1 Ottobre 2022

Controra di Katia Ricci

Introduzione di Laura Minguzzi della Comunità di storia vivente di Milano


Controra di Katia Ricci è una storia senza aggettivi. La storia è tempo, narrazione del tempo e voglio attirare l’attenzione sul titolo per me molto significativo perché ci dà il là, il punto di vista soggettivo: Controra è il tempo proprio della madre di Katia, quello che lei, Anna, si prende tutto per sé nel paese di Rignano, dove è andata a vivere. Un tempo che tutti sapevano di dovere rispettare. Un intero capitolo porta questo titolo. La storia della madre è già stata scritta da Katia in un libro collettaneo, La Spirale del tempoStoria vivente dentro di noi. Moretti&Vitali,2018, nel racconto Per amore della vita.

In Controra il focus si sposta sul padre, sulla sua “metamorfosi”. Le immagini della copertina rimandano a un dettaglio di un luogo domestico, uno spazio/tempo del secolo scorso. Come prima impressione, un tempo/spazio patriarcale. Il focolare acceso, in primo piano una damigiana per conservare il vino eccetera. Ma non lasciamoci ingannare. Subito come reazione immediata, io ho pensato alla mia infanzia in una casa di contadini, piccoli proprietari, dove c’era il medesimo focolare, il camino dove mia madre cucinava.

La mia relazione con Katia è di lunga data e confesso che la prima volta che l’ho incontrata, mi ha colpito la malinconia del suo sguardo, i suoi occhi verdi e misteriosi. Un enigma che ho sempre desiderato indagare. In questo libro continua l’opera di svelamento. Leggendo il capitolo Il rumore del grano ho rivissuto sentimenti comuni, legati agli eventi della campagna (la trebbiatura nell’aia per esempio) e ai tempi stagionali dell’agricoltura con le incertezze, i timori per il raccolto, le ansie, le sofferenze, a volte le tragedie in un’epoca di mutazioni per la storia italiana, nel dopoguerra.

Voltando pagina e procedendo nella lettura scopriamo che l’autrice ha messo in atto uno dei presupposti teorici della pratica della storia vivente, cioè rompere il silenzio, non è più da parte ma si fa parte, svelando le origini di una relazione tormentata col padre Pasqualino, e l’io narrante si apre a un altro sguardo. È un passo in più. Il libro ci fa fare esperienza del tempo, un’esperienza materiale. La porosità dei differenti linguaggi agiti, immagini incluse, di cui ci parlerà l’artista e amica Donatella Franchi (il libro è corredato da alcune sue immagini), comunicano in modo non nettamente separato i diversi piani del racconto.

Il racconto di una trasformazione interiore

Ne risulta nell’insieme una grande libertà nel narrare una trasformazione dell’autrice rispetto allo scontro col padre, muro contro muro anche su complesse questioni politiche ed economiche che attraversavano l’Italia in quel periodo. Lei, femminista e comunista, vista dal padre come nemica.  Solo dopo avere affrontato le asperità e le contraddizioni nel ripercorrere ed elaborare la relazione con la madre, le è stato possibile andare al nodo col padre: con lo sguardo amorevole della madre, conquistato, adottato, cambiato. Infatti a monte di Controra sta un addestramento, un esercizio per decifrare il sentire proprio con le amiche della Comunità di storia vivente di Foggia.

Senza questo processo di presa di parola e ascolto intimo, questo libro non sarebbe stato scritto, non avrebbe preso forma. Una storia che attraversa luoghi dell’infanzia e dell’adolescenza, rivista, ripercorsa attraverso ricordi scambiati, relazioni con zie, e zii, lettere, fotografie, poesie, in cui l’autrice ci porge tutti gli elementi per approfondire e comprendere le origini del conflitto in un piccolo paese della Puglia, Rignano, dove la madre Anna va a vivere col “principe azzurro”. Un amore reciproco ma contrastato dalla famiglia. Mi ha colpito la lettura delle pagine in cui Katia descrive la felicità del padre, giovane ufficiale a Potenza, quando viene accolto nel cerchio amoroso della famiglia di Anna, la giovane maestra dagli occhi verde smeraldo che portano luce nella sua vita arida di sentimenti, quasi un grembo materno. Trovò nell’amore di Anna, il calore e l’allegria che nella casa paterna non esisteva.

Per amore di lei

Emerge un padre che si ribella per amore di lei alle regole dei matrimoni combinati, un costume diffuso all’epoca fra i proprietari di latifondi nel mondo agropastorale, per accumulare e non disperdere i patrimoni. In famiglia nascono ostilità e contrasti per la disubbidienza di Pasqualino alle regole patriarcali. Una sofferenza causata dalla sua non accettazione del ruolo impostogli dal padre, in quanto unico figlio maschio dopo la morte del fratello maggiore, a cui toccava il compito di portare avanti e incrementare il patrimonio. Scrive Katia: «Mio padre in quella circostanza si rivelò forte e coraggioso. Il soggiorno a Milano gli aveva aperto nuovi orizzonti. Ho sempre apprezzato questo gesto di mio padre, una scelta esistenziale che aveva rotto con l’antica consuetudine. Anche nonna Lucietta aveva fatto lo stesso, un matrimonio di interesse così come la zia, la sorella del padre, causando altre sofferenze e ingiustizie per via della dote. In una lettera Pasqualino scrive dell’ingiustizia subita e accusa il padre, don Pietro, donnaiolo e ignavo, contrario ad ogni iniziativa del figlio, un vero padre/padrone, di averlo trattato come un servo della gleba, per averlo costretto a restare nel latifondo legato a lui da un rapporto di schiavitù […]» 

Un gesto di autonomia, così Katia è in grado di leggere oggi la scelta del padre, intraprendendo con libertà e coraggio la scrittura di Controra. È la verità delle donne. Può farlo, penso io, perché si sente inserita in un orizzonte più grande; in un percorso in cui sono impegnate altre comunità di storia vivente e non solo, una pratica che sfida con qualsiasi strumento, linguistico, fotografico o altro, la storia oggettiva e si assume la scommessa di narrare la storia a partire da sé, dalla esperienza femminile dando voce alla storia annidata in ciascuna/o di noi. Un evento memorabile da collocare nell’orizzonte simbolico della madre.

Katia Ricci, da sempre femminista, ha insegnato a lungo Storia dell’Arte, è cofondatrice dell’Associazione culturale La Merlettaia di Foggia e della Comunità di storia vivente. Ha curato mostre e cataloghi di artisti contemporanei. Tra le sue pubblicazioni più recenti: La lezione delle tessitrici del Bauhaus, in “Lingua bene comune”, a cura di Vita Cosentino (Città Aperta Edizione, 2006); Charlotte Salomon, i colori della vita (Palomar, 2006); Séraphine de Senlis. Artista senza rivali (Luciana Tufani, 2015); Per amore della vita in “La Spirale del tempo” a cura della Comunità di storia vivente di Milano, (Moretti e Vitali, 2018); Lupini violetti dietro il filo spinato. Artiste e poete a Ravensbrück (Luciana Tufani, 2020)

Donatella Franchi dagli anni ’80 crea libri d’artista e installazioni che ha esposto in Italia e all’estero (Istituto Italiano di Cultura di Washington 2001, Università di Barcellona 2004). Alcuni suoi libri d’artista sono presenti in collezioni come il National Museum of Women in the Arts di Washington, e alla Rhode Island School of Design (Providence, USA). Parallelamente al lavoro visivo svolge un’attività di ricerca e insegnamento sul cambiamento che il femminismo ha portato nel mondo dell’arte contemporanea e nel pensiero sull’arte. Ha pubblicato nei Quaderni della Libreria delle donne Matrice, sull’arte relazionale. È docente al Master di politica delle donne all’Università di Barcellona al centro di ricerca delle donne Duoda. Il suo corso di ricerca attuale si intitola La novità fertile. Esperienza femminile e pratiche artistiche.


(www.libreriadelledonne.it, 12 ottobre 2022)

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