruscello per ricongiungersi simbolicamente con la Natura. L’elenco degli artisti in mostra è lungo, meritava uno spazio più ampio, molte opere sono un po’ troppo affastellate tra loro. Non potevano mancare Joseph Beuys, Gilbert&George, l’apollineo Luigi Ontani, in posa plastica, Franco Vaccari, Valie Export e Francesca Woodman. Insomma, di tutto un po’, sebbene tra le immagini relative agli anni Ottanta, manchi il corpo post-organico con le fotografie delle performances -live- di trasformazione chirurgica di Orlan.
Jacqueline Ceresoli
dal 18 aprile al 15 giugno
Corpi in Azione/ Corpi in visione
Museo Pecci di Milano
Ripa di Porta Ticinese, 113
Orari:da martedì a sabato ore 15-19, chiuso lunedì e festivi