La marcia su Roma del continente nero. Solidarietà capitale.Centomila in piazza
Cancellazione del debito, stop alla vendita delle armi, farmaci gratuiti, tutela dei diritti umani, aiuto allo sviluppo. Con questi impegni si è chiusa ieri la manifestazione “Italia-Africa” promossa dal Sindaco e dall’associazionismo. Un lungo corteo per disegnare il volto della nuova Europa
Geraldina Colotti
Si è conclusa ieri con un corteo da Piazza Barberini a Piazza del Popolo la manifestazione “Italia-Africa” organizzata dal Comune di Roma e dalle associazioni che, da inizio aprile, hanno promosso iniziative. Sotto un cielo piovoso che per tutto il percorso concederà inattese schiarite, sfila l’Africa per le strade di Roma. “Abbiamo trovato 100 miliardi di dollari per la lotta al terrorismo – ha detto il Sindaco – ne basterebbero 10 per combattere aids e povertà”. Il dramma dell’aids, Noerine Kaleeba, attivista ugandese dell’Organizzazione non governativa Actionaid International l’ha vissuto da vicino: “Mio marito – racconta – è morto di Aids. Vent’anni fa ha contratto il virus dopo una trasfusione di sangue infetto in un ospedale privo di attrezzature. Dopo, oltre al dolore ho vissuto l’ostracismo”. Da allora, Noerine ha deciso di impegnarsi “per fare prevenzione” nelle unità mobili dell’organizzazione: “Vado nei villaggi – dice – e parlo alle ragazze. Da noi hanno vita sessuale precoce, vanno informate subito, anche perché i loro tessuti giovani sono più vulnerabili”. Neanche la pioggia battente fino a mezz’ora prima ha messo in forse la manifestazione. A Piazza del Popolo saranno almeno 100.000. Questo spicchio di mondo venuto a dire che l’Africa è “un pezzo d’Europa” – un pezzo da accogliere e non da sfruttare – è un grande risultato. “Italia Africa, stesso cammino”. Le parole di chi vive con meno di un dollaro al giorno danno un volto alle cifre dell’esclusione. “Avete idea di quel che significhi stare tutto il giorno chino su un campo di cotone? Da noi sono pochissimi quelli che possono permettersi un trattore”, chiede François Traoré, del sindacato dei produttori di cotone in Burkina Faso, invitato da Crocevia. Giunto in Piazza in serata, il segretario Ds Fassino annuncerà di aver stipulato un accordo con una cooperativa del Burkina-Faso. Con un investimento di 600.000 euro verrà costruito un centro di assistenza per le donne vittime di mutilazioni genitali.
“Sono del Mozambico”, dice un immigrato. E sorride indicando un cartello: “I ricchi sempre più ricchi i poveri sempre più poveri”. E in una Piazza del Popolo gremita malgrado la pioggia, il presidente mozambicano Joaquim Alberto Chissano affermerà: “abbiamo una nuova coscienza del nostro destino, che cambierà perché il popolo africano lo vuole”, e chiederà ai governi europei di cancellare ogni debito dei paesi africani. “Il futuro dell’Africa è nero” recita il cartello di Amref, la fondazione africana per la medicina e la ricerca. “L’Africa deve fare come Sankara”, è la scritta che un uomo porta al collo. Poco distante, Mamadou regge una bandiera della Fiom. Ha 37 anni ed è senegalese. Lavora alla catena di montaggio in una fabbrica a Bassano del Grappa “Sono musulmano e sono qui per non sentirmi solo – dice – Il mondo ricco va avanti senza l’Africa e a forza di guerre. Dovete pensare a un tubo d’acqua che va verso una montagna. Noi ci troviamo in cima, il rubinetto sta sotto e quando viene chiuso non ci arriva neanche una goccia”. Dietro le numerose bandiere della Cisl volti d’Africa di ogni generazione. Abdel, Kadija, Abdellah hanno 12, 17 e 18 anni. Vengono dal Marocco e parlano con uno spiccato accento genovese “Siamo musulmani – dice Abdellah – a Lecco ci troviamo bene. Ma pensiamo anche a chi, in altri paesi soffre. La mamma è mediatrice culturale, ha conosciuto la Cisl e per questo ci siamo messi qui: per dire a Bush e a Berlusconi che se fanno le guerre ci rimette il mondo”. Interviene Abdel, il più piccolo: “Hanno detto che in Iraq c’erano armi e non era vero. Ma se volevano il petrolio, non potevano comprarlo con i dollari?” Nello spezzone del Wwf, Lorenzo, 14 anni, romano, dice di “condividere gli ideali della Sinistra giovanile”. E s’infervora contro “Bush e il suo lacchè Berlusconi”. Dietro lo striscione dell’Unicef, i bambini chiedono pace e solidarietà. Solidarietà concreta che si mette in rete, dall’Africa lontana a quella dietro casa. Come nella “campagna Sudan” illustrata da Riccardo Troisi del Punto Pace di Pax Christi e Rete Lilliput. Un progetto di “pacificazione dal basso”, chefornisce supporto alle associazioni in loco “Il successo di Italia-Africa – dice Troisi – è anche dovuto al Comitato cittadino della cooperazione decentrata, un luogo di scambio tra associazionismo nazionale e internazionale sui temi dell’ambiente, della povertà, della pace, che si è formato un anno fa e poi ha lavorato sul territorio”. Da quel lavoro, da Piazza del Popolo, dall’Hotel Africa che pone urgenze concrete, nasce ora la domanda su cosa fare dopo.