Il potere della donna. La Grande Madre
Si è tenuta stamani, a Palazzo Reale, la conferenza stampa di presentazione della mostra La Grande Madre, che si terrà nel piano nobile di Palazzo Reale dal 25 agosto al 15 novembre 2015. Il curatore è Massimiliano Gioni, direttore artistico della Fondazione Nicola Trussardi – che, sponsorizzando tale mostra, entra a pieno diritto nella programmazione culturale di Expo 2015 – e direttore associato del New Museum di New York.
E’ un percorso espositivo che si proporrà di analizzare l’iconografia e la rappresentazione della maternità nell’arte del Novecento, sino a giungere a quella contemporanea dei giorni nostri. Un itinerario, di caratura culturale ed ideologica, attraverso le opere di 127 artisti, che non può che proseguire la ricerca da Gioni condotta alla Biennale 2013; come lui esemplifica: “Sarà una mostra enciclopedico-pedagogica di carattere storico, che segnerà una linea di continuità con l’esperienza fatta a Venezia”.
A parlarcene è, in primo luogo, Domenico Piraina, direttore di Palazzo Reale: “E’ una delle mostre più attese della programmazione che Palazzo Reale ha dedicato all’expo. Sarà una mostra complessa ed affascinante, nata nel seno della Fondazione Trussardi per idea di Gioni. Già dal titolo si comprende l’eccezionale vastità dell’argomento. Abbiamo scelto di concentrare l’attenzione sulla modernità e contemporaneità, a partire dalla rottura dell’ideale borghese della donna del trittico bambini, chiesa e cucina che i è manifestata tra fine Ottocento e inizio Novecento. E’, dunque, un tema universale ed in continua evoluzione. Ci saranno riflessi della psicanalisi di Freud e Jung sul tema, le innovazioni dei dadaisti e dei surrealisti; le valenze e i significati più sfaccettati nel Novecento; ecc. Questa mostra cercherà di rispecchiare la complessità e ricchezza del tema maternità, con, ad oggi, 127 artisti”.
Prende poi la parola l’assessore alla cultura Filippo Del Corno: “Il tema che Gioni ha proposto si è rivelato sin da subito centrato ed ideale per i contenuti che in EXPO 2015 animeranno il dibattito a Milano. E’ un tema che offrirà grandi spunti di riflessione, segmentato com’è in un discorso dai mille argomenti, puntando su elementi fondamentali della ricreazione del sentimento contemporaneo dell’archetipo della madre e della maternità. Un aspetto per me determinante che riguarda il progetto della mostra è l’alleanza tra soggetti pubblici e privati, in un momento di trasformazione della società, che costituisce un grandissimo punto di forza. Unione che ci ha permesso di costruite un palinsesto potente. Non mancheranno certo momenti di provocazione: in un momento centrale per Milano come quello di EXPO ci saranno tantissimi momenti dialettici. La mostra, aggiungo, intende inserirsi nel percorso di crescita qualitativa e quantitativa, dal punto di vista culturale, di Milano. Spero sarà fonte di stupore e di dibattito, come è necessario che siano le esposizioni dedicate alla nostra contemporaneità, ma soprattutto il mio auspicio è che la mostra sia il completamento di quel percorso di Palazzo Reale, che va dall’arte antica sino a quella contemporanea, passando per Leonardo e Giotto”.
Ad intervenite è stata, poi, Beatrice Trussardi, presidente della Fondazione Nicola Trussardi: “Da 12 anni a questa parte la Fondazione Trussardi opera per portare l’arte contemporanea nei luoghi più belli di Milano, con la scelta di abitare la città quasi fosse un museo diffuso. Scegliamo spazi importanti sia per il valore artistico ed architettonico che per il ruolo che ricoprono nella società. Negli anni abbiamo dato luce ad esposizioni che si sono rilevate altro e di più, diventando momenti di incontro e condivisione per spunti sociali, culturali, economici e politici, a favore dell’eliminazione delle barriere culturali. La Grande Madre si pone all’interno della molteplicità di punti di vista che ci caratterizza, in un momento unico e straordinario come EXPO. Vogliamo affrontare le problematiche di “Nutrire il pianeta – Energie per la vita” secondo una visione di genere, quella femminile, filtrata attraverso un secolo di opere d’arte. Le donne rappresentano una risorsa non ancora pienamente valorizzata, se non esclusa e privata dei diritti per la vita. Sono ancora molti oggi i pericoli che minacciano l’emancipazione delle donne, sia nei paesi poveri che in quelli sviluppati. Per questi e molti altri motivi mi auguro che la grande madre sia una riflessione importante sul discorso femminile, verso una valorizzazione delle risorse di ognuno, verso la crescita, verso lo sviluppo del pianeta”.
E’ poi il momento delle attese parole del curatore della mostra, Massimiliano Gioni: “La mostra è come un bambino dalla famiglia allargata, che non nasce solo dalla mia costola, ma dal lavoro di gruppo della Fondazione Trussardi tutta. Se fosse un bambino, sarebbe completamente formato, ma sarebbe lungo quanto una banana e peserebbe 320 grammi, dal momento che nascerebbe ad agosto. C’è, dunque, ancora tanto spazio per sorprese e per ultimi cambiamenti e revisioni. Propongo oggi 60 immagini da cui traspare un’immagine distante da quella consolatoria e zuccherosa di madre a cui siamo forse abituati. E’ meno rassicurante perché nel corso del ‘900 la maternità diventa un campo di battaglia, su cui uomini e stati hanno rivendicato diritti spesso sottraendoli alle donne. Raccontiamo ora lo scarto tra tradizione ed emancipazione; facciamo i conti con chi ha il diritto o si arroga il diritto per decidere sul corpo proprio ed altrui, sui desideri propri ed altrui.
La mostra mette in luce un dramma del ‘900: parlare di madre significa troppo spesso parlare di padri spesso padroni, stato e nazioni. Seguo quanto dice Adrienne Rich in “Nato di donna”: tutta la vita umana sul pianeta terra è nata da una donna. Tale nascita è, d’altra parte, l’unica esperienza condivisa da tutti. Inoltre, secondo lo psicologo Erich Neumann, il bambino esperisce di una madre la “grande madre”, un femminismo potente e luminoso da cui dipenderà sempre. Le prime opere d’arte conosciute, poi, riguardano le madri: basti ricordare l’esempio più celebre, la Venere di Willendorf. E’ una mostra del potere, non quello sugli altri, ma quello di trasformare il mondo, quello generativo, ma anche quello negato. E anche quello conquistato dalle donne nel corso del ‘900. Parliamo di una donna che non solo partorisce un figlio, ma che partorisce anche se stessa. Tra le prime immagini in mostra ci saranno opere di donne artiste poco conosciute, come Alice Guy-Blaché, che rappresnta la maternità come idillio e fiaba. Ma occorre domandarsi se è il suo ideale o quello della popolazione in cui vive.
Con Freud il romanzo familiare viene trasformato in un coacervo di pulsioni e desideri, come verrà poi messo in scena da Munch, che descrive la donna come una sfinge. Di Brancusi è il “nuovo nato”, quel figlio come forma ideale ed aerodinamica. Poi, tutte le avanguardie storiche immaginano nuove società con nuove manie produttive e nuovi rapporti. Boccioni, come tutti i futuristi, si dice appartenente ad una sensibilità nuova. Eppure dedica 50 opere alla madre: gli italiani sono proprio dei mammoni!
Benedetta fa dei disegni in cui ritrae energie femminili e maschili e la loro unione; Valentine De Saint-Point fa il manifesto della lussuria, ecc. Nel dadaismo, invece, la donna sarà spesso raffigurata come machina Francis Picabia pubblica il libro “La figlia nata senza madre”, ovvero la macchina, che si presta passivamente alle fantasie dell’uomo. Sue sono infatti le rappresentazioni della donna come candela e lampadina, con parole come divorzio e flirt, negli anni delle suffragette e della “nuova donna” tedesca. Man Ray fa rappresentazioni dell’uomo e della donna come sbatti- uova; Duchamp si veste e si inventa un alter-ego, o realizza il pisciatoio descritto come una madonna contemporanea. Di Duchamp ci sarà anche una miniatura de suo grande vetro, allegoria dell’amore e delle relazioni sessuale, in cui dirà che la donna è in alto ed in cima alla gerarchia relazionale. Poi ci saranno varie figure meno conosciute. Ci saranno i surrealisti, tra cui 50 collage originali de ‘La donna 100 teste’ di Ernst, che si apre con l’immacolata concezione. Poi due opere di Dalì, una per grandi e piccini e una più zozza. Ci sarà il femminismo anni ’60 e ’70.
Lo spazio domestico come territorio di scontro sarà uno dei capitoli della mostra, con la Accardi, Yoko Ono ed altre artiste. Sherrie Levine, Lee Lozano e Elaine Sturtevant replicano invece oggetti creati dai colleghi maschi, in una continua messa in crisi dell’autorità maschile. Poi c’è la Kruger, gli anni ’90 col post femminismo, Sarah Lucas, Marlene Dumas. Si passa poi al tema del post- umano, quando i limiti tradizionali della biologia sono reinventati. E si anno così Nathalie Djurberg, Robert Gober, ecc. Saranno esposte le foto che nel 1968 trasformano la concezione generativa della modernità: le immagini che ispireranno Kubrick per ‘2001 Odissea nello spazio’, ovvero le prime immagini dell’interno di un utero”.
Oltre ai nomi citati da Gioni, saranno esposti molti altri artisti, per la cui lista completa si consulti il sito di Palazzo Reale.
Marco Arrigoni
La mostra La Grande Madre sarà accompagnata da un catalogo a cura di Massimiliano Gioni, pubblicato in due lingue, italiano e inglese. Il volume raccoglierà più di trecento immagini a colori che illustreranno testi monografici e approfondimenti su tutti gli artisti presenti in mostra e una raccolta di saggi e testi critici inediti, commissionati per l’occasione a Marco Belpoliti, Barbara Casavecchia, Whitney Chadwick, Massimiliano Gioni, Ruth Hemus, Raffaella Perna, Lucia Re, Pietro Rigolo, Adrien Sina, Guido Tintori, Calvin Tomkins, Lea Vergine.