di Silvia Baratella
Data incontro: sabato 27 gennaio 2024
Alice Basso è autrice di due serie di romanzi gialli, entrambe di cinque volumi, la seconda ancora in corso di pubblicazione, e già ne ha una terza in preparazione. Entrambe le serie sono ambientate nel mondo dell’editoria.
La protagonista della prima serie è Silvana Sarca detta Vani, trentaquattrenne scrittrice fantasma misantropa dallo stile camaleontico e dotata di acutissime capacità deduttive. Coinvolta come testimone in un caso di polizia, grazie alle sue deduzioni fulminanti e alla sua prontezza di spirito diventerà consulente della polizia, nella persona del commissario Romeo Berganza.
La seconda serie è ambientata nel 1935. Anita Bo è la dattilografa ventenne di una rivista letteraria che fa concorrenza a Le Grandi firme di Pitigrilli e pubblica i gialli dei pulp americani (per aggirare la censura, deve accompagnarli con una soporifera serie italiana – il commissario Bonomo – confezionata secondo i dettami del Minculpop). Trascrivendo i racconti, Anita scopre il giallo, la letteratura e la sua stessa creatività. E anche la chiave per risolvere i misteri torinesi.
Alice Basso vive a Torino come le sue eroine, ma è originaria di Sesto San Giovanni, dove ha fatto anche le scuole medie. E sabato 27 gennaio è stata ospite della Libreria delle donne con la sua insegnante di lettere di allora, Candida Canozzi, per parlarci dei suoi libri, dei suoi personaggi e della sua scrittura. Si tratta di gialli umoristici – Alice ci racconta che per lei è importante far divertire chi legge – caratterizzati da una scrittura brillante e da dialoghi fulminanti, scritti con un punto di vista segnato dal femminismo. Le protagoniste infatti non dipendono dal riconoscimento maschile per essere consapevoli del proprio valore, ma sanno apprezzare la stima sincera di un uomo e anzi in amore non si accontentano di niente di meno. Sanno trasformare gli uomini che incontrano ed evolvere nelle relazioni con loro (tanto che, mutatis mutandis, mi ricorda un po’ Jane Austen, anche per la leggerezza e la profonda ironia della scrittura). Ma soprattutto sanno inserirsi in una rete di relazioni tra donne che costituiscono la loro base della loro forza.
Le sottotrame sono ricche, seguono l’evoluzione di una fase della vita dei personaggi snodandosi attraverso tutta la serie. L’autrice ci spiega che ha scelto la formula in cinque volumi proprio per dare uno sviluppo e una conclusione alla crescita delle sue protagoniste: non si rischia di incappare in quei personaggi congelati in caratteristiche stereotipate, replicabili all’infinito in serie ripetitive e interminabili. Le eroine di Alice Basso le si accompagna per un tratto di strada, ci si affeziona, si apprezzano i loro cambiamenti e poi si deve lasciarle partire come amiche che si trasferissero in capo al mondo: rassegnate a sentirne la mancanza, ma contente che realizzino i loro progetti di vita. Questa evoluzione, però, non impedisce di leggere ogni singolo romanzo come una storia a sé, anche grazie al “riassunto delle puntate precedenti” mimetizzato nella narrazione, una delle fatiche peggiori per l’autrice, perché deve fornire tutti gli elementi per inserirsi nelle vicende di Vani o di Anita senza tuttavia lasciarsi sfuggire eccessive rivelazioni né sugli intrighi gialli né sulle sottotrame.
Gli intrighi sono ben costruiti e spesso si estendono su più livelli, ma non sono sanguinari. Alice è una grande conoscitrice di tutte le regole del giallo, dagli anni Trenta a oggi, ci gioca, le ripropone e si vede che le ama, ma si prende anche la libertà femminile di trasgredirle. Nella serie di Vani Sarca ne citerà espressamente una di S.S. Van Dine, creatore di Philo Vance: «Il morto più morto è e meglio è», asserisce il romanziere, perché secondo lui non si può pretendere l’attenzione di un lettore per trecento pagine per niente di meno di un cadavere. Alice ci dimostra il contrario: con la forza di un intrigo avvincente e di un metodo d’indagine sorprendente calamita la nostra attenzione con un minimo di spargimenti di sangue. Qualche omicidio c’è, ma non c’è mai spazio per compiacimenti sadici. Tanto che ne trarrei una nuova regola del giallo “al tempo del femminismo”, che formulerei così: «la miglior detective è quella che sventa l’omicidio prima che abbia luogo» (anche se non sempre è possibile).
Torniamo alle protagoniste e alla loro rete di relazioni amicali femminili. Vani Sarca sa di avere non solo un talento geniale come ghostwriter, ma anche una solidissima cultura letteraria e un’impeccabile professionalità, e le fa valere senza lasciarsi intimidire da nessuno. E malgrado sia una lupa solitaria, ha un rapporto affettuoso e protettivo con la quindicenne del piano di sopra, Morgana, che a sua volta stravede per lei. La donna che vorrebbe diventare da vecchia è invece Irma, cuoca a riposo di una famiglia dell’aristocrazia industriale torinese, libera e senza peli sulla lingua. Alice ci ha descritto la sua amica Antida, che gliel’aveva ispirata. Vani ha per Morgana le cure e le parole che da adolescente avrebbe voluto ricevere lei e l’affetto per lei incrina la sua ermetica autosufficienza. Morgana a sua volta trae forza anche dal rapporto solidale con la sua amica del cuore Laura, ragazza schietta e dal grande senso pratico.
Anita Bo invece è una ragazza solare e vivace, ma non molto istruita. Ha un’ortografia traballante che suscita lo sdegno del suo capo coltissimo, lo scrittore e traduttore Sebastiano Satta Ascona, che non le risparmia commenti acidi. Anita però si appassiona al lavoro e non si fa remore a esprimere le sue spontanee qualità creative e letterarie, perché sa che le sue idee buone, e finirà così per guadagnarsi la stima di Satta Ascona e anche per inventare una sua geniale forma di resistenza. L’amicizia tra donne ha un ruolo ancora più esplicito in questa serie e si sente che la forza di Anita ha le sue radici nel rapporto con l’ex-compagna di scuola, l’intelligentissima Clara, e con l’ex-insegnante Candida, il cui nome è tutt’altro che casuale («Sì, Candida sono io, anche se non fumo più», ci ha detto per prima cosa l’interessata). Insieme formano un terzetto inseparabile e aperto all’occasione a nuove amiche.
Nella serie di Anita Bo l’approfondito lavoro di documentazione ha talvolta orientato le trame grazie a scoperte fatte in corso d’opera. Quando la sua ex “prof” Candida le pone domande in merito, Alice, dopo aver esclamato: «Ed è subito prima media!», ci racconta dell’ONMI, l’Opera Nazionale Maternità e Infanzia, che nel Ventennio tra l’altro accoglieva le ragazze madri. Dallo stupore di scoprire che sotto il fascismo c’era questa istituzione all’apparenza così avanzata e da un ulteriore approfondimento che ne rivelerà le intenzioni di fondo nascerà la trama del secondo volume, Il grido della rosa. In questo stesso romanzo viene affrontato il tema dei bordelli: la scrittrice non si è accontentata dell’uniformità rosea e nostalgica dei resoconti degli storici e degli studiosi maschi. Sentiva che qualcosa stonava in quel coro unanime e ha insistito a cercare finché non le è capitata in mano la raccolta di Lettere dalle case chiuse, scritte da centinaia di prostitute alla senatrice Lina Merlin durante i lavori parlamentari per la sua legge (e da lei pubblicate nel 1955) per denunciare le loro terribili condizioni di vita. Nella sua scelta stilistica di leggerezza Alice non ne riporta l’orrore, i toni umoristici rimangono, ma la realtà della prostituzione appare ben chiara e senza sconti, a partire dal dato che non è mai stato vero che “con le case chiuse almeno le prostitute avevano un tetto sulla testa”, come vorrebbe la vulgata.
Con tutte queste premesse, non mi spiegavo proprio i rapporti catastrofici che entrambe le protagoniste hanno con la propria madre. Mi aveva colpita, però, un’evoluzione della figura materna da una serie all’altra.
La madre di Vani è talmente disprezzata che non ha neanche un nome: è indicata solo come “madre Sarca” ed è un concentrato di aspirazioni piccolo-borghesi e perbeniste. Il suo rapporto con la figlia maggiore è pessimo, improntato alla reciproca disistima.
La madre di Anita Bo è sì una virago temutissima da tutta la famiglia, ma ha anche delle doti: è lei l’anima imprenditoriale della piccola tabaccheria del marito, è lei che si destreggia tra le ristrettezze (tra l’altro con le storiche ricette di Petronilla) per assicurare alla famiglia un tenore di vita confortevole, è lei che coglie più lucidamente del marito gli aspetti inquietanti del regime fascista e ha persino il coraggio di parlarne francamente con sua figlia. C’è anche un aspetto di somiglianza tra madre e figlia, che si manifesta quando Anita fa il suo stesso gesto di puntarsi polemicamente le mani sui fianchi. E del resto questa madre un nome e un cognome tutti per sé ce li ha: non è “la signora Bo”, ma “Mariele Gribaudo”. Un paradosso curioso: fino al 1975, infatti, le donne sposandosi perdevano il cognome di nascita, eppure conosciamo quello di Mariele. La madre di Vani, nostra contemporanea, è invece nota solo con quello del marito.
Alice Basso chiarisce subito: «Grazie di avermi dato l’occasione di dichiarare che questi due personaggi non sono mia madre!». Poi ci racconta di come avesse bisogno di un contrappunto a Vani da utilizzare come spalla comica in battibecchi familiari, e poiché “madre Sarca” aveva svolto egregiamente il suo ruolo, ha pensato di ingaggiarla nuovamente per la seconda serie, concedendole però un avanzamento: alcuni vantaggi caratteriali e un nome tutto per lei.
Tutto l’incontro si è svolto in tono frizzante e allegro, tra dialoghi con il pubblico, risate e botte e risposte, per concludersi con un ottimo buffet.
Non resta che invitare chi ancora non l’ha fatto a godersi questi bellissimi romanzi, di cui seguono i titoli in ordine cronologico.
Serie di Vani Sarca
L’imprevedibile piano della scrittrice senza nome, Milano, Garzanti, 2015. ISBN 978-88-11-67163-3.
Scrivere è un mestiere pericoloso, Milano, Garzanti, 2016. ISBN 978-88-11-67088-9.
Non ditelo allo scrittore, Milano, Garzanti, 2017. ISBN 978-88-11-67344-6.
La scrittrice del mistero, Milano, Garzanti, 2018. ISBN 978-88-11-60498-3.
Un caso speciale per la ghostwriter, Milano, Garzanti, 2019. ISBN 978-88-11-60262-0.
Serie di Anita Bo
Il morso della vipera, Milano, Garzanti, 2020. ISBN 978-8811812135.
Il grido della rosa, Milano, Garzanti, 2021. ISBN 978-88-1181-8779.
Una stella senza luce, Milano, Garzanti, 2022. ISBN 978-88-1100-3113.
Le aquile della notte, Milano, Garzanti, 2023. ISBN 978-88-1100-8859.
Il quinto volume della serie di Anita Bo uscirà nelle librerie a fine marzo/inizio aprile 2024.
(www.libreriadelledonne.it, 2 febbraio 2024)