di Annarosa Buttarelli*
Per Giulia e per Elena
L’odio millenario verso le donne in quanto donne dei femminicidi dà un unico mostruoso senso a quello che sta capitando e che l’uccisione di Giulia Cecchettin fa ascrivere ancora una volta alla mai veramente affrontata “questione maschile”. Spiegazioni che richiamano la ragion di Stato e la geopolitica per le guerre sono, nel 2023, del tutto secondarie e forse inutili.
Non fermeranno nulla, mai. Così con il femminicidio di Giulia Cecchettin non si interromperà la catena degli assassinii delle donne, visto che i giovani maschi – dicono le statistiche – stanno superando i vecchi maschi nel darsi da fare con coltelli e fiamme. La morte dell’innocente Giulia, oltre a suscitarci profondo dolore e profonda tristezza, finalmente ha sollevato la reazione generale a un livello più elevato del solito tra noi femministe e nella popolazione italiana. Le richieste di intervento dello Stato, purtroppo non avranno immediata efficacia, perché non è quella la strada più urgente.
Più sensate sono le voci che chiedono un massiccio e generale intervento perché finalmente si provi a “formare” meglio i maschi, giovani, vecchi, padri, operatori, medici, psicologi, militari, giudici maschi e femmine, manager, questori… Tanti, troppi forse, anche se questa sarebbe la strada giusta, a condizione che anche la cultura generale accettasse la necessità di una trasformazione radicale. Ma, come intellettuale femminista, sono sull’orlo della disperazione.
Questa benedetta “formazione” chi la farà? Chi la sta facendo?
Dobbiamo chiederci sinceramente quanto sia efficace e, addirittura, sensato educare, formare i maschi da parte di coloro che dovrebbero essere formati a loro volta. Dobbiamo chiederci se sia efficace educare e formare alla vecchia maniera, cioè avendo come base e come obiettivo la parità, l’inclusione, la complementarietà, la bontà, l’uguaglianza, il giustificazionismo psicologico, l’educazione sessuale basata sugli organi genitali… I Centri antiviolenza delle donne non formano così, ma rischiano ogni giorno la chiusura perché, di solito, il sostegno pubblico va nella direzione del “politicamente corretto” buonista. Ma in questi interventi si vede benissimo com’è grave l’ignoranza della vera dinamica dei rapporti tra uomini e donne, come si è lontani dalla realtà e come si continui a intervenire in astratto per la maggior parte delle formazioni nelle scuole, ad esempio.
Da intellettuale femminista e formatrice di lungo corso, sostengo, insieme a molte altre, che il grande assente è il senso della differenza sessuale, esattamente come è assente nei banali e diseducativi dibattiti televisivi.
Ad esempio, a Napoli, in questo momento, stiamo provando a intervenire, noi formatrici della Fondazione Scuola Donne di Governo insieme alle psicologhe di SINAPSI dell’Università Federico II, con una proposta formativa che non riguarda più l’educazione sessuale, ma che ha per titolo “Per una nuova civiltà del rapporto tra i sessi”. È questa la meta che dobbiamo tenere presente radicalmente, affinché i troppi agnelli sacrificali della storia degli uomini, Giulia Cecchettin tra questi, riceva quella forma di giustizia che va ben oltre la Legge, e ben oltre lo Stato.
Per di più abbiamo a che fare con la parola “patriarcato” che purtroppo è sfuggita a Elena, la geniale sorella di Giulia. Si spiega il rapido contagio avuto da questa parola con il fatto che è una parola vuota oramai: non esiste più nemmeno come ordine sociale il patriarcato, abbiamo già detto e scritto molte volte che stiamo cercando di disfare anche il dominio del fratriarcato, che è anche peggio del patriarcato. Indignarsi contro il patriarcato è come indignarsi e coartare contro il nulla chi ignora la storia. Ancora una volta ci tocca dire che la “questione maschile” è satura anche di ignoranza.
Chi domina è ben contento che si parli di patriarcato perché sarà del tutto inefficace farlo. Tremo all’idea che i futuri ignari “formatori e formatrici” cadano nella trappola e vi facciano cadere anche chi sarà loro affidato. Insisto per amore delle mie simili: bisogna prima formare i formatori e anche molte formatrici.
(*) Direttrice Scientifica Scuola di Alta Formazione Donne di Governo
(Scuola di Alta formazione Donne di Governo, dicembre 2023)