3 Febbraio 2007
l'Unità

Il Girotondo di Veronica

Furio Colombo

Ha ragione Roberto Benigni (striscia rossa de l’Unità, 2 febbraio), «Veronica Lario non è sola. Siamo almeno 50 milioni di italiani che dovrebbero pretendere delle scuse pubbliche da Silvio Berlusconi».
Infatti in che cosa consiste lo «scandalo Lario» che in tanti si sono precipitati a contenere, sminuire, ridicolizzare, trasformare in tipica disputa coniugale? Per la prima volta qualcuno, con la competenza e la responsabilità per farlo, ha detto chiaro a Berlusconi chi è, cosa fa, come si comporta, come sta usando le sue risorse, il suo potere, il suo tempo. Ha trovato indecoroso il comportamento dell’uomo che si è sempre autodichiarato «il migliore» nei molti suoi campi di attività. E gli ha detto in modo perentorio di chiedere scusa in pubblico.
Diciamo la verità. È poco importante che Veronica Lario abbia avuto motivazioni private. Il gesto è pubblico e da quel momento ci riguarda tutti.
E diventa inevitabilmente «a nome di tutti», salvo coloro che vorranno dissociarsi esclamando, come hanno fatto tanti negli ultimi dieci anni, «ma no, è un santo!».
Personalmente non posso non notare una coincidenza che mi serve per sentire un po’ meno la solitudine, nella mia ostinazione a indicare Berlusconi come un pericolo per la Repubblica. Posso sperare che anche Veronica Lario si senta meno sola quando dice, con motivazioni simili, che Silvio Berlusconi è un pericolo per la famiglia. E benché parli di una sola famiglia, fa capire bene di quali «valori» il nostro eroe è portatore mentre si mostra – per compiacere i vescovi – difensore coraggioso e instancabile di tutte le famiglie.
Ciò che Veronica Lario, in una lettera non tanto coniugale e non tanto privata, ha detto di Silvio Berlusconi, già governatore d’Italia e adesso governatore dell’opposizione (uso il termine per far capire che tutto ciò che Berlusconi fa è spettacolo intorno alla sua persona senza alcun riferimento alla funzione istituzionale) non l’aveva mai detto nessuno. Tutti, dall’alto al basso della vita italiana, hanno fatto finta che Berlusconi fosse vero, che le cose da lui annunciate fossero accadute, che il suo prestigio (e non la barzelletta che cammina) attraversasse il mondo, che l’Italia, ignorata e declassata in tutte le possibili valutazioni internazionali, fosse sul punto di scalare i vertici del pianeta, che le benevole pacche sulle spalle del presidente Bush avessero a che fare con la politica internazionale, che Berlusconi fosse stato davvero insignito, sulla portaerei privata a pagamento Forrester (che di solito viene affittata per feste aziendali e matrimoni) di un vero premio della Nazione americana, conferito a lui come simbolo dell’Italia. Hanno accettato di credere che Berlusconi avesse spinto Putin nelle braccia dell’America (o il contrario) dato il suo irresistibile cocktail di charme e potenza, che gli ospiti internazionali non si fossero accorti del penoso carnevale messo in scena a Pratica di Mare, statue finte di fibra di resina e cieli di cartapesta; e che nessuno avesse notato l’abitudine costante non solo a dire e a negare di avere detto, nonostante filmati e registrazioni (che però venivano prontamente ritirati) ma anche a mentire, colto sul fatto a causa di scene penose come il finto corteggiamento a una austera signora poco incline all’umorismo e allo scherzo come la Presidente finlandese.
L’intera classe dirigente e mediatica del nostro Paese ha finto di credere che – all’ora X – tutti gli ambasciatori della Repubblica sarebbero diventati promotori aziendali premiati con i punti meritati dai contratti di vendita. Ma Veronica Lario, coraggiosa e solitaria protagonista del nostro tempo in un Paese in cui ha dovuto parlare in luogo di decine dei più autorevoli commentatori politici di grandi quotidiani e di televisione, ci viene in aiuto su un punto cruciale delle battaglie condotte da questo giornale.
Ricordate? «Basta con l’antiberlusconismo. Con l’antiberlusconismo non si va da nessuna parte. Se l’antiberlusconismo è l’unico collante, resteremo altri vent’anni all’opposizione».
In tanti sapevano che l’antiberlusconismo non era l’ossessione per una persona ma la lotta contro un prepotente e dilagante modello di vita centrato sul culto ossessivo di una sola persona, in grado, a causa della sua ricchezza, di nutrire a volontà quel culto.
Ora Veronica Lario ha dimostrato, con semplicità e chiarezza che fa giustizia di decine di saggi, articoli, editoriali e convegni, che dire a Berlusconi la verità su di lui funziona. Lui – si è visto – può solo rispondere come ha risposto, con niente. Ma per domani, non appena riprende la sua normale attività di prevaricazione costante sui media italiani e di intimidazione su chi gli dà torto («criminali» le leggi, «omicide le testate», da mettere fuori gioco le persone) esiste almeno un criterio di giudizio, un «modello Berlusconi» fornitoci da una persona che lo conosce bene e lo ha valutato da vicino, con pazienza e con cura. E ha ritenuto, certo non a caso, di condividere con tanti italiani a cui veniva detto di lasciar perdere, la sua persuasione che il problema Berlusconi c’è, eccome. Lui, che aveva istruito i suoi dipendenti aziendali e politici a intimare ogni volta a ogni oppositore «chiedete scusa» (nella confusione mediatica c’è stato persino chi lo ha fatto davvero) questa volta è stato costretto a presentare le sue scuse, sia pure a vuoto, sia pure vistosamente inutili.
Lo ha fatto perché la descrizione di sua moglie (o ex moglie) è stata devastante. La cittadina Veronica Lario ha difeso «valori che io insegnerò ai miei figli» raccontando lo scandalo del cattivo squallido esempio del coniuge o ex coniuge. Ha toccato i due punti essenziali del ritratto di un uomo senza qualità: l’indecorosità ridicola del comportamento che – se scredita nel privato una famiglia, scredita certo in pubblico tutto un Paese, Istituzioni, cittadini e media. Ha posto la questione che tanti autorevoli italiani hanno scelto di non notare: la dignità. È tutta qui, in questa parola e nel suo drammatico, semplice significato, l’opposizione spontanea di tanti italiani, dai girotondi ai blog, dal milione di Piazza San Giovanni ai tre milioni del Circo Massimo, ai quattro milioni che hanno votato spontaneamente Prodi alle primarie. Ora Veronica Lario alza la testa e, con i suo figli accanto, reclama con fermezza quel rispetto per la dignità delle persone che è mancato all’Italia da quando spadroneggia (al governo o alla opposizione) Berlusconi.
E ha coniato – prendendola a prestito dalla letteratura – una frase per descrivere un Paese sano che, messo nelle mani di Berlusconi, è diventato «la metà di niente». Spero che la splendida espressione verrà ricordata da chi si troverà prossimamente in Tv a discutere di economia, di finanziaria e di tasse con chi ha ridotto l’Italia alla metà di niente. Beato quel Paese che – per dire e sapere la verità – non ha bisogno di mogli umiliate e offese.
Ma nel silenzio di buona parte delle più autorevoli voci italiane, non ci resta che dire grazie a Veronica Lario e al suo girotondo.
furiocolombo@unita.it

Print Friendly, PDF & Email