Barbara Mapelli
Dopo la solitudine. Pedagogia narrativa tra donne e uomini
Mimesis Edizioni, Milano 2007, € 14
(…) Specchi in metallo, mascherato specchio
di mogano che sfuma nella bruma
del suo rosso crepuscolo quel volto
che guarda il volto che lo sta guardando, (…)
Jorge Luis Borges
Il testo affronta, attraverso la lettura della figura del Doppio con riferimento alla sua storia antica e mitica, il complesso divenire degli uomini e delle donne che insieme costruiscono relazioni amorose, amicali, sororali. Barbara Mapelli, sa tessere attraverso i racconti dei grandi della letteratura, e delle interpretazioni che ne dà la psicoanalisi, trame assai suggestive che, con pudore, disvelano il dolore e il sacrificio del Doppio: l’immagine del soggetto che si duplica e si rispecchia in se stesso, fuggendo le relazioni reali, come modalità soprattutto maschile.
L’autrice, all’interno di una vasta ricerca letteraria, fa dialogare con scioltezza molti personaggi: da Sofocle a Shakespeare, dalla Woolf a Maria Zambrano, da Paul Ricoeur a Remo Bodei, da Etty Hillesum a Carla Lonzi, per citarne alcuni.
Un ricco saggio, che quasi si tramuta in romanzo per le suggestioni e per le “visioni” attraverso le quali Mapelli conduce le lettrici ed i lettori dentro le stanze dei quattro capitoli: “Il doppio e la negazione dell’amore”; “L’uomo duplicato, il desiderio, la morte e la follia”; “Storie di coppie, sorelle e fratelli, allievi e maestri, mogli e mariti”; “Verso un altro mondo”. Quello che emerge è un quadro composito, denso, emotivamente coinvolgente e ad alta valenza pedagogica per tutti i giovani e le giovani, gli uomini e le donne, impegnati nelle relazioni, nella complessità della vita e, quindi, interessati a ciò che conta davvero. Certo è importante quali occhiali si indossano, perché tutte le luci emanate dalle molteplici sfaccettature che le relazioni possiedono possano riverberarsi, pena l’avanzare ingigantito del Doppio dolente. E Barbara Mapelli ci mette in guardia per rintracciare, dentro di noi, le gesta distruttive del proprio sé e dell’altro, in quell’anelito testardo che cerca, nel ritorno alla propria madre, l’idillio dentro il quale vivere e compiacersi. Ora il Doppio, il desiderio di riflettersi in specchi che rimandano solo rassicurazioni, ingigantendo sempre più narcisisticamente il proprio io, costringe l’uomo ad autoconfinarsi in territori certo sicuri, ma pieni solo di aridità e tristezze. La conoscenza di sé, che solo in rapporto agli altri può disvelarsi, non può avere luogo se all’altro interlocutore è negato il proprio riconoscimento. L’altro, che altera la mia alterità e con il quale devo pur fare i conti, rimane altrimenti su uno sfondo infecondo, arido e piatto. Gli uomini che si circondano di donne, con le quali relazionarsi per rispecchiarsi solo entro i confini delle loro sicurezze, stanno ancora cercando quel rapporto esclusivo materno, un Doppio che rimanda quella che loro considerano la “giusta luce”, una identificazione ed un amore che non si discosta da quell’idillio primigenio. Il rapporto con le donne che “costringono” con la loro alterità a riflettere un’ immagine dell’uomo che non corrisponde a quell’ideale dell’io, nel quale lo stesso si riconosce, mette profondamente in crisi il soggetto, che così rifugge la relazione rifugiandosi in una solitudine emotiva che lo abita, generando insoddisfazione e dolore. E proprio rispetto al Doppio, il femminile ed il maschile ancora si differenziano per quella incapacità che gli uomini hanno di convivere con la mancanza, quella capacità generativa, per ora privilegio femminile. Ma con la conoscenza ed il sapere possiamo, forse, distaccarci da quel “sogno d’amore”, dalle nostre Grandi Madri e pensare nuovi mondi. Si tratta dell’avanzare di “nuove Antigoni” che ancora con coraggio contrastano Creonte per generare insieme agli uomini. Mondi nuovi, oltre le Solitudini, almeno per pronunciare con l’Autrice la frase messa in esergo alla sua introduzione: Todo futuro es fabuloso. Favoloso!
Maria Piacente