di Valentina Santarpia
Per la prima volta in Italia si è stabilito che due compagne possono adottare ciascuna la bambina della partner. Le piccole, di 4 e 8 anni, nate in Danimarca con l’inseminazione artificiale, avranno il doppio cognome ma non saranno sorelle
Il tribunale per i minorenni di Roma ha riconosciuto l’adozione «incrociata» a una coppia di donne. È il primo caso in Italia, secondo quanto rendono noto Famiglie Arcobaleno e Rete Lenford. Le bambine, di 4 e 8 anni, sono nate dalle due compagne grazie all’ inseminazione artificiale praticata in Danimarca. Il giudice ha riconosciuto il diritto delle due mamme ad adottare la figlia dell’altra, facendo riferimento alle cosiddette «adozioni in casi particolari». Le bambine avranno il doppio cognome ma per la legge non saranno sorelle. «Il Tribunale dei minorenni di Roma non si è sostituito al legislatore, ma ha applicato una legge che già applicava dall’84», ha commentato il presidente del Tribunale dei Minorenni di Roma, Melita Cavallo.
IL GENITORE BIOLOGICO E IL GENITORE SOCIALE
Con la sentenza il tribunale ha accolto due ricorsi proposti dall’avvocata Francesca Quarato, socia di Rete Lenford e componente del gruppo legale di Famiglie Arcobaleno. «Questo provvedimento, che resta nella scia di altre sentenze, ha una peculiarità rispetto alle precedenti – spiega la legale – Le bambine in favore delle quali è stata riconosciuta l’adozione sono nate ciascuna da una delle due donne della coppia. In questo modo ognuna ha un genitore biologico e un genitore sociale, entrambi con piena e pari capacità e responsabilità genitoriale».
IL PRIMO INTERESSE È QUELLO DELLE MINORI
Anche in questo caso, il tribunale ha cercato di concentrarsi sull’«interesse delle minori a vedere riconosciuto e tutelato il rapporto genitoriale che ciascuna ha con la madre sociale, rapporto che dunque si affianca, senza sostituirlo, a quello con la madre biologica, arricchendo la sfera delle relazioni delle bambine». L’adozione incrociata accordata a ciascuna partner della coppia rispetto alla figlia biologica dell’altra assume, dunque, «un significato particolare – sottolinea Quarato – valorizzando l’intreccio dei rapporti genitoriali e dei legami familiari biologici e sociali con un riconoscimento giuridico». Ed è per questo che il giudice ha stabilito che le bambine abbiano lo stesso cognome comune.
IL CONCETTO DI «ADOZIONE PARTICOLARE»
Maria Grazia Sangalli, presidente di Rete Lenford, e Marilena Grassadonia, presidente di Famiglie Arcobaleno, sono estremamente soddisfatte della sentenza. «In mancanza di una normativa sull’adozione da parte delle coppie formate da persone dello stesso sesso – chiarisce Sangalli – il percorso per giungere all’adozione da parte di queste coppie è possibile solo interpretando la normativa in vigore in senso ampio ed evolutivo. In ogni caso, la forma di adozione oggetto di tali sentenze, rimane quella ex art. 44 lettera d ovvero la cosiddetta “adozione in casi particolari”, che conferisce al minore minori garanzie rispetto al riconoscimento di una genitorialità piena e legittimante. In questo caso le minori non acquisteranno la parentela con le famiglie delle adottanti e non saranno sorelle tra di loro. Purtroppo il legislatore non contribuisce all’opera di adeguamento delle corti al diritto vivente con l’emanare norme che tengano conto della realtà, come è successo recentemente in Senato con lo stralcio dell’articolo 5 che si limitava ad estendere alle coppie dello stesso sesso la possibilità di adottare il figlio del partner». «Bisognerebbe semplicemente guardare il mondo con gli occhi dei bambini per capire che tutelarli nei loro affetti è l’unica strada da percorrere per garantire loro una vita più serena», aggiunge Grassadonia.
LE REAZIONI
«L’adozione in casi particolari – spiega l’avvocato Gian Ettore Gassani, presidente dell’Associazione dei matrimonialisti italiani – avviene quando si dimostra che tra l’adottante e il minore adottato esiste un rapporto significativo e duraturo suscettibile di tutela tanto da giustificare una adozione»: quindi, secondo Gassani, quello del Tribunale dei minorenni di Roma è un «provvedimento storico, senza precedenti», che «dimostra che ciò che non riesce a fare il legislatore viene realizzato dai Tribunali». Critico invece il portavoce di Generazione Famiglia e membro del comitato promotore del Family day, Filippo Savarese, che parla di «sentenza sovversiva»: «Non esiste una legge in Italia che permetta quello che, oggi, ha riconosciuto a Roma il tribunale per i minorenni, snaturando la legge sulle adozioni come ammesso dagli stessi ricorrenti. Che parlano di interpretazione evolutiva». «Ci appelliamo alla Corte di Cassazione perché ristabilisca su questo tema lo stato di diritto» conclude Savarese. Dura anche Giorgia Meloni, Fratelli d’Italia: «Ormai i tribunali decidono al posto della politica, dobbiamo inserire in Costituzione il diritto del bambino di avere padre e madre». Anche Eugenia Roccella, parlamentare di Idea, boccia l’iniziativa: «Lo stralcio della stepchild adoption, come si vede, è stata un’operazione puramente estetica, un alibi per far passare una legge pessima, che apre la strada a utero in affitto e adozioni gay». Di segno opposto la reazione diSergio Lo Giudice, senatore Pd: «Il Parlamento non ce l’ha fatta in sede di trattazione delle unioni civili, ma le corti continueranno ad intervenire per garantire il supremo interesse del minore a vedersi riconosciuto il legame affettivo con i genitori dello stesso sesso».
LA POLEMICA SULLE ADOZIONI
Il caso dell’adozione incrociata giunge dopo la polemica sull’annuncio dell’ex governatore della Puglia Nichi Vendola, il cui compagno ha avuto un figlio grazie all’inseminazione artificiale di una donna negli Stati Uniti: anche Beppe Grillo è intervenuto sul caso con una lettera al Corriere della sera. La legge sulle unioni civili, approvata la scorsa settimana al Senato e ora in attesa di arrivare all’esame della Camera, non consente la stepchild adoption (come invece prevedeva il testo originario), cioè l’adozione del figlio di partner, ma lascia aperta per i giudici la possibilità di continuare a decidere nel merito caso per caso.Il presidente del tribunale dei minorenni, Melita Cavallo, parla di «confusione» dopo lo stralcio della stepchild adoption. «È molto importante che la riforma sulle unioni civili sia passata, la paragono – dice – alla riforma sul diritto di famiglia del ‘75». Ora per il presidente sarà «importante il verdetto della Cassazione sul primo caso del luglio 2014. La realtà sociale evolve continuamente e il nostro legislatore è molto lento». Tanto è vero che «in due anni sono state già una quindicina le sentenze del Tribunale di Roma, in tema di adozioni per coppie gay». Ma il Pd prende tempo sulla riforma della legge sulle adozioni: la commissione Giustizia ha avviato una indagine conoscitiva sul tema, che prevede audizioni di esperti in materia nonché dei ministri competenti. Per ora è stato fissato il termine del 15 aprile, ma dalla maggioranza non si esclude una ulteriore dilazione dei tempi.
(Corriere della Sera, 1 mar 2016)