di Antonietta Lelario
L’8 marzo mattina a Foggia è stato molto bello. L’auditorium della Biblioteca provinciale si è riempito di bambine e bambini accompagnati da genitori, insegnanti, bibliotecari, come la responsabile della biblioteca ragazzi Milena Tancredi, per leggere le loro lettere al sindaco di Foggia, proponendo nomi di donne per le vie e le piazze della città. Oltre alle proposte sono stati proiettati anche dei video che documentavano il lavoro didattico che ha coinvolto più di 450 alunni di scuola primaria e media. E per il sindaco c’era ad ascoltare e a raccogliere lo stimolo, l’assessora alla Cultura del Comune dottoressa Paola Giuliani.
Nell’atrio della biblioteca una mostra di disegni e piccole istallazioni rendeva visibile la ricerca svolta nelle classi sulla “città a misura di bambino/a e cioè di tutti” con un linguaggio ricco, plurale che sa alternare la parola, il colore, il disegno, il bianco e nero, il collage, il plastico, come sanno fare solo nelle scuole primarie in questo caso le insegnanti della scuola primaria San Giovanni Bosco e degli Istituti Comprensivi De Amicis-Pio XII e Parisi-De Santis.
All’origine del lavoro a scuola c’è stato il desiderio di utilizzare un libro, “Una strada per Rita”, edito da Matildaeditrice, in cui l’autrice, Maria Grazia Anatra, racconta di una bambina appunto che scopre, facendo una ricerca per la scuola, che la sua città ha pochi nomi di donne e, incoraggiata dalla nonna, decide di scrivere una lettera al suo sindaco per porre rimedio a questa ingiustizia. Il libro è impreziosito dai disegni di Viola Gesmundo che sa far rivivere l’irriverenza della bambina e la libertà del suo sguardo. Per questo le immagini spesso escono dai margini, sulla testa della nonna è acciambellato un gatto, le cose usuali vengono capovolte, in primo piano appare il vento che scompiglia capelli e cappelli e il movimento la fa da padrone. La bambina rappresentata anche di spalle appare autrice della ricerca e spettatrice, sempre di corsa, ma anche capace di fermarsi e di sognare. Il pregio del libro è quindi nel suo invitare ad un esercizio di sguardo capace di vedere gli aspetti nascosti della città e a fare di ciò che manca il motore del desiderio. Così è stato per i bambini e le bambine a cui il libro è stato proposto, che subito, in modo naturale, si sono mossi per le strade cercando la verità che il libro raccontava e, verificandola, hanno voluto seguire le orme del personaggio fino in fondo in un gioco che è poi l’eterno gioco fra rappresentazione e vita. In questa capacità di rimanere vicino a ciò che è naturale sta la grandezza delle maestre, in genere di tutte docenti. Mi diceva infatti la maestra Donata Glori: «Non avrei dato seguito al progetto se non avessi sentito, quando ho messo il libro nelle loro mani, che i e le bambine si entusiasmavano e che il percorso rispondeva al loro desiderio, la sentivano come una cosa giusta per sé».
È stato bello che il libro portasse a scoprire quante donne interessanti ci sono nella storia di Foggia e come queste fossero rintracciabili grazie al lavoro di chi ne ha conservato la memoria, come per esempio il circolo la Merlettaia ha fatto con Liliana Rossi. Molte io non le conoscevo e mi sono felicemente incuriosita. Infatti le figure femminili che i bambini e le bambine hanno scelto di approfondire e a cui vorrebbero fossero intitolati luoghi significativi della città sono:
Filomena Cicchetti che organizzò la protesta contro l’aumento del pane
Ester Dolci De Pilato, scrittrice di libri per l’infanzia e per i ragazzi
Dora Gatta, cantante lirica
Maria Marcone, insegnate, scrittrice, impegnata sui temi della cultura e della giustizia
Luisa Panniello, prima e unica regina del grano
Liliana Rossi, musicista, impegnata politicamente e nel sociale
Amelia Rabbaglietti, poetessa dialettale e ricercatrice di tradizioni foggiane
Esterina Zuccarone, montatrice di film
È stato bello che il femminismo acquistasse corpo e senso per tanti e tante bambine nella ri-conoscenza per le donne che ci hanno preceduto.
Quindi grazie, care maestre, per la forza che avete saputo prendervi e avete saputo darci.
L’Attacco, 11 marzo 2018