La nomina è di quelle a dir poco clamorose: Riccardo Petrella, professore all’università belga di Lovanio e presidente del Contratto mondiale dell’acqua, è il nuovo presidente dell’Acquedotto pugliese. Ad annunciare la sua nomina è stato ieri il presidente della regione Nichi Vendola, che ha spiegato come Petrella «è attualmente una delle autorità mondiali per quanto riguarda la cultura dell’acqua e la difesa del bene pubblico». La sua nomina segna una netta inversione di tendenza anche rispetto a quelle regioni governate dal centrosinistra che avevano affidato la gestione dei servizi idrici a società miste pubblico-private: Petrella è infatti il massimo teorico della ripubblicizzazione. «Sarà un acquedotto pubblico che ha l’ambizione di ridefinire una grande missione, non soltanto produttiva ma politico-culturale. Io vorrei un acquedotto che fosse un punto di riferimento mondiale per la partita del millennio, che è quella della difesa del diritto universale all’acqua e del bene comune dell’acqua», ha detto Vendola, per il quale l’Acquedotto «proverà a ricostruire un grande progetto economico e commerciale soprattutto in relazione con i paesi del Mediterraneo». Il presidente della Puglia ha poi aggiunto che «è finita l’ubriacatura ideologica per le privatizzazioni», dunque il carattere pubblico dell’acqua non si mette in discussione. L’altro ieri era invece toccato alla Campania rimettere in discussione la privatizzazione del più grando Ato d’Italia, quello che gestisce i servizi idrici di Napoli-Caserta. Dopo mesi di battaglie, i comitati civici guidati da Alex Zanotelli sono riusciti a far cambiare idea alla regione e ai sindaci del comprensorio, e la gara d’appalto è stata sospesa. Mentre in Toscana la proposta di legge di iniziativa popolare promossa dai movimenti, che recepisce i principi messi a punto dal Contratto mondiale dell’acqua, ha superato le 30 mila firme. Anche l’Abruzzo e Torino hanno bloccato le privatizzazioni, e sulla stessa strada sono anche le Marche.
30 Giugno 2005
il manifesto