Ha sbaragliato gli avversari del Premio Furla 2013 con un video in cui, seduta al tavolo e con un coltello fra le mani, rileggeva Scum- Manifesto per l’eliminazione del maschio scritto da Valerie Solanas (quella, per intenderci, che sparò a Andy Warhol). Lei è Chiara Fumai, 35enne romana. Le sue opere sono una combinazione di spiritismo e filosofia telemita, illusionismo e freak show, discomusic e pensiero anarco-femminista. In occasione della Biennale di Venezia presenta in anteprima l’elaborazione definitiva del progetto alla Fondazione Querini Stampalia. L’installazione, prodotta dalla Fondazione Furla, sarà poi esposta al MAMbo di Bologna.
Pensa davvero che un mondo senza maschi sarebbe migliore?
Il testo della Solanas non è una minaccia ai maschi, ma una proposta alle donne di uscire dagli stereotipi.
Come spiegherebbe a E.T. il progetto di Venezia?
Lo inviterei ad assistere a una mia visita guidata. A un tratto, lo guarderei negli occhi fino a fargli provare disagio e con il linguaggio dei segni gli parlerei dell’esclusione di un soggetto dalla storia. Uscirebbe avvertendo il peso di una minaccia, ma poi finirebbe per ringraziarmi. L’opera infatti si chiama Non intendevo minimamente allarmarti.
L’arte di oggi è ancora rivoluzionaria?
L’arte deve stimolare domande che anticipano trasformazioni culturali. Non penso che il passato sia stato più diligente del presente.
Baselitz ha detto: «Le donne non sanno dipingere. Ci sono eccezioni ma nessuna è Picasso». Che ne pensa?
È qualunquismo. La creatività femminile deve esplorare ancora tante visioni del mondo. Ma giustificare ciò come un dato naturale vuol dire avere il cervello
atrofizzato.
Se le dico Venezia?
Penso alla predica domenicale di Francesco Urbano Ragazzi all’oratorio di S. Ludovico.
Quando si è sentita per la prima volta artista?
Non scivoliamo nelle romanticherie.
C’è una domanda che vorrebbe le facessi?
Sì: conosce la data in cui verrà stabilito il Nuovo Ordine Matriarcale?