lettera di Eugenia Bonetti
Caro direttore,
vorrei far giungere a lei, ai suoi colleghi e a tutti gli amici lettori di “Avvenire” una breve riflessione che ho elaborato in questi giorni circa un recente, drammatico avvenimento che come donna mi ha fatto riflettere molto, ma mi ha anche indignata. Scrivo di getto e quasi di corsa, e perciò chiedo perdono per la forma di questo scritto. Ma temo che le mie parole, altrimenti, diventino troppo vecchie.
Mi ha molto colpito come su giornali e tv si sono succedute notizie e informazioni, e si sono accumulati commenti, sullo stupro di branco compiuto a Rimini, dove la notte del 25 agosto una coppia di fidanzati polacchi e una persona transessuale sono stati rapinati e violentati sulla spiaggia della famosa località turistica. Ciò che mi ha maggiormente ferita e indignata è stato il fatto che nelle ultime cinque trasmissioni del telegiornale delle ore 20 il caso e i suoi sviluppi sono stati la prima notizia. Ogni volta, per oltre cinque minuti d’orologio, in tantissimi abbiamo visto ripetersi scene, luoghi, persone e altri dettagli di quel vergognoso stupro di branco, a cominciare dal fatto che gli stupratori erano tutti stranieri e alcuni di loro persino minorenni. Se si voleva far passare ai telespettatori un messaggio orientato alla paura del diverso, dello straniero, del rifugiato, temo che ci sia proprio riusciti. Se si voleva far aprire gli occhi sulle violenze sessuali che accadono ogni notte (e non solo di notte) anche nella nostra Italia, si è mancato gravemente l’obiettivo.
Ieri sera, insomma, dopo l’ennesimo, lungo servizio televisivo, sono stata travolta da un’onda di delusione e di amarezza e da un senso di ribellione. È stato davvero doloroso e insopportabile constatare quanta povertà e superficialità è stata messa in campo dai mezzi di comunicazione, e in più di un caso quale volontà di indottrinamento. E ho incominciato a fare paragoni tra quel terribile e straordinario misfatto e i tanti invece ordinari e altrettanto terribili misfatti che ogni notte avvengono sulle nostre strade con ragazzine straniere che subiscono stupri “a pagamento” da “clienti”, magari benpensanti, ai quali nessuno sta chiedendo conto delle loro azioni… Come mai questo non fa mai notizia e non suscita scalpore? Come mai anche noi italiani, e soprattutto noi donne, non ci scomponiamo affatto nel vedere le tante ragazzine, anche minorenni, che ogni notte vengono comprate e vendute, schiavizzate e violentate da cinici sfruttatori e da migliaia e migliaia di “clienti”? Chi pensa a loro? Chi si preoccupa di denunciare le migliaia di stupri sistematici e organizzati che avvengono nelle nostre città, non lontano dalle nostre case, nell’indifferenza di chi vede e passa oltre, proprio come nella parabola del buon samaritano?
Sono una suora della Consolata, e nella mia lunga vita missionaria, esattamente dal 1993, dopo 24 anni di servizio in Kenya, mi sono trovata a vivere una nuova forma di missione nel mio stesso Paese, così spesso per la sua grande storia definito “cristiano” e “cattolico”, a contatto con migliaia di ragazzine straniere, particolarmente nigeriane che vengono costrette a mettere in vendita il loro giovane corpo per soddisfare l’ingordigia di soldi dei trafficanti e le voglie e la povertà morale di “clienti” in stragrande maggioranza italiani, e al 90% battezzati, molte volte con moglie e figli. Quali valori si vivono e si propongono, oggi, in questa nostra società che consuma tutto, e tutto, anche le donne, riduce all’usa e getta?
Ricordo, caro direttore, una ragazzina assai minuta di 19 anni che un giorno, parlandomi della sua storia, mi disse: «Sister, ma tu sai che in una notte io ho avuto 13 clienti…». Ne fui scossa e le chiesi come fosse stato possibile. Lei mi rispose: «Ero richiesta e usata perché ero molto piccola e giovane e ai clienti piacciono le minorenni…».
Già, perché si spera che le persone più giovani non abbiano e non trasmettano malattie sessuali… Già, anche se quelle ragazzine potrebbero benissimo essere le figlie di tanti di loro… Che squallore! In una notte, quella giovanissima, piccola donna ha subìto 13 stupri, e chi se ne è accorto? Chi ha denunciato tale crimine? Chi ha visto il “branco” in azione e l’ha fermato, chi ha portato il misfatto sulle prime pagine dei giornali e nei titoli di testa dei tg? Il mio augurio, caro direttore, a chi opera nei mezzi di comunicazione è che possa lavorare per far emergere sempre e solo il coraggio della verità.
(Avvenire, 7 settembre 2017)
La rivista Internazionale oggi in edicola (8/14 settembre 2017, n. 1221) ha come storia di copertina «La tratta delle ragazze nigeriane in Italia. L’inganno, il viaggio disperato, le violenze sessuali, i ricatti. Un’inchiesta del New Yorker sulle vittime dei trafficanti.»