di Rosaria Guacci
“Enciclopedia delle donne – Aggiornamento”, appena uscito in libreria per Einaudi, non è un estratto della “Grande enciclopedia della donna” pubblicata a fascicoli dal 1962 al 1966 dai Fratelli Fabbri editori, ma un romanzo che l’autrice ha voluto ‘politicamente scorretto’ per liberare il corpo dallo scandalo che esso comporta. Già il sottotitolo o il semi- titolo, “Aggiornamento”, ci dice l’intenzione programmatica di chi scrive, il suo ‘statement. Dopo i veramente belli “Tempo di imparare”, “Lo spazio bianco” e soprattutto ” Troppa importanza all’amore” del 2015, per contenuto più vicino a questo di nuova pubblicazione, lei si batte per la legittimità della sua idea personalissima di cosa sia il desiderio sessuale. E lo fa con un linguaggio esplicito di grande crudezza. “Il mio nuovo romanzo è un’educazione sessuale e anche una risposta femminile a tanta letteratura erotica maschile di questi anni, come ‘La separazione del maschio’ di Francesco Piccolo o ‘Candore’ di Mario Desiati.
Amanda, la protagonista del romanzo, una docente di architettura, ha cinquant’anni e non le piacciono i toy boy. È libera, è una donna che sceglie. Non ha inibizioni, dà fuoco a qualsiasi stereotipo possa essere appiccicato a una donna. Ma è un’ antiborghese, non una fricchettona. Il suo rapporto con il sesso diventa rivoluzionario perché le fa attraversare il mondo con libertà. Una conquista che passa prima per la mente, poi per il corpo.” Così racconta
Valeria Parrella in un’ intervista su Repubblica – Napoli. E via via argomenta. Ma la questione che a me sta a cuore è perché mi sia così interessato favorire la presentazione di questo romanzo, preso a scatola chiusa, alla Libreria delle donne di Milano. E perché Parrella e insieme Chiara Valerio, altra autrice della stessa generazione e di uguale, buona fama letteraria, a sostegno dell’amica abbiano chiesto di avere un preciso confronto sul testo con Luisa Muraro. Che come in molti sappiamo è filosofa, di chiara fama, della differenza sessuale, autrice di un testo non prescindibile come “L’ordine simbolico della madre”, e raramente disposta a parlare di letteratura se non quando lo decida lei. A lettura ultimata del romanzo, mi pare di poter ipotizzare che Muraro sia stata convocata come autorità in vita fra le tante ‘auctoritates’ letterarie che il libro riporta a sostegno della tesi della scrivente: da Platone col suo “Simposio” a Levi Strauss, da Henry Miller al Marchese de Sade, da Bernardo di Cluny coi suoi “nuda nomina” a Umberto Eco dello “Stat rosa pristina nomine” da cui ha preso il titolo il suo ” Nome della rosa” (però c’è anche un pornodivo famoso per la (centi)metratura del suo organo.) C’è soprattutto, in un capitolo nodale, la Carla Lonzi di “Sputiamo su Hegel. La donna clitoridea e la donna vaginale e altri scritti” del 1978, con il successivo e crescente fino ai nostri giorni ‘buono’ scandalo, per più versi produttivo, che senz’altro Parrella si augura per sé. Altra domanda, non so quanto consapevole, che a mio parere verrebbe sottoposta a Muraro è quella sulla misura politica, sul peso specifico di quanto scritto nel romanzo. Come il soldato che ai tempi in cui gli oracoli padroneggiavano le vite andò a consultare la Sibilla Cumana – ricordate L'”Ibis redibis non perieris in bello”? – noi lettrici e lei scrittrice siamo ancora ben consapevoli di trovarci all’interno di una guerra dei sessi tutta da interrogare. In una pagina dell’ “Enciclopedia” si parla appunto del” riposo del guerriero”, termine messo in uso in alcune sue pagine da Simone de Beauvoir per definire il riposo (l’afflosciarsi?) maschile post-coitale. A protagonismo sessuale invertito, visto che qui a venir meno dopo il piacere è Amanda, alter ego dell’autrice. Ai tempi del responso della Sibilla (riportato, per chi ne sia incuriosito e in tema con le citazioni del testo, dal Chronicum sull’origine del mondo di un monaco del 1200) il destino del milite questuante era appeso a una virgola (bel calembour, questo che ormai tutti grazie al diffondersi del latinorum siamo in grado di capire, e a prova di colpo apoplettico: “Non tornerai, morirai”. Oppure: ‘”Tornerai, non morirai”). Come allora anche oggi il destino di chi scrive sta in buona parte appeso alla letteratura. E/o alla politica delle donne che alcune mettono in cima ai propri progetti: se ho visto bene e bene inteso, la domanda di Valeria Parrella è degna di rispetto. Tornando ai nuda nomina, cioè al romanzo in sé e al suo contenuto, non è strano che la sfera sessuale entri in maniera così esplicita nella letteratura contemporanea. C’è in molte, molti che scrivono la ricerca di un linguaggio potente e sovversivo. Sovversivo nel senso che a volte è l’unico mezzo per rivelare che la vera oscenità sta altrove, al di là della facciata di certi sentimenti o modelli convenzionali, prestabiliti, ostentati. E c’è, insieme, la fantasia, come scrive in un suo saggio sulla pornografia Ballard, di “fare del corpo umano una macchina ideale, che può essere manipolata per ottenere il massimo delle sensazioni”. Un corpo che, come nelle opere di de Sade, vuole essere rappresentato con una modalità di pensiero e di rappresentazione concrete, refrattarie alla metafora e alla simbolizzazione, in cui temi ripetitivi fino all’ossessività trovino una loro sistemazione, anzi sistematizzazione. L'”Enciclopedia della donna- Aggiornamento” ha un’ orchestrazione fredda, non è un’opera composta di getto ed è attraversata anche da un’ironia graffiante. Una partita a scacchi con mosse previste fin dall’inizio, come sa chi vuol vincere la partita e come recita appunto uno dei capitoli meglio riusciti (“Matto del barbiere”). Quello di Amanda e di Parrella è un no preciso alla seduzione, che in genere predilige la dissimulazione, mentre un rapporto sessuale nudo e crudo, nella sua descrizione, (“est rosa pristina nomine, nomina nuda tenemus”, titolo già citato, in due spezzoni, di un altro bel capitolo del libro) potrebbe essere invece vicino all”‘iperrealismo” (“tutto è troppo vicino, troppo vero” – e qui seguo la lezione del Baudrillard di “Della seduzione” come in tutti i successivi virgolettati). Potremmo dire che Amanda, la protagonista, si conferma come soggetto pur avvicinandosi estremamente all’oggetto: la descrizione della sua ricerca del piacere, in alcuni passaggi del testo, rischia la stereotipia con cui viene rappresentato assai spesso il desiderio maschile .
Nelle descrizioni di Parrella siamo lontano dall’oscenità e dalla pornografia. A tenerla lontana è il fatto che l’oscenità “brucia e consuma il proprio oggetto di trasgressione, di provocazione, di perversione” mentre la pornografia, a sua volta, in un certo senso “neutralizza l’oscenità”, “ne è la “sintesi artificiale”. Del sesso la pornografia è “il festival” e non la festa. Parrella con la sua messa in scena totale del corpo vuole la festa.
(www.libreriadelledonne.it, 28 aprile 2017)