di Anna Potito
Domenica 19 maggio a Foggia l’isola pedonale, nel tratto compreso tra Il Teatro Comunale U. Giordano e il corso Vittorio Emanuele, al tramonto, era in grande fermento. Anziani, giovani, coppie di fidanzati, giovani genitori con bambini in carrozzina, ragazzini in bicicletta, cani al guinzaglio con padroni al seguito. Chi si fermava a guardare incuriosito, chi chiedeva cosa stesse succedendo. Accanto ai cestini dei rifiuti, quelli color grigio piombo spesso poco usati e poco visti, qualcuno, a volte un uomo, a volte una donna, armeggiava con nastri, cartoni, strisce, strani oggetti colorati. Dopo un po’ i cestini dei rifiuti si sono vestiti di colori, immagini, suoni, bocche sorridenti, ali d’angelo, animali, palloncini, cuori, ranocchi, grandi bolle, abiti da sposa, rotoli di poesie, cappelli, serpenti. Orme variopinte e frecce indicavano il percorso che conduceva verso di quelli: fantasiose e pirotecniche installazioni artistiche, generoso dono di 15 artiste e artisti, che con questa performance hanno voluto ricordare alle abitanti ed agli abitanti, spesso distratti, che i cestini per piccoli rifiuti ci sono, per portarli alla loro attenzione e per significare che quello che sembra un rifiuto può diventare cosa preziosa. Singolarmente o a piccoli gruppi abbiamo camminato per ammirarli in un percorso che era anche un incontro con nuovi sguardi, il ritrovamento di un’amicizia da qualche tempo trascurata, un’emozione da condividere notando qualcosa della città che forse non ricordavi. A un certo punto, al suono ritmato di una musica incalzante, rinforzato dai bonghetti di ragazzi spuntati da non so dove, un gruppo di donne si è staccato e ha intrecciato una danza che mimava i movimenti di chi, andando frettolosamente per la strada, getta distrattamente una carta, saltella per scansare una cacca di cane, a stento riesce ad evitare una buca vista all’ultimo momento. Allo stesso ritmo un altro gruppo raccoglieva le carte gettate, con guanti e pinze prendeva gli escrementi ponendoli nei sacchetti opportuni, simulando i gesti doverosi di chi vuole che la propria città sia come la propria casa, vivibile, per ricordarlo a cittadini poco educati e ad amministratori poco attenti che hanno trascurato questa città che non si rassegna, però, ad essere bistrattata. Il flashmob era così veritiero da suscitare schifo, sorpresa e poi ilarità, specie nei ragazzini. Assenti ancora una volta gli amministratori con i quali, pure, da qualche tempo, a partire dall’emergenza rifiuti causata dal fallimento della società che ne gestiva la raccolta e lo smaltimento (AMICA ma poco amichevole con i cittadini) abbiamo ripreso il dialogo. Sulla spinta di una grande mobilitazione cittadina da alcuni mesi si è creata spontaneamente una rete di associazioni, le tante, fertilmente operative, che fanno riscontro all’incuria o all’indolenza di chi amministra la città, che ha preso nome UN’ALTRA FOGGIA È POSSIBILE. La rete ha incontrato e incontra periodicamente alcuni responsabili dell’Amministrazione comunale, un tavolo stabile di consultazione in cui portare le richieste, ascoltare le proposte, discutere, contrattare bisogni e possibilità di soddisfarli. Non pensiamo di gestire insieme il potere né intendiamo costruire un contropotere ma non vogliamo delegare e ci riappropriamo di quello che è nostro. Siamo convinte ed anche convinti, giacché nella rete ci sono alcuni uomini e molti giovani, che abbiamo senso di responsabilità e la consapevolezza di possedere competenze e forme originali di fare politica. Anche questa iniziativa mostra la diversità tra la politica della differenza, che è politica della cura e delle relazioni, dalla tradizionale politica del potere maschile che predilige apparati e podii. Alla maniera delle donne, che cercano di rimediare il pranzo con quello che c’è in casa, vogliamo cogliere l’occasione e fare di un problema un’opportunità, arrivare gradualmente a rifiuti-zero, non riciclaggio ma riciclo, non scarto ma humus fecondo, occasioni lavorative per nuove industriose modalità. Per ri-suscitare in ciascuna/o di noi che abita questa città il piacere di viverci è necessario ritrovare dentro di noi una scintilla di bellezza; cosa è meglio dell’arte e della creatività? Gli artisti e le artiste si sono sbizzarriti e ci hanno stupito. I corpi in movimento armonioso che hanno attraversato le strade hanno mostrato che la città può essere un luogo di gioia naturale e gratuita. Nessuno dei passanti è rimasto insensibile, molti hanno commentato, plaudito, qualcuno era ammirato ma disincantato; tante si sono aggiunte alla danza, molte avrebbero voluto.
Quando a un tratto è calata la sera, un telaio di 4 metri per 4, retto da tante mani maschili e femminili ha tessuto una trama di fasce su cui erano scritti i nomi delle Associazioni che aderivano all’iniziativa: Rete Città Vicine, Merlettaia, Link studenti, Foggia in movimento, Arcobaleno, Cicloamici, Amici della domenica, Forum dei Giovani, Libera, Capitanata rifiuti zero, Comunità sulla strada di Emmaus, Correre è vita, Ubik, Foggia city half maratha. A gara, mani note e sconosciute hanno intrecciato fasce colorate e variopinte dando vita ad un arazzo: l’intreccio di tutte e tutti, la trama e l’ordito che fa di un insieme di persone in un certo luogo una comunità. Si è percepito in maniera quasi tangibile che prendersi cura della città è prendersi cura della vita, propria e altrui, perché la città è il luogo della vita e solo insieme si può combattere l’illegalità, la prepotenza, la strafottenza, l’individualismo. Una falce di luna nascente si è levata alta nel cielo azzurro intenso, quasi l’auspicio di un nuovo inizio. Un’altra Foggia è possibile.