di Clara Jourdan
Mentre assisto mia madre anziana, sopra la casa passano aerei F-35 nei voli di prova da e per il vicino aeroporto militare di C. Ci siamo abituate, come nel secolo scorso con gli ancor più rumorosi F-104. Poi arrivano le notizie dall’Ucraina, morti e profughi e distruzione di città. Terribile. Che cosa possiamo fare? Mia madre prega, io cerco di capire cosa stia succedendo. La guerra si sta estendendo: il nostro parlamento ha deciso di far partecipare l’Italia inviando armi al paese attaccato. Buona intenzione ma decisione sbagliata, aumenta il pericolo di una nuova guerra mondiale che potrebbe essere l’ultima dell’umanità. Nel 1945 la bomba atomica l’avevano solo gli Stati Uniti e l’hanno usata. Adesso ce l’hanno tutti: come possiamo credere che tutti e ciascuno dei governanti di oggi siano migliori? Che un Putin sia più responsabile di Truman che ha fatto sganciare l’atomica su Hiroshima e dopo averne visto l’effetto un’altra su Nagasaki?
Ricordiamo tutti la gioia generale alla caduta del muro di Berlino nell’89 e il senso di sollievo per quel che ne è seguito, la fine della Guerra fredda in Europa. Se era troppo sperare che lo scioglimento del Patto di Varsavia (1991) portasse anche allo scioglimento della Nato, almeno c’era l’accordo di Bush con Gorbačëv che la Nato non si sarebbe allargata verso est. Un impegno di pacificazione. Pacta sunt servanda, i patti vanno rispettati, il principio alla base del diritto internazionale per evitare le guerre tra stati ci rassicurava. E invece la Nato si è ampliata a est, più volte dal 1999, l’ultima nel 2020, ben 14 paesi sono entrati e non ci abbiamo badato. Nemmeno quando l’invito della Nato è stato rivolto anche all’Ucraina. Parlo per me ma non ricordo proteste, e non sono certo l’unica a essere stata distratta, perché anche oggi che ne vediamo le tragiche conseguenze sono ben pochi i commentatori – Barbara Spinelli, Luciana Castellina, Ida Dominijanni… – che ci ricordano questi fatti storici fondamentali, ignorati da quasi tutti i giornalisti e «i politici nostrani, sgomenti, accorati, come se non avessero nessuna parte nella vicenda», sottolinea Paola Mammani su questo sito. Si tende sempre a pensare ai nostri governanti “democratici” come a persone responsabili, i guerrafondai sono sempre gli altri. Eppure dovremmo ormai saperlo che la fabbricazione di armi sempre più progredite e le alleanze militari non servono ad altro che a fomentare guerre, come dimostra lo stato di guerra perenne che cova e si riaccende qua e là per il pianeta. Solo la cecità indotta delle tradizioni culturali patriarcal-patriottiche o dal desiderio maschile di potere impedisce di rendercene conto e agire di conseguenza, «creare attività più onorevoli» per gli uomini, come scriveva Virginia Woolf nel 1940 (Pensieri di pace durante un’incursione aerea).
In questa tragedia c’è una cosa che mi colpisce in positivo: l’accoglienza europea ai tantissimi profughi dall’Ucraina, che sono soprattutto donne con i loro figli. Io temevo che avremmo fatto come con i profughi dalle altre guerre di questo secolo, respingerli. E invece le stiamo accogliendo a braccia aperte. Non credo sia solo perché sono popolazioni vicine, come si dice e probabilmente è vero. Io voglio sperare che sia in atto un cambiamento, dopo la delusione per l’occasione mancata della pandemia in cui è stato permesso alle imprese farmaceutiche di impedire ai paesi poveri la libera fabbricazione dei vaccini. Se usciremo da questa guerra forse riconosceremo come fratelli e sorelle anche chi scappa dalle guerre dell’Africa, dell’Asia, dell’America. Perché abbiamo sperimentato che ormai il mondo è uno e siamo tutti e tutte coinvolte.
(www.libreriadelledonne.it, 9 marzo 2022)