Jacinta Kerketta è una giovane donna originaria del Jharkhand, appartenente a un gruppo tribale – in hindi ādivāsī. Nel suo libro Angor. Braci (Miraggi edizioni 2018) la rabbia delle popolazioni indigene diventa poesia di dolore e speranza e racconta storie di sfollamenti, violenza, fame, dighe, guerriglia maoista, corruzione e apatia di chi dovrebbe governare. Dai versi emerge risoluto il punto di vista femminile, che fa del legame con le altre donne e con l’origine, sia come madre sia come natura, la chiave per leggere le potenzialità delle popolazioni ādivāsī, minacciate dalle politiche di sviluppo del governo nazionalista hindu di Modi. Quale ecologia promuovere? Per la libertà femminile come muoversi tra identità e soggettività? Quali spazi esistono per il rafforzamento di soggettività capaci di aprire varchi nell’ordine dominante? Ha senso pensare in un mondo globalizzato a una letteratura di lotta espressa in lingue locali? Anche attraverso la lettura delle sue poesie, ne parliamo con l’autrice e Alessandra Consolaro, traduttrice e docente di hindi all’Università di Torino. Introduce Luciana Tavernini.