Anna di Salvo
Il seminario pubblico organizzato dal Centro di ricerca Duoda dell’università di Barcellona il giorno 11-5-02, ha visto una intensa partecipazione di donne (e qualche uomo) provenienti da varie città della Spagna, per riflettere sulle pratiche di relazione messe in atto dalla politica delle donne in alcune parti del mondo, rivolte alla creazione della pace e della civile convivenza. Le tematiche che hanno suscitato maggiore interesse e intorno alle quali si è discusso a lungo, sono state: le modalità politiche intraprese per ostacolare il dilagare della mafia in Sicilia, i rapporti creati a scuola con studenti e insegnanti quali veicoli di conoscenza e scambio, il conflitto con gli uomini e i modi di affrontarlo per creare reali condizioni di pace. Proprio su quest’ultimo punto mi è stato richiesto di esplicitare in maniera più approfondita i passaggi attraversati dalla Città Felice di Catania per trasformare in una risorsa positiva i conflitti che si erano verificati con alcuni uomini durante i primi incontri promossi allo scopo di praticare un laboratorio (che abbiamo chiamato come la nostra stazione ferroviaria: Catania Centrale), che vedesse donne e uomini impegnate/i in relazioni politiche nella consapevolezza delle rispettive differenze. Malgrado ci avvicinassero alcune analisi sull’esistente e il desiderio condivso di volerci prendere cura della città e della Sicilia, donne e uomini incontravamo serie difficoltà di comunicazione e di scambio: le donne non riuscivamo a sopire e neanche a mentire sul risentimento provato per la distruttività maschile nei confronti dell’opera femminile e del mondo, e ci trovavamo disorientate dinanzi all’incapacità degli uomini di partire da sé e non dalle teorie per una comprensione più profonda delle cose. Dal canto loro gli uomini, pur individuando nella pratica delle relazioni e nelle elaborazioni femminili una modalità politica costruttiva, esprimevano tuttavia il disagio di misurarsi con donne che mettevano loro soggezione, delle quali non capivano ancora bene cosa volessero da loro e che si esprimevano con un linguaggio originale e pratiche poco usuali nell’assenza di supporti teorici assoluti e finalità ben definite. Visto come stavano andando le cose, abbiamo deciso di alzare il livello di quegli incontri, mettendo da parte, come passaggio interiore nostro di donne, il risentimento nei confronti del maschile: questo ha reso costruttive le relazioni, gli incontri, i dialoghi e gli scambi anche oltre le riunioni generali. Le riunioni sono divenute più distese e fiduciose, la comunicazione è risultata fluida, la voglia di conoscerci è aumentata così come la condivisione di quello di cui “l’altro” si occupava anche in altri luoghi insieme ad altre donne e uomini. Questo ha permesso di cominciare a confliggere a partire dalle differenze concrete, e non dalle impossibilità immaginarie.
Il seminario di Barcellona ha trovato la sua giusta, bellissima conclusione con la presentazione dell’opera multimediale di Elena Del Rivero, l’artista spagnola che vive a New York: narrando con video, foto, diapositive e parole il suo ultimo anno di attività creativa sconvolto dal crollo delle torri gemelle, che ha danneggiato notevolmente anche la sua casa-studio. ha mostrato la capacità simbolica dell’artista di orientare l’espressività dell’arte verso la traduzione positiva delle cose e verso il reale senso della vita anche in presenza dell’orrore e della devastazione.