Vita Cosentino
Dell’Africa si parla ogni tanto sui giornali, ma sempre con un senso di sconforto. Io ho trovato un altro modo di guardarla entrando in contatto con alcune donne del Burkina Faso.
Il Burkina, 10 milioni di abitanti, si trova a sud del Mali, nell’arido Sahel, ed è molto povero di beni materiali quanto ricco di amore per la cultura. Così me l’ha raccontato Serena Sartori, regista teatrale, che da 10 anni vi lavora. In pratica è ultimo o penultimo in tutti gli indici di sviluppo e la sua capitale Ouagadougou è la sede riconosciuta del Festival del cinema panafricano, negli anni dispari, e in quelli pari della Fiera dell’arte e dell’artigianato.
Grazie a Serena abbiamo ospitato alla Libreria delle donne di Milano Odile Sankara che con le sue compagne ha fondato nel ’92 l’associazione “Talents de femmes” per promuovere l’eccellenza femminile nella scrittura e nelle arti dello spettacolo. Odile è tornata nei giorni scorsi a Milano assieme Léontine Ouédraogo a ritirare il premio Grazia Zerman assegnato al loro “Progetto per sostenere la formazione letteraria delle ragazze delle scuole superiori”.
In Burkina l’amore della cultura agisce come risveglio politico che attraversa tutte le situazioni, le donne artiste come i contadini dei villaggi. Al suo inizio ci sono gli anni rivoluzionari del presidente Thomas Sankara (1983 – 1987), fratello maggiore di Odile per parte di padre, poi tragicamente ucciso e mai dimenticato.
In questo momento in Italia, in Francia, in altri paesi occidentali, c’è un notevole interesse attorno alla sua figura e al suo tentativo di democrazia diretta, soprattutto da parte di chi, in movimenti, in associazioni, come cani sciolti, sta cercando nuove forme della politica. C’è il rischio di guardare a lui e ai suoi meriti con gli occhi della nostalgia confermando forme già conosciute: una rivoluzione con un capo carismatico, un’organizzazione, un piano da attuare man mano. Questo rischia di oscurare il presente, per cui si finisce per pensare che oggi che non c’è più, non c’è niente e non si vede una “rivoluzione” che va avanti senza un capo e sta nel cuore della gente. Ma si può valorizzare in altro modo quel passato. Odile parlando di quegli anni dice: “Ci hanno lasciato cose importanti come l’apertura al mondo e l’avere fiducia in sé”.(Manifesto 28-12-02 ) E ugualmente Hamidou Ouedraogo di recente a Napoli, a ritirare il Premio Slow Food per la biodiversità: “La dinamica ci ha ispirato. Ora ciascuno sa che lo sviluppo del suo villaggio comincia da lui.” (Manifesto 11-11-03)
In questo paese c’è qualcosa di straordinario, che ci parla di una possibile politica oggi, se troviamo assieme parole per dirla, se vogliamo orientarci in politica, rimanendo fuori dagli schemi e dalle semplificazioni ideologiche.