Christiane Löhr, per le sue sculture, non usa né marmo né legno, ma semi d’edera, gambi di piante, crini di cavallo. Piccole forme, impalpabili, si auto assemblano, senza colla o strutture portanti.
Rami, semi, inflorescenze diventano humus per il sottobosco, Christiane Lohr trasforma il loro ciclo naturale in “fertilizzante” per la crescita delle sue architetture molecolari. E come molecole contengono il germe primario dei disegni geometrici: hanno forme concave, circolari, chiuse in un involucro per conservare luce e calore, aperte sull’alto per ricordare che ogni costruzione entra in contatto col cielo. Christiane Löhr non parte dalla misura molecolare, ci arriva rispettando le specificità del materiale con il quale realizza le sculture.
Per la Quarta Vetrina, su tre basi alte 120 cm, una misura adatta a una visione laterale e dall’alto, dispone alcune sculture di gambi di piante che disegnano le figure classiche della costruzione: triangolo, quadrato, cerchio. Si intitolano Drei, Vier, Null, (Tre, Quattro, Zero). Christiane è tedesca e vive da anni in Toscana, in questi numeri appare la guida geometrica che sta alla base dell’individuazione progettuale delle sue sculture.
A volte siamo capaci di calcolare e riconoscere il ciclo misterioso della natura, altre ci porta al grado zero dell’enigma. Rami, semi, fiori creano opere, che durano oltre la loro vita? Come gli umani? Una fantastica utopia che Christiane Löhr ci fa immaginare.