La quarta vetrina
Artiste contemporanee raccontano la loro relazione con l’arte, i libri, le donne, i pensieri.
A cura di Francesca Pasini.
In vetrina, dal 13 giugno al 10 luglio, En plein air di Eugenia Vanni.
Dopo la visita della vetrina dall’esterno e dall’interno, il 13 giugno ci sarà l’incontro con l’artista e la curatrice, e alla fine, la cena della cucina di Estia (la conferma è gradita).
Accompagna l’installazione di En plein air una grafica in 10 esemplari, realizzata per La Quarta Vetrina.
Eugenia Vanni conosce a fondo la pittura, la pratica da anni facendo competere la luce dei colori con gli abbagli del sole, delle lampade da discoteca, dei fari delle macchine, delle motociclette. Vedendo i suoi dipinti viene in mente Turner, ma anche Munch. Come quest’ultimo, espone spesso i suoi dipinti all’aperto in modo da rendere visibile la temperatura del giorno e della notte che si intreccia ai colori.
Eugenia Vanni è una motociclista: tre anni fa ha esposto un quadro in mezzo alla pista di atterraggio privata della Filanda, in Toscana. Durante la notte, ha caricato sul sedile posteriore un visitatore per volta ed è corsa incontro al quadro. Arrivata davanti, i fari hanno reso incandescente quel dipinto che sotto il sole sembrava quieto e dilatato.
Il focus della sua ricerca sta nel mettere in relazione le luci del quotidiano e la superficie del dipinto, non si tratta di fermare la luce del paesaggio in un determinato momento, ma di rendere il quadro così mobile da far brillare il paesaggio attraverso la propria luce. Questo è il suo concetto di En plein air. “Noi siamo i soggetti illuminati dalla pittura e non i soggetti della pittura”. “Nella relazione soggetti-oggetti, prosegue Vanni, la superficie della pittura influenza le luci e non il contrario, contemporaneamente subisce la superficie esterna, quindi siamo infinitamente en plein air”.
Per la quarta vetrina ha creato un dipinto su tela cotone esattamente speculare tra interno- esterno. Tra la trasparenza della tela nuda e la luce della zona dipinta si crea un continuo andirivieni tra chi illumina chi. Una metafora dinamica dell’influenza sulla soggettività delle cose che vediamo. Alla fine, è sul reciproco riflesso tra il dentro e il fuori che si gioca il pensiero, l’amore, la sfida di uomini e donne. Pensarsi infinitamente en plein air è la corsa che non solo atleti e atlete devono correre.