5 Luglio 2020

Legge contro l’omotransfobia: al centro c’è il linguaggio

di Emanuela Mariotto


Seguo con attenzione il dibattito che, sui quotidiani e sui social, si sta svolgendo intorno alla proposta di legge Zan contro l’omofobia e la transfobia. Su questo ddl, infatti, si è aperto un conflitto aspro non solo tra i partiti, ma, anche, nel mondo femminista che si divide.

Le femministe radicali sono per una opposizione totale alla legge e alla definizione “identità di genere”, ancor più dopo che, forse per dare un contentino alle donne, è stato introdotto nel testo anche il reato di misoginia; altre femministe, Boccia, Melandri, Serughetti, si schierano a favore e auspicano una approvazione rapida; Arcilesbica tenta un’ultima mediazione e chiede di sostituire “identità di genere” con “transessualità”.

Sesso, genere, identità di genere: intorno a questi concetti ruotano dibattito e conflitti. A ragione, io penso. L’identità, infatti, è, come afferma Linda Laura Sabbadini, «una costruzione sociale in divenire». Tutte e tutti lo sperimentiamo nelle nostre vite. Quello che emerge nitidamente da questo conflitto è il legame inscindibile tra il corpo, la percezione di sé e il linguaggio. Ogni mutamento che avvenga nel linguaggio ha il potere di influire sull’identità personale, infliggendole, come nel caso di questa legge con il concetto di genere, contraccolpi negativi.

Hanno ragione quelle donne che non vogliono essere chiamate “persone che mestruano”, come avviene in Gran Bretagna e che è costato non pochi attacchi all’autrice di Harry Potter. Hanno ragione quelle che ritengono occultante del sesso femminile il concetto di genere, così come, ad esempio, io rifiuto la definizione cisgender per rappresentare il mio pacifico incontro con il mio sesso di nascita.

Si ripropone la questione tra Alice e Humpty Dumpty:

«– Quando io uso una parola – disse Humpty Dumpty con un certo sdegno – quella significa ciò che voglio che significhi, né più né meno.

– La questione è – disse Alice – se lei può costringere le parole a significare così tante cose diverse.

– La questione è – replicò Humpty Dumpty – chi è che comanda, ecco tutto.»

Nella sostanza, chi è il padrone del linguaggio? Grazie al femminismo siamo consapevoli che è sul piano simbolico che si gioca la nostra libertà e che proprio sul simbolico si concentrano, pervasivamente nella società della comunicazione, gli attacchi più infidi del patriarcato vecchio e nuovo, anche se travestito da difensore delle donne.


(www.libreriadelledonne.it, 5 luglio 2020)

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