di Paolo Mastrolilli
Emma Sulkowicz ha finito il suo ultimo anno di università come lo aveva cominciato, portando un materasso sulle spalle. Così si è presentata alla cerimonia per la graduation, la laurea, alla Columbia University. Come mai una ragazza è andata con un materasso all’appuntamento più importante nell’anno accademico di questo prestigioso ateneo dell’Ivy League? Per denunciare il suo stupro, andato impunito secondo lei per la leggerezza dei suoi professori.
Emma sostiene che all’inizio dell’anno un compagno di studi, Paul Nungesser, l’ha violentata nel dormitorio dell’università. La Columbia ha fatto la propria inchiesta e lo ha scagionato, credendo alla sua versione di un rapporto consensuale. Anche la polizia ha accettato questa versione e non ci sono state conseguenze. Da quel momento in poi è cominciata la protesta di Emma, che per tutto l’ultimo anno di studi è andata in giro per il campus portandosi dietro il suo materasso. Lei ritiene che i leader dell’ateneo non abbiano preso sul serio la sua accusa, come accade in molte università americane, dove le violenze sessuali vengono nascoste o taciute.
Nungesser ha risposto facendo causa alla Columbia, accusata di aver consentito alla Sulkowicz di insultarlo e denigrarlo così tutto l’anno. Questa disputa ha generato un dibattito, con prese di posizioni da entrambe le parti: l’ultima è stata l’ambasciatrice americana all’Onu, Samantha Power, che tenendo un discorso per la graduation al Barnard College, la scuola femminile della Columbia, ha ricordato l’episodio come un esempio dei pregiudizi ancora esistenti verso le donne. L’anno accademico si è chiuso con Emma che prendeva la laurea insieme al suo materasso, ma la polemica nazionale sul tema degli stupri dimenticati è appena cominciata.
(La Stampa, 20 maggio 2015)