di Antonella Mariani
S’apre ancora una crepa nel fronte trasversale che sostiene la “legge Zan”. Dopo le femministe, dopo l’attivista omosessuale Paola Concia – le cui voci sono state registrate nei giorni scorsi su queste pagine – a farsi avanti è Luana Zanella, già portavoce storica dei Verdi, due volte deputata dal 2001 al 2008 e oggi nell’esecutivo nazionale del partito ambientalista (che non ha una presenza al Senato, ma conta su quattro rappresentanti alla Camera, nel gruppo misto). Ad Avvenire anticipa i contenuti di una lettera aperta inviata alla Commissione Giustizia del Senato, che sta esaminando il testo della proposta di legge contro le discriminazioni fondate sul «sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere».
«Questo disegno di legge è frutto di una mediazione che ha portato a un testo non buono e che va migliorato. Per paura di essere tacciati di omofobia e transfobia, i malcontenti non si sono fatti avanti. Ma finalmente si è aperta anche a sinistra una finestra di discussione.»
Luana Zanella, che cosa contestano i Verdi di questo disegno di legge?
La prima obiezione riguarda già l’articolo 1. Quando si stabilisce che sono punibili le condotte discriminatorie fondate tra l’altro sul “genere” e sulla “identità di genere”, non si rispettano i requisiti di determinatezza e tassatività richiesti per nuove fattispecie penali. Si tratta di termini oggetto di dibattito culturale, politico, giuridico e soggetti a interpretazioni controverse.
Quale pericolo intravede?
Che queste categorie possano venire applicate dal giudice in modo disomogeneo e arbitrario.
All’interno dell’esecutivo dei Verdi quali altre osservazioni sono emerse?
Appoggiamo le richieste di modifica che ci sono state sottoposte da Arcilesbica: in particolare, si chiede di usare termini chiari e inequivocabili per evitare il conflitto tra i diritti delle donne e quelli delle persone transessuali. In pratica, occorre sostituire il termine “genere”, che nel senso comune viene usato anche per intendere il sesso oppure le donne, con “stereotipi di genere”, e “identità di genere” con “transessualità”, parola che difende pienamente i diritti delle persone transessuali senza confliggere con quelli delle donne. Come spiega bene Arcilesbica, se non si vuole procedere in questo senso è perché ci sono delle pregiudiziali ideologiche di alcune associazioni trans: più che il desiderio di proteggere le persone, si vuole spianare la strada all’autoidentificazione come uomo e donna.
Pensa che le istanze dei Verdi saranno prese in esame?
Io mi auguro che ci sia un confronto libero e sereno, in cui esprimendo le proprie perplessità non si venga tacciati di transfobia. O in cui dichiarandosi contrari all’utero in affitto non si sia accusati di essere transescludenti. Io sono sempre stata nel centro-sinistra e non esiste che su queste tematiche ci siano differenze irriducibili. Le divergenze non si devono più nascondere ma vanno affrontate con coraggio e determinazione. Ne va delle conquiste delle donne e dell’affermazione delle differenze sessuali, della valorizzazione delle differenze e delle mutazioni antropologiche.
Certo, fanno più rumore le posizioni a favore della legge Zan espresse da personaggi del mondo dello spettacolo come Fedez.
Questa grancassa mediatica ha generato un’adesione con gli stessi meccanismi populisti, viscerali e ideologici che la sinistra tanto condanna.
(Avvenire, 15 aprile 2021)