di Emanuela Mariotto
Cápito su Quarta Repubblica a dibattito iniziato. Si parla di Neolingua e scopro che la Zanichelli, per essere inclusiva, ha pubblicato un libro di testo per la Scuola nel quale la desinenza di genere è sostituita dalla chiocciola o dalla schwa o dall’asterisco. “Uscit@ di casa”. La schwa non c’è sulla tastiera. Provate a leggere questa Neolingua o a parlarla. Confusione simbolica massima. La discussione è accesissima e mi fa fare alcune riflessioni. C’è un dato evidente e visibile, l’umanità è composta di donne e di uomini che, al di là del loro orientamento sessuale, sono senza dubbio donne e uomini. Per secoli tale realtà è stata ben simbolizzata dalla lingua. Nella lingua italiana ci sono genere femminile e genere maschile, senza considerare l’orientamento sessuale per il quale vi sono parole specifiche, lesbiche, omosessuali, transessuali, bisessuali, asessuali, fluidi.
Con le rivendicazioni Lgbt arriva il delirio della Neolingua. La lingua deve includere tutti i vari orientamenti sessuali. Si interviene allora a livello simbolico nel corpo della lingua così come, con le cure ormonali e gli interventi chirurgici, si interviene sul genere dei corpi, modificandoli. I corpi fisici però oppongono ai deliri inclusivi la concreta realtà dei cromosomi, per cui anche un transessuale resta uomo e donna, conservando cromosomi, organi, scheletro e muscolatura del sesso originario. Nella Neolingua invece tutto diventa indistinto e si produce solamente una regressione simbolica, contravvenendo a una delle regole fondamentali di ogni lingua, la lingua deve servire a fare chiarezza non a far precipitare nell’indistinto.
(Facebook, 23 aprile 2024)