Gemma De Magistris
La pratica di relazione è una cosa semplicissima o terribilmente complicata? Un po’ me lo sono chiesta durante la redazione allargata di Via Dogana di domenica 14 marzo cui ho avuto la fortuna di partecipare, ma in realtà riguarda il mio quotidiano, il modo di interpretarlo e sentirlo sensato. E poiché nella mia vita una parte forte è occupata per scelta libera e perfino gioiosa, nonostante i tempi duri, dal lavoro che faccio cioè l’insegnante (e non stupisca l’accostamento insegnante e gioioso), la relazione messa in concreto è preziosissima e molto più rara di quanto si potrebbe credere. E cedo allora alla tentazione di raccontare una cosina che avvalora il mio solito “a scuola succede anche questo”.
Uscita didattica: proiezione nell’ambito del festival del cinema africano.
Preparazione classe e burocrazia, ma per un inconveniente tecnico non posso accompagnare io la classe che pure sta lavorando con me in un percorso. Mi rivolgo un po’ imbarazzata a una collega, ma con una ambizione: non voglio che mi sostituisca perché non posso esserci e basta, voglio invece capire se questa occasione può diventare punto di partenza per una relazione personale ed educativa che entri nel vivo della didattica. […] In cambio di questo lavoro si può anche guadagnare e la collega che ha preso il mio posto, infatti, mi scrive: “Stasera voglio ringraziarti per aver pensato a me per accompagnare la nostra classe… è stato un regalo, forse addirittura qualcosa di cui avevo bisogno! Il film, l’ambiente, il tema proposto, il piccolo dibattito successivo con il protagonista della storia, la mattinata trascorsa a cercare di capire, di leggere una realtà, di ricevere dei messaggi…”
Dunque relazioni doppiamente in pratica: noi due colleghe e noi due colleghe insieme con la/le nostre classi.
Cara Clara anche questa piccola cosa può avere il senso di una relazione che si fa pratica? È possibile utilizzare questo dire per me più difficile, quando dalla pratica di relazione parte il movimento? Perché di questo si tratta. Di spostarsi restando nello stesso luogo ma agendo in altra maniera.