9 Febbraio 2025

La passione più bella

di Laura Colombo


Sabato 8 febbraio 2025 abbiamo ospitato alla Libreria delle donne Luciana Castellina, in una giornata che per lei è stata molto intensa visto che la mattina era a Roma al funerale laico di Aldo Tortorella, compagno di tante battaglie. A 95 anni, continua a portare con sé la passione e la voglia di discutere, raccontare, confrontarsi con un’energia meravigliosa.

Aldo Tortorella è stato una figura centrale nella storia della sinistra italiana, dirigente del PCI e intellettuale di primissimo piano. Ma, come ha scritto Luciana Castellina nel suo bel ricordo su “il manifesto”, per chi ha vissuto la politica come una scelta totalizzante, non era solo un compagno di partito: era parte di una comunità in cui la politica e la vita si intrecciavano completamente. “L’impegno politico non era a quei tempi un aspetto della propria vita, era la vita stessa.”

E in fondo, La scoperta del mondo, il libro presentato in Libreria nella sua nuova edizione, è proprio questo: il racconto di una generazione che ha vissuto la politica non come qualcosa di separato dalla vita, ma come una dimensione in cui tutto si mescolava, amicizie, passioni, amori, lotte.

Ci sono libri che raccontano il passato e libri che, pur narrando eventi di un’altra epoca, parlano direttamente al presente e al futuro. La scoperta del mondo di Luciana Castellina è uno di questi. Non è solo un’autobiografia, ma un invito, un racconto che attraversa generazioni, un ponte tra chi ha vissuto il Novecento e chi oggi si interroga su come cambiare il mondo.

Luciana Castellina, nella nota che accompagna questa nuova edizione, ci dice qualcosa di potente: i giovani di oggi non sono spoliticizzati, sono solo in cerca di uno sguardo più lungo, di una visione più ampia di quella che spesso la politica ufficiale offre loro. Castellina guarda avanti, osserva i giovani con curiosità e ottimismo, li riconosce come eredi di una voglia di cambiamento che non si è spenta. E allora questo libro diventa un ponte: tra chi ha vissuto anni di grandi trasformazioni e chi oggi cerca strumenti per affrontare il presente.

Il libro ripercorre i diari giovanili di Luciana Castellina, dal 25 luglio 1943, quando Luciana ha 14 anni e sente la notizia dell’arresto di Mussolini. In quel momento, inizia anche il suo percorso politico, lei che si affaccia al mondo in un contesto fascista e non vede una reale alternativa, il suo ambiente è antifascista e anticonformista ma non attivamente partecipe alla Resistenza e intorno a lei in molti sono presi dalla propria sopravvivenza personale, c’è paura, c’è la guerra. Lentamente, attraverso incontri, letture, esperienze, si apre una breccia oltre la propaganda e la paura. E Castellina descrive questo momento con una frase che colpisce “Finalmente, anziché occuparmi dell’onore perduto della patria, esprimo qualche preoccupazione per chi non può pagare l’olio a 2200 lire il fiasco e le uova a 22 l’una. Qualcuno mi ha detto che ci sarebbero stati persino assalti si forni nei quartieri popolari. E uno sciopero generale dei lavoratori dell’Atac, della Romana Gas, del Poligrafico. La ribellione – era ora! – cominciava a piacermi” (pag. 84).

Con la fine della guerra, l’orizzonte si allarga. C’è entusiasmo, c’è voglia di capire, di agire, di prendere parte alla costruzione di un mondo nuovo.
Ma avvicinarsi alla politica non è immediato. Luciana si sente inadeguata, ha una sete di sapere che non sa dove cominciare a colmare. È un sentimento che io ritrovo nei giovani di oggi, smarriti davanti alla complessità del mondo e privi di strumenti per decifrarlo. Inizia ad appassionarsi alla pittura, ma non in modo astratto: per lei, l’arte è uno strumento politico, un mezzo per leggere e raccontare la realtà. Confrontandosi con altri giovani pittori – quasi tutti comunisti – cresce anche la sua coscienza politica. Capisce che la politica è il contrario di guardarsi l’ombelico, è la scoperta dell’altro e del mondo: “È questa dimensione nuovamente collettiva che mi aiuta a uscire dall’autoreferenzialità, che mi fa persino ritrovare il senso di quella parola – patria – che prima scrivevo con la P maiuscola, poi avevo del tutto cancellata come inganno e retorica. La pietà che comincio a sentire per il mio prossimo più lontano dal mio ghetto sociale, per i senza privilegi, gli sfollati, i disoccupati, i reduci, i martiri, mi ridà una dimensione collettiva, solidale. E che a poco a poco mi apre alla curiosità della politica, che è, appunto, il contrario del proprio ombelico” (pag. 117).

Questi sono anni in cui la felicità e l’angoscia convivono. Da un lato, la sensazione esaltante di avere tutto il mondo davanti e volerlo scoprire, una sensazione di felicità che l’accompagna spesso, come scrive (pag. 121). Dall’altro, la paura di forze enormi e incontrollabili, come la bomba atomica (pag. 120).

Il vero punto di svolta arriva con un professore del liceo, Giuseppe Petronio, che le fa capire quello che non aveva mai compreso prima. Nel libro si trovano piccole perle di curiosità, umanità e intelligenza, disseminate tra le pagine. Per esempio, Luciana annota la fine della guerra il 26 aprile del 1945 e un paio di giorni dopo l’uscita del film di animazione Biancaneve (pagg. 98-99). Oppure nel 1947 registra i lavori dell’Assemblea Costituente, che tratta anche temi come il divorzio o i figli illegittimi, scoprendo che ciò che ha sempre considerato privato è in realtà profondamente politico (pag. 142). La sua vita cambia completamente. Viaggia, partecipa a un’esperienza di lavoro volontario in Jugoslavia, entra in contatto con coetanei da tutto il mondo. Scrive: “Dopo la lunga ghettizzazione del fascismo e della guerra, il mondo ci è letteralmente scoppiato in mano: variopinto, iperplurale, inaspettato” (pag. 177).
Entra nel PCI, dove scopre un rigore morale che non ha mai vissuto nella sua famiglia. Nel 1947, a Praga, capisce che il comunismo non è solo una scelta politica, ma la possibilità di un mondo alternativo. Praga diventerà anche il simbolo di un altro momento cruciale della sua vita: la rottura del 1968, la radiazione dal PCI, la nascita de il manifesto dopo l’invasione sovietica.

Fin dall’inizio, la sua idea di politica è chiara: non è la spartizione del potere, ma un impegno collettivo per il riscatto dell’umanità: “La politica sarebbe arrivata dopo, poco alla volta. Ma per noi, che venivamo dall’università, quella è una straordinaria lezione di politica. Oggi direi di ‘politica vera’, allora non avevo nemmeno idea che potesse essercene una diversa” (pag. 200). E ancora: “Figure umane straordinarie, che regalano ore e ore della loro giornata all’impegno collettivo, senza neppure porsi il problema di un risarcimento che non sia quello ideale del riscatto dell’umanità. Cariche elettive o nomine o prebende sono lontanissime dall’orizzonte. Per anni, credo di non aver incontrato deputati o consiglieri comunali o, se li ho incontrati, non li ho distinti dagli altri militanti” (pag. 201). E questo, oggi più che mai, resta un nodo fondamentale: come si può pensare la politica senza trasformarla in puro individualismo o in gestione di cariche e di potere?

Luciana Castellina, nella sua lunga vita di impegno politico e culturale, non ha mai smesso di interrogarsi sul presente e di dialogare con il futuro. Nel 2024 ha rilasciato un’intervista a un giovane studente del Liceo Manzoni di Milano, Giaime Nisivoccia, dove pone delle domande radicali: Vi piace il mondo così com’è? Vi sembra giusto? Se no, avete pensato a come cambiarlo? In fondo, sono le stesse che si poneva a 14 anni, quando iniziava a scoprire la realtà fuori dalla bolla del fascismo. In questa intervista pubblicata sul giornalino della scuola, Luciana Castellina dice che oggi come allora, molti giovani avvertono l’ingiustizia, il disagio di vivere in una società che non offre spazio e opportunità a tutti allo stesso modo. E aggiunge che il nemico più pericoloso non è solo l’ingiustizia, ma la rassegnazione. Proprio qui il suo libro diventa importante: perché racconta la scoperta della politica non come ideologia astratta, ma come qualcosa che riguarda la vita concreta, le relazioni, le scelte quotidiane. La politica come il contrario del ripiegamento su se stessi, come lo strumento per uscire dal proprio ombelico e scoprire il mondo.

Il passato serve se è capace di parlare al presente. Questo libro lo fa, e lo fa senza retorica, senza nostalgia. È un racconto di formazione che si apre al futuro, perché chi lo legge – giovane o meno giovane – possa farsi le domande giuste. E magari trovare le proprie risposte.


(www.libreriadelledonne.it, 9 febbraio 2025)

Print Friendly, PDF & Email