di Patrizia Lavia
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A settembre 2020, il Governatore del Maryland, Larry Hogan visita i laboratori della Novavax, la company che ha sviluppato un nuovo vaccino con oltre il 90% di efficacia. Alla presenza di molti giornalisti, l’amministratore delegato di Novavax, Stanley Erck espone i programmi di produzione della sua company.
Poi conclude: «Tutto quello che avete visto oggi è stato fatto da Nita».
Nita Patel, 56 anni, è oggi a capo del programma di sviluppo dei vaccini di Novavax, una company che si è catapultata nella corsa a produrre un vaccino contro Covid19. La dottoressa Patel dirige un gruppo di ricercatrici, tutte donne. I capi di Novavax dicono di lei: «Nita è genio puro».
Nita Patel ha fatto un lungo percorso da Sojitra, piccolo villaggio rurale nello Stato del Gujarat, in India. Quando aveva quattro anni, suo padre contrasse una forma gravissima di tubercolosi che lo portò vicino alla morte. Sopravvisse, ma non poté più lavorare e la famiglia cadde in povertà. Da allora Nita decise che sarebbe diventata medico e che avrebbe trovato una cura.
Nita andò a scuola con grandi difficoltà, portando gli stessi abiti ogni giorno, senza scarpe, spesso aiutata a pagare la corsa in autobus grazie all’aiuto dei vicini. Era però una studentessa eccellente, e questo le permise di ottenere sempre borse di studio che le permisero di arrivare a frequentare il college, laurearsi e, più tardi, conseguire due master: il primo, in India, in microbiologia; il secondo, negli Stati Uniti, in biotecnologie.
Negli USA Nita incontra il futuro marito, un biochimico americano, con il quale si trasferisce a Gaithersburg, nel Maryland. Inizia a lavorare in una piccola company, la MedImmune, che le offre un salario inferiore rispetto ad altri, ma le lascia la libertà di lavorare sulla tubercolosi. Patel dimostra una capacità rara di maneggiare saggi estremamente complessi, ma conosce anche l’insuccesso: due vaccini sviluppati a MedImmune vengono rigettati dalla agenzia regolativa americana, la FDA (Food and Drug Administration).
Nel 2015 Nita si trasferisce alla Novavax, attratta dai loro progetti di sviluppo di vaccini basati su proteine. A febbraio 2020 viene resa nota la sequenza della proteina spike del virus Sars CoV-2. Nita ed il suo gruppo si lanciano nella creazione di oltre venti versioni ingegnerizzate della proteina spike, per identificare quella più adatta a generare una forte risposta immunitaria. Usano una strategia molecolare diversa sia da quella usata per i vaccini a RNA di Pfizer e di Moderna, che da quella basata su vettori a DNA di AstraZeneca, Johnson &Johnson e Sputnik V.
Con la sua strategia, basata su una versione ottimale della proteina Spike, il gruppo della dottoressa Patel ottiene una vigorosa risposta immunitaria. Il vaccino ha un’efficacia del 90%, sta completando il trial clinico ed è vicino all’approvazione. Sul vaccino Novavax sono risposte molte speranze, particolarmente per i soggetti che dimostrano immunità parziale ai vettori adenovirali usati nel vaccino di Astra Zeneca. Il vaccino ideato da Nita Patel è quindi un ideale complemento nell’arsenale dei vaccini disponibili.
Da quando è esplosa la pandemia, dice Nita, «le mie giornate, semplicemente, non hanno un termine». Eppure Nita Patel, che prega e medita quotidianamente, proietta serenità intorno a sé. «Penso che nulla sia impossibile – dice – e con questo pensiero, onestamente, nulla mi stressa». La sua collega, la ricercatrice Sonia Maciejewski, che lavora a stretto contatto con lei, concorda: «Nita ha una fortissima etica del lavoro… eppure, in qualche modo riesce a non farci sentire sotto pressione». Nita Patel lavora con la serenità di non vedere la sua company in competizione rispetto alle altre: «Stiamo lavorando tutti per lo stesso obiettivo, insieme: superare questa pandemia che colpisce tutto il mondo».
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Patrizia Lavia lavora all’Istituto di Biologia e Patologia Molecolari, CNR, Roma
(La voce dei/per i medici- rivista on line, 28 dicembre 2021)