di Marisa Guarneri
Mi sembra siamo dentro una questione maschile che si differenzia dalla posizione politica “la violenza è un problema degli uomini”.
Questa posizione ribaltava simbolicamente il senso delle responsabilità: dalle vittime a cui si chiedeva conto della violenza subita, a chi la violenza la agiva.
Posizione politica liberatoria e feconda che ha portato a molte riflessioni e prese di posizione interessanti (v. Maschile Plurale).
Oggi mi sembra che il significato di questa posizione sia mutato, porta altri significati e responsabilizza il maschile rispetto a come e perché le relazioni uomo/donna svoltino nella violenza e nelle uccisioni di donne, figli, parenti ecc.
L’analisi del fenomeno, in tutte le sue caratteristiche, mi ha stufato da tempo.
I risultati non cambiano, le donne continuano a morire e molto male.
Il maschile dilagante mi rappresenta una serie di istituzioni – magistratura, forze dell’ordine, welfare, rapporti di vicinato ed amicali, famiglie – come incapaci di affrontare la questione e quasi stupiti che le cose vadano così come vanno!
La rabbia non mi lascia, anche dopo tanti anni di vicinanza con le donne che la violenza l’hanno incontrata e ci si sono scontrate duramente. E allora questi cori di magistrati e politici addolorati mi parlano di complicità, copertura, mediazioni al ribasso ai danni delle donne.
Eccola la vera questione maschile: ritrarsi quando la situazione si fa difficile, non saper dare giudizi netti e fare atti coraggiosi verso chi la violenza la compie, e non la riconosce come propria, anche se appartiene alla sua parrocchia.
22 Ottobre 2014