di Emma Ciciulla
Introduzione alla Redazione aperta di Via Dogana 3 La forza delle donne, domenica 12 giugno 2022
Quando in redazione si è delineata l’idea di lavorare sulla forza femminile e ci siamo chieste su come oggi si possa generare ed esprimere, in modo del tutto spontaneo e ancora poco chiaro persino a me stessa, durante un dibattito sono intervenuta esprimendo il forte desiderio di parlare di mia madre.
L’impulso che ho provato in quel momento proveniva dalla consapevolezza di avere un legame molto forte e profondo con lei, e dentro di me sentivo come questo aspetto della mia vita fosse centrale nel mio percorso femminista: tuttavia, finché non ho sviscerato l’argomento in modo più puntuale con le altre, quale fosse il preciso collegamento tra la forza trasformativa delle donne e il mio personale rapporto madre-figlia non mi era del tutto chiaro.
La questione mi è apparsa più chiara quando sono stata sollecitata, durante una videochiamata di gruppo, a chiedermi a cosa mi servisse questo legame con la mamma nella mia vita e in che modo potesse essere spesa la forza che mi dà.
Ho riflettuto sulla questione, ripensando anche a discussioni passate avvenute con Le Compromesse, e ho fatto un tentativo di mettere insieme questi spunti.
Sintonizzarmi sul rapporto con mia mamma mi ha fatto capire quanto lei sia in grado di amarmi in modo del tutto incondizionato, e quanto aver ricevuto questo amore profondissimo da quando sono nata mi abbia strutturata come persona. Avere una madre sempre disponibile ad ascoltarmi, a darmi sostegno, ma anche a lasciarmi andare quando necessario, ha lasciato dentro di me due impronte molto importanti.
Per prima cosa, volere così tanto mia mamma accanto mi ha fatto desiderare e cercare le altre donne. Riflettere su questo aspetto mi ha riportata a quando è nato un germe delle Compromesse: accadde anche grazie al fatto che scrissi nel gruppo Facebook di femministe che frequentavo virtualmente di fare una videochiamata tutte insieme, e in quell’occasione ho conosciuto quelle che ora sono le mie compagne.
Riconoscere l’importanza della prima donna della mia vita mi ha dato una spinta inconscia verso i legami con le mie pari: l’amore ricevuto ha generato dentro di me una forza affiliativa molto forte, anche se talvolta nascosta dall’introversione.
Inoltre, guardando più da vicino il rapporto con mia madre, unitamente allo studiare psicologia, ho iniziato a sostenere sempre di più la convinzione che gli esseri umani siano profondamente dipendenti, e che questa nostra natura sostanzialmente vulnerabile sia nascosta dalla maggior parte di noi perché fonte di vergogna.
Viviamo in una società che demonizza l’espressione emotiva, la comunicazione dei sentiti e il chiedere aiuto; che incoraggia una modalità relazionale a mio avviso improntata in senso maschile: la vulnerabilità va mascherata, in favore di uno sfoggio di iper-indipendenza e autosufficienza. Ritengo che contrastare questo senso di forza intesa come “affermazione del sé senza l’altro”, sostituendolo con un’ammissione globale di dipendenza dall’altro (dove quel primo “altro” è la madre) possa essere un primo passo per esportare la forza femminile nelle relazioni.
Personalmente, sento di spendere questa forza anzitutto nei miei gruppi femministi con le mie compagne: nella nostra pratica politica, ammettere di essere vulnerabili è in sostanza il primo passo da fare per procedere poi con l’autocoscienza. Infatti, per riuscire a riconoscersi nell’altra (quindi a ritrovare anche i propri dolori nel racconto dell’altra) l’assunto di partenza è che ci sia una radice di vulnerabilità da condividere.
Il progetto delle Compromesse rappresenta un primo tentativo virtuale di fare proprio questo: abbiamo trovato una forza nel nostro gruppo e vogliamo raccontarla alle altre.
Resta da chiedersi, tutte insieme, come esportare l’accettazione della dipendenza al di fuori dei gruppi femministi, sia con le donne ma anche nel rapporto con gli uomini; proprio loro sono infatti i primi a incoraggiare, per socializzazione, il rifiuto della dipendenza.
È da questa dipendenza dall’altro che nasce invece il presupposto per la comunicazione, generando la possibilità di fare qualcosa insieme: questa possibilità è l’esatto contrario dell’individualismo e del bastare a se stessi a tutti i costi di cui parlavo prima; ritrovarsi con le altre in virtù del riconoscimento del bisogno reciproco di relazione può mettere in circolo una forza contraria a quella cui siamo abituati, e ben più gratificante.
(Via Dogana 3 – www.libreriadelledonne.it, 21 giugno 2022)