Uno straordinario e coinvolgente racconto a due voci. Madre e figlia si scoprono e si confrontano con altre e altri, tra episodi e immagini inedite, dalla metà degli anni ’60 ad oggi.
Da oggi nelle librerie “Mia madre femminista. Voci da una rivoluzione che continua” (Il Poligrafo 2015, pp. 250, ill., euro 20.00), curato da Marina Santini e Luciana Tavernini, con numerose testimonianze e immagini.
«Ma doveva proprio capitarmi una madre femminista?». A partire da questa provocazione, una madre decide di scrivere alla figlia una lettera per spiegare motivazioni, sentimenti e vicende che determinano il suo essere femminista. Si avvia così un dialogo, una scrittura in relazione che parte da sé e dalle esperienze di entrambe, aprendosi a esplorare i rapporti con altre e altri. Un percorso sorprendente che si snoda lungo i temi della parola, del corpo, dei luoghi e del lavoro, tra episodi e immagini inedite, che dalla metà degli anni ’60 ci accompagna fino ad oggi con aperture anche ad un passato lontano.
Alle due voci -madre e figlia-, come in una partitura musicale, si alternano fotografie e narrazioni di chi ha vissuto conflitti e fatiche, scoperte e gioie di ritrovarsi in una dimensione nuova.
Da questo racconto polifonico, dove la lingua mantiene la freschezza dell’oralità e la concretezza delle esperienze, l’incontro con il femminismo si mostra come una continua trasformazione di sé e del mondo.