di Serena Carbone
Intervista. Un incontro con Maria Rosa Sossai e Paola Gaggiotti, fondatrici del collettivo editoriale «fuoriregistro», che esplora in maniera multidisciplinare il mondo dell’educazione
Fuoriregistro – quaderno di pedagogia e arte contemporanea è un collettivo editoriale che esplora in maniera multidisciplinare il mondo dell’educazione; muovendosi tra teoria e prassi, ha attivato una serie di progetti che attraversano le comunità contemporanee. È un’iniziativa editoriale che si autoproduce, in collaborazione con Studio Boîte di Milano e l’editor Federica Cimatti. I contributi provengono da coloro che credono nella rivista e nella possibilità di operare cambiamenti. «Nel 2018 per il Festival Unlearnig Barcelona – spiega una delle sue ideatrici Maria Rosa Sossai – avevo invitato diversi artisti (tra cui Paola Gaggiotti, anche lei una delle fondatrici) e collettivi che hanno presentato dei processi di disapprendimento della didattica tradizionale: una messa in discussione dei metodi convenzionali di insegnamento e valutazione.
Cosa
si può raccontare del progetto?
Maria
Rosa Sossai: Durante quel festival è nata l’idea di continuare la
collaborazione con un progetto editoriale che, in verità, prosegue
una ricerca iniziata da tempo. Quando ero insegnante al Liceo
artistico, durante le mie ore di lezione, ho invitato alcuni artisti:
sono convinta che la storia dell’arte vada vissuta insieme; poi nel
2012 è nato il collettivo Alagroup e nel 2017 ho pubblicato il libro
Vivere insieme l’arte come azione educativa, dove affrontavo in
chiave storica le diverse sperimentazioni in ambito educativo,
dedicando poi una seconda parte agli esercizi d’artista –
nell’idea che essere artisti non significhi solo essere
professionisti dell’arte all’interno del sistema. La rivista
fuoriregistro continua il lavoro iniziato nel libro, ma ora condiviso
con una redazione numerosa.
Arte
ed educazione, un binomio importante che fatica a essere recepito
dalle scuole, tanto che la storia dell’arte è ormai la cenerentola
delle discipline. Che soluzione proponete per superare
l’impasse?
Paola
Gaggiotti:
fuoriregistro
è la nostra soluzione. La realtà in cui ci muoviamo è abbastanza
drammatica, l’arte infatti si è progressivamente impoverita e non
esiste quasi più nelle scuole, e dove c’è, resiste grazie
all’entusiasmo dei singoli. Parlo ovviamente di una visione
contemporanea in cui l’arte è anche uno strumento di relazione.
Quando entra dentro la vita, ha la capacità di creare un linguaggio
diverso, promuovendo un approccio più democratico che potrebbe
creare una cittadinanza attiva che, a sua volta, potrebbe mettere in
crisi un sistema mercantile logoro.
M.R.S. Aggiungo che oggi gli
unici che fanno educazione all’arte sono i dipartimenti di
didattica dei musei, ma al loro interno, dove vige una struttura
verticistica, l’aspetto didattico è secondario rispetto a quello
curatoriale, non c’è un’osmosi reale tra le varie attività e di
questa distanza le istituzioni museali devono assumersi la
responsabilità.
Voi
praticate «attivismo artistico»: cosa intendete con questa
espressione?
P.G.:
Attivismo artistico è stare dentro il sistema dell’arte in modo
attivo ma critico. Ed è anche uscire da quello stesso sistema per
andare in luoghi diversi, come ospedali, carceri o comunità. Quando
mi hanno chiamata in un ospedale perché serviva un linguaggio
diverso da quello scientifico e psicologico per relazionarsi ad
adolescenti ammalati di cancro, ho sperimentato diverse criticità:
nel momento in cui l’arte entra in questi luoghi non può essere
asservita né essere un riempitivo o un passatempo. L’arte
contemporanea è la messa in crisi dei processi convenzionali e a
questo il mondo delle scienze non è preparato, perché coglie solo
l’aspetto dell’intrattenimento.
Il
primo numero della rivista si pone all’insegna dello sguardo di
genere ed è dedicato a Carla Lonzi, si intitola infatti
«Feminisssmmm Vai Pure», chiaro riferimento al libro «Vai Pure»
che racchiude il dialogo tra la critica femminista e il compagno
Pietro Consagra. Come mai questa scelta?
M.R.S.
Quando Donata Lazzarini, docente e artista, mi ha chiamata per tenere
un laboratorio presso l’Accademia di belle arti di Brera, aveva già
deciso di leggere con le studentesse questo testo, il cammino era
tracciato e ci è sembrato il tema giusto con il quale iniziare. Le
questioni che riguardano la relazione di coppia sono estremamente
attuali, se pensiamo ai femminicidi e ai modi spesso conflittuali di
vivere la coppia. Anche le studentesse hanno detto fin da subito che
sentivano il testo molto vicino al loro vissuto: le performance che
hanno realizzato ci hanno colpito per la loro maturità espressiva.
Il che dimostra che le parole della Lonzi risuonano ancora attuali.
La stessa azione pedagogica, d’altra parte, si basa non tanto sui
contenuti ma sulla relazione che si crea tra docente e discente.
È
già in programma il secondo numero della rivista: quali saranno gli
argomenti affrontati?
M.R.S.
Del bene comune e anche questa volta si partirà da progetti in pieno
svolgimento. Sto curando al Museo civico di Castelbuono una mostra
dal titolo L’asta del 1920, per celebrare il centenario
dell’acquisto del castello da parte di tutta la comunità dei
castelbuonesi. In questo numero il focus è sulle comunità che
praticano il bene comune, tema ancora più attuale in questo momento
di forzato isolamento.
P.G. Io sto lavorando con una comunità
di ragazzi di Sestri Levante per realizzare un’opera ad utilizzo
dei cittadini stessi. Avendo già uno spazio, si pensava a come
arredarlo per metterlo a disposizione della comunità prendendo degli
oggetti da un magazzino di riuso. Ci siamo dovuti fermare e non è
detto che, quando riprenderemo, non ripenseremo tutto di nuovo.
(il manifesto, 18 aprile 2020)
Nota. “Feminisssmmm Vai pure” è stato presentato alla Libreria delle donne di Milano il 22 febbraio 2020. Vai alla registrazione video.