di Corrado Speziale
Un corteo partecipatissimo, denso di temi e motivazioni, sabato 17 giugno ha percorso le vie del villaggio Torre Faro nel segno del dissenso verso la realizzazione del ponte sullo Stretto.
Un successo che premia il movimento No ponte, nell’insieme dei comitati che lo compongono e che hanno fatto da traino a tantissime associazioni, partiti, movimenti, sindacati, centri sociali, ma soprattutto a una “marea” di gente comune, fuori da sigle politiche e organizzazioni, che ha voluto urlare il proprio No al ponte per difendere il territorio. I colori No ponte hanno fatto bella mostra di sé anche su una barca a vela che ha solcato il bellissimo mare azzurro dello Stretto all’inizio della manifestazione.
Una manifestazione così intensa e partecipata a Torre Faro (Messina) non si era mai vista. Tremila persone, giusto per quantificare la folla, è un numero che neppure descrive l’effetto di una marea umana i cui colori si stagliavano tra l’azzurro del mare e del cielo, in un bel pomeriggio di partecipazione, di festa e di protesta.
Gli effetti dello Stretto, la spiaggia del Faro, il popolo No ponte che ha invaso con colori e slogan le vie del villaggio, il coinvolgimento della gente del luogo, hanno costituito un tutt’uno che sabato pomeriggio ha spostato la “geografia” e la politica del territorio verso un deciso No alla realizzazione dell’opera più controversa della storia, “riesumata” dal governo, attraverso la riedizione della società Stretto di Messina.
Cosicché, se da un lato il governo è ripartito a suon di provvedimenti urgenti per riavviare le procedure, dall’altro il dissenso dei No ponte non si è fatto attendere. «Sabato prossimo scriveremo la storia», era la sfida lanciata da tanti attivisti in vista della manifestazione, e così è stato. Ed era “solo” il primo corteo della nuova stagione. Secondo i tempi dettati da Salvini la fase apicale sarà raggiunta a luglio 2024, data della fatidica “prima pietra”.
Ciò, al netto delle complesse procedure che ancora il progetto deve affrontare, quantunque sia oggetto di apparenti semplificazioni.
Intanto, la gente del luogo si chiama a raccolta: «Forza faroti, tutti fuori, prima che il ponte ci divori», recitava uno dei tanti slogan che risuonava in maniera veemente tra le vie del villaggio. Anche perché la cosa avrebbe il sapore di un «futuro amaro» da evitare ad ogni costo, perché «il ponte sullo Stretto distruggerebbe Faro…», con tanto di dati alla mano illustrati, tra l’altro, nella conferenza stampa di mercoledì scorso, e non solo. Un altro fatto a prova di smentita, alla luce della storia che si ripete, è stato urlato dai manifestanti: «Valutate i vostri danni, il cantiere durerà cent’anni”. E ancora, un tema sul quale si potrebbe scrivere un romanzo, quello dei posti di lavoro: «Ma che progresso, ma che occupazione, il ponte sullo Stretto è solo distruzione». Aspetto supportato da un appello alla comunità locale: «Difendete il vostro mestiere, in questo posto ci va un cantiere». Dopodiché: «Il ponte sullo Stretto è un disastro, al posto delle case ci va un pilastro». Dunque, motivazioni, esempi e temi sono stati intercalati nella protesta anche in frasi essenziali, simboliche, ma dal grande effetto. Ma visto il momento che stanno vivendo gli abitanti di Messina in una zona del centro storico cittadino, lo slogan che più risaltava era tra quelli più longevi: «Vogliamo l’acqua dal rubinetto, vaff… al ponte sullo Stretto». In questo momento, dai rubinetti di centinaia di appartamenti fuoriesce acqua inquinata da idrocarburi, nella fattispecie gasolio.
Per cui la domanda è ovvia, al netto della comprensibile rabbia: come si fa a lasciar realizzare una tale mega opera, secondo volontà ben distanti dalla città, quando Messina ha persino condotte idriche fatiscenti che creano disagi intollerabili e mettono seriamente a rischio la salute dei cittadini?
Tornando nel cuore del corteo, «Non rovinate lo Stretto», ammoniva uno striscione, «Salvini levici manu», si leggeva in un altro. E al ministro non sono mancati neppure alcuni inviti “affettuosi” e “propositivi”, affinché si rechi in riva allo Stretto. Ma sulla terraferma, non certo su una nave “blindata” come lo scorso 6 giugno.
Il corteo, partito alle 18 dall’inizio di via Palazzo, si è concluso intorno alle 21 dinnanzi al parco Horcynus Orca, dove hanno preso la parola alcuni rappresentanti delle organizzazioni che hanno partecipato alla manifestazione. Alla partenza, i colori No ponte sono stati esibiti anche da una barca a vela e da un surf a pedali che hanno solcato il bellissimo mare azzurro dello Stretto, mentre alle loro spalle faceva capolino una feluca.
Per la prossima manifestazione bisognerà attendere gli esiti di altre assemblee e riunioni programmate dal movimento No ponte.
(https://www.scomunicando.it/, 19 giugno 2023