di Giordana Masotto
Più passano i minuti più le rughe di Shirley MacLaine si prendono beatamente lo schermo. Sono la forma ultima di un desiderio di esserci che non ha mai accettato limiti. Insieme al caschetto di capelli impeccabili, alla borsa, ai pigiami di seta, ai ciglioni e allo sguardo vivissimo, alla parola imperiosa, alla solitudine confortevole. È vero, lo vediamo anche tra di noi: a volte la determinazione a non tradire se stesse ha qualcosa di feroce, la competenza si irrigidisce nel perfezionismo, a volte la forza, invecchiando, distilla un po’ di antipatia, ma dai, possiamo sopportarlo.
Se siete curiose di vedere come ciò che noi chiamiamo autorità e genealogia femminile possano lievitare nella ricetta della commedia hollywoodiana classica, questo film è perfetto: vi alleggerisce e vi emoziona. Vedrete come si intrecciano le vite dell’anziana giunta al termine di tutto, della giovane donna che corre il rischio di non osare i propri talenti, della bambina creativa teppistella. Le donne sono il centro e la forza può trasmettersi. E allora ben venga la professionalità di Hollywood quando riesce a mettere insieme e trasfigurare i molti femminismi, di moda e non, del panorama statunitense, il protagonismo e l’autonomia delle donne. Con un paio di chicche divertenti: contro la medicalizzazione della vita (si può essere perfezioniste senza essere per questo affette da “sindrome ossessivo-compulsiva”) e contro il senso di colpa materno. Da gustare in leggerezza: anche questo è Hollywood bellezza!
(Via Dogana 3, 8 maggio 2017)