Giulia, 26 gennaio 2025, La Libreria delle donne di Milano festeggia mezzo secolo dedicato «a pensare assieme», di Marina Cosi
ND Noidonne, 31 gennaio 2025, I primi cinquant’anni della Libreria delle donne di Milano, di Tiziana Bartolini
Il Quotidiano del Sud, 1° febbraio 2025, La Libreria delle donne di Milano compie cinquant’anni, di Franca Fortunato
la Repubblica-Milano, 4 febbraio 2025, Mezzo secolo della Libreria che dà voce alle donne: “Le battaglie continuano”, di Zita Dazzi
Il Fatto Quotidiano, 7 febbraio 2025, Libreria delle donne: passato e presente femminista a Milano, di Gianni Barbacetto
Quattro, 5 febbraio 2025, La Libreria delle donne di Milano compie 50 anni. Attività, storia e progetti, di Antonella Damiani
Corriere della sera, 24 febbraio 2025, La libreria delle donne a Milano, Mirella Maifreda: «Da cinquant’anni siamo una realtà politica», di Marta Ghezzi
fanpage.it, 1 marzo 2025, La storia della Libreria delle donne, a Milano dal 1975: “Ha dato voce a tutte coloro che non l’avevano mai avuta”, a cura di Giulia Ghirardi
Giulia, 26 gennaio 2025
Giulia, 26 gennaio 2025, La Libreria delle donne di Milano festeggia mezzo secolo dedicato «a pensare assieme»
di Marina Cosi
Il senso del tempo trascorso, mezzo secolo, e del trasloco della libreria dal centro al semicentro di Milano, ossia da via Dogana a via Calvi, sta anche nella postura del pubblico presente, domenica 25 gennaio 2025. Allora ci si riuniva accovacciandosi per terra, ieri si era tutte sulle sedie. Al di là del significato simbolico, la spiegazione sta soprattutto nell’età media (alta) delle partecipanti all’incontro/conferenza, affollatissimo, “Libreria delle donne di Milano 1975/2025”. Un po’ di ricordi e un bel catalogo di proposte per guardare avanti: un atteggiamento concreto, per così dire meneghino. Fra il pubblico anche le colleghe di altre case e librerie delle donne – svizzere italiane presenti, parigine da remoto – e qualche raro maschio. Con l’occasione l’accenno al programma dei prossimi mesi. Che, come ha sottolineato Giordana Masotto, sta nel segno della gratitudine alle nuove generazioni di donne che di quel progetto “se ne appropriano e lo rigenerano”. Ricordando che alla Libreria, appunto, si vendono (si presentano, si discutono…) soltanto libri di donne: “Volevamo far incontrare nello stesso luogo la capacità di partecipare di alcune col desiderio di tutte”. Milano come calamita: “Sono arrivata a fine Novecento – è il ricordo di Laura Colombo – da un gruppo in Brianza, Sottosopra Rosso, e subito ci siamo messe al lavoro per ampliare col sito, coi social, assieme a grafiche e a giovani, anche molto giovani come il gruppo delle liceali del Manzoni…”. E cita anche Daniela Santoro e Fosca Giovannelli; critiche ma operative, inclusive, insomma; questa la vera differenza, “rispetto ad altri movimenti politici che han bisogno di far fuori chi c’era prima…”.
La frase più ripetuta, in interventi di donne della prima e della seconda ora, di età diverse, ieri è stata “pensare assieme”. Si citano Lia Cigarini e Renata Sarfati. Non si dice “lavoro politico”, è lessico d’altra provenienza, ma di questo si tratta, per cui durante la settimana ciascheduna ha il suo impiego remunerato altrove, poi il sabato lo si passa qua a lavorare e pensare assieme. In un luogo fisico che è anche e opportunamente, come sottolinea Lia Cigarini, “aperto su strada”. Guardando al programma (vedi il link sopra) si va dal dialogo con le bambine – l’Accademia delle piccole filosofe – all’incontro con l’Enciclopedia delle donne a quello con le artiste (“Creare non è comunicare ma resistere”). Ci sono le opere, tre su 3 diverse “grandi” donne, di Ombretta De Biase. C’è la memoria interna, con i 111 numeri di “Via Dogana”, la rivista fondata da Luisa Muraro che è stata poi digitalizzata e quindi passata online dal marzo 2015 (veste digitale ridisegnata completamente nel 2024). C’è molta attenzione al lavoro, mica siamo per niente a Milano…: il 9 aprile si terrà in Cgil/Porta Vittoria un convegno su “Radicalità al lavoro” ossia su come guardare oltre e forzare i confini dia libertà. Con un’attenzione, di nicchia ma c’è, anche all’arte (come dimostra la vetrofania sulla vetrina d’ingresso)…
Oltre ai libri “soltanto” di donne, qui in via Calvi c’è anche un archivio (2500 titoli) di film a regia femminile. (Nota: il 12 aprile verrà presentato il Ritratto della giovane in fiamme di Céline Sciamma). E per sottolineare come il nucleo operativo e creativo della Libreria sia centrato sulle donne ma non discriminante si ricorda che nella redazione del sito della Libreria fanno parte “ben due uomini”. Il mercoledì si fa orario continuato, cosa pensata per permettere a chi lavora di approfittare dell’intervallo per fare un salto in libreria; la cosa bella è che nell’occasione arrivano tante giovani, molte dalla non lontana Statale alla ricerca di spunti o di testi per la loro tesi. E pure dei giovani perché, come ha sottolineato Lia Cigarini, “abbiamo portato molti uomini sulle nostre posizioni”. Pragmatica: “Altrimenti non si fa la rivoluzione”.
Molte le traduzioni in altre lingue, in tedesco in particolare, che ha saputo riconoscere la peculiarità del femminismo italiano di portare nel sociale le proprie pratiche attraverso il simbolico. Mentre prima, per capirci, si utilizzavano pratiche tradizionali, nate coi movimenti sindacali, a partire dalle grandi (“oceaniche”) manifestazioni di piazza. Come Usciamo dal Silenzio.
Concludendo, vanno segnalati sia l’approfondimento ad hoc della Libreria delle donne https://puntodivista.libreriadelledonne.it/via-dogana-3/ sia l’ottimo lavoro sulla storia della Libreria girato da Sabina Fedeli con le colleghe di MemoMi ( https://memomi.it/libreria-delle-donne ). Libreria che subito, con meneghina efficienza, ha ora prodotto anche un libretto tratto dal parlato del film…
(https://giulia.globalist.it/rete-delle-donne/2025/01/26/la-libreria-delle-donne-di-milano-festeggia-mezzo-secolo-dedicato-a-pensare-assieme/, 26 gennaio 2025)
ND Noidonne, 31 gennaio 2025
I primi cinquant’anni della Libreria delle donne di Milano
di Tiziana Bartolini
Un denso programma femminista di iniziative all’insegna della politica e della partecipazione
La Libreria delle donne di Milano festeggia i suoi primi cinquant’anni. Un traguardo importante celebrato con un denso programma di iniziative pensate guardando al futuro più che al passato perché “questa è solo una tappa nel percorso e nella storia del femminismo: siamo convinte che il movimento delle donne, nato dalla libertà guadagnata con pochi mezzi e ben radicato nell’ascolto di sé in relazione con altre, sia imprescindibile per ripensare l’agire politico per tutte e tutti”. Con queste parole è introdotto il programma dei numerosi appuntamenti in agenda per tutto il 2025, presentato in una affollata sala in Via Pietro Calvi 29, sede della Libreria, che è la fotografia di una realtà palpitante di vita e progettualità.
Da quando nella prima sede, aperta nel 1975 in Via Dogana 2, un gruppo di giovani femministe ha sentito il bisogno di uno spazio fisico in cui incontrarsi e riconoscersi, le continue attività hanno costruito solide relazioni e hanno permesso di condividere elaborazioni e riflessioni di filosofe come Lia Cigarini o Luisa Muraro, intellettuali che hanno fatto la storia del femminismo.
La Libreria delle donne, oltre a raccogliere e vendere volumi di autrici, conserva materiali d’archivio e cura alcune pubblicazioni tra cui Via Dogana, rivista stampata a lungo in versione cartacea (111 numeri) e dal 2015 Via Dogana 3, in versione on line. Tra le tante attività ordinarie ci sono: una rassegna stampa on line dal titolo Punto di Vista, proiezioni di film a cura dell’Associazione Lucrezia Marinelli e cicli di discussioni politiche di cui si occupa il Circolo della rosa.
Non tutti gli appuntamenti previsti per questo anniversario si svolgeranno nella Libreria, a sottolineare l’importanza attribuita alle relazioni e alla più ampia partecipazione. I vari appuntamenti spaziano dalle letture sceniche agli incontri con le case editrici femministe, dalla presentazione e discussione del primo numero cartaceo speciale di Via Dogana 50 anni alla redazione aperta del primo numero on line di Via Dogana 3, dai dialoghi con Luisa Muraro a incontri con l’Enciclopedia delle donne e con artiste contemporanee.
L’impostazione del programma riflette la decisa identità della Libreria, riconfermata nei decenni, che vuole essere “un luogo politico, per come noi abbiamo inteso la politica. Niente a che vedere con istituzioni, partiti o gruppi omogenei. La chiamiamo politica del partire da sé e nasce dalla riflessione sull’esperienza che ciascuna fa, dallo stare insieme in un’impresa di donne ma anche nel mondo e si basa sulla relazione. Ma in quello che siamo c’è qualcosa che non si può scrivere da nessuna parte, qualcosa che non è riducibile a ciò che si può esprimere in parole, perché bisogna esserci per viverlo”.
(ND Noidonne, 31 gennaio 2025)
Il Quotidiano del Sud, 1° febbraio 2025
La Libreria delle donne di Milano compie cinquant’anni
di Franca Fortunato
Il 15 ottobre 1975 a Milano, in via Dogana, nasceva la Libreria delle donne per iniziativa di femministe della differenza sessuale, spinte dal desiderio di farne “un centro di raccolta e di vendita di opere di donne” e “un laboratorio di pratica politica”, fondata sulle relazioni tra donne. Una storia lunga 50 anni, che ha fatto della Libreria un punto di riferimento per il femminismo italiano e internazionale. Intenso è il programma per festeggiare la ricorrenza lungo tutto l’anno con incontri, dibattiti, convegni in Libreria, in città e all’estero e una grande festa a ottobre. Programma presentato, sabato scorso, in conferenza stampa, a cui ho partecipato anch’io, da Giordana Masotto, una delle fondatrici, Laura Colombo, giovane arrivata alla fine dello scorso millennio, e Giorgia Basch, ventenne, arrivata per ultima. Tre donne, tre “punti di vista diversi” che, a partire da sé, hanno raccontato le “tre età della Libreria” e di come le iniziative programmate si accompagnino alla pratica politica di “rinnovare insieme la ricerca, capire chi siamo, ripercorrere il già passato per capire meglio, per reinventare, anche il nostro andare avanti”. Pensare agli inizi, come ha fatto Masotto, è pensare a Milano degli anni ’70, al “fervore intensissimo” che veniva dalla pratica dell’autocoscienza dei piccoli gruppi di sole donne che si ritrovavano nelle case per parlarsi, rompendo “il concetto di privato” e abbattendo “i muri delle case”. Tante erano le relazioni con donne che “lavoravano, pensavano, si incontravano altrove” tra cui le femministe francesi di Politique et psychanalyse dal cui esempio le milanesi trassero l’idea di aprire la libreria con la differenza di scegliere di vendere libri scritti solo da donne. “Significare la scrittura delle donne voleva dire creare nuovi paradigmi, creare genealogie, che prima non esistevano. Selezionando, dando voce, corpo, spazio al pensiero, alla scrittura delle donne abbiamo fatto un gesto di rottura. Vendere libri solo di donne era una bomba nel mondo editoriale e della distribuzione”, mondo che poi è diventato preparatissimo nel proporre libri di donne, segno che “quando si fanno gesti forti e affermativi con autorevolezza il panorama cambia”. Aprire la Libreria era un evento eccitante e Masotto si è licenziata dal lavoro, è diventata la prima libraia a tempo pieno e altre, ieri come oggi, si sceglievano a turno in che orari potevano andare. “La Libreria, scrissero nel manifesto di apertura, è un negozio, si apre sulla strada, chiunque può entrarvi, è stata fatta per le donne da alcune donne (…). Abbiamo voluto fare incontrare nello stesso luogo l’espressione della creatività di alcune con la volontà di liberazione di tutte.” Guardare il passato e il presente in una donna come Masotto non può non suscitare gratitudine. Gratitudine per le donne con cui ha “fatto tutte le cose che individualmente non si possono fare”, gratitudine per le “nuove generazioni perché (…) quando guardano e hanno curiosità e interesse per quello che noi abbiamo fatto, lo rivivono, lo rimettono in corso col loro punto di vista, lo rigenerano”. L’arrivo di Laura Colombo, insieme ad altre, porta la rete, si crea il Sito della Libreria, “una scommessa riuscita”, torna la rivista Via Dogana, la terza, non più cartacea ma online. Le redazioni sono luoghi di pratica politica tra donne di generazioni diverse e tra donne e uomini. In quella di Via Dogana3 c’è Giorgia Baschirotto che arriva in Libreria spinta dal “bisogno di pensare insieme e capire cosa il femminismo potesse rappresentare” per la sua generazione e “come avrebbe potuto rivoluzionare” la loro “vita”. E così, la storia della Libreria continua, storia di donne, di pensiero e di pratiche politiche per donne e uomini. Un grazie e tanti Auguri.
(Il Quotidiano del Sud, rubrica “Io Donna”, 1° febbraio 2025)
la Repubblica-Milano, 4 febbraio 2025
Mezzo secolo della Libreria che dà voce alle donne: “Le battaglie continuano”
di Zita Dazzi
In via Pietro Calvi, non si vendono solo libri: “È rimasto un luogo per incontrarsi e discutere. Le giovani vogliono ricreare pratiche femministe”. Tante iniziative per celebrare l’anniversario
Correvano gli anni ’70, le femministe erano ridenti, arrabbiate e per la prima volta rivendicative, gonne mini o lunghe e fiorate, alcune sugli zoccoli, altre a piedi nudi come Joan Baez. Nottate intere a discutere, e poi le battaglie, il divorzio, l’aborto e il nuovo diritto di famiglia, argomenti di mille e una manifestazione, dei gruppi di autocoscienza nei quali si parlava di sessualità e di ribaltamento dei ruoli imposti alle loro madri e nonne, in un movimento che faceva della ripresa di un sapere personale la risposta alla medicalizzazione del corpo e di tutti i suoi processi, dal parto alle mestruazioni. Questo era il clima in cui, esattamente 50 anni fa, nasceva in via Dogana 2 la prima Libreria delle donne in Italia, sul modello di una simile impresa a Parigi.
Fra le fondatrici c’erano Luisa Muraro, Lia Cigarini, l’artista Bibi Tomasi e Giordana Masotto, la prima libraia, ancora oggi orgogliosamente sulla breccia assieme alle nuove leve, fra le quali ci sono Giorgia Basch e Laura Colombo, web mater curatrice del sito sul quale è appena stato messo on line un folto programma di iniziative da qui a ottobre, quando ci sarà la festa celebrativa nella nuova sede in via Pietro Calvi 29.
«Volevamo un luogo sulla strada, aperto a tutte, un negozio, dove anche ci si potesse ritrovare, un luogo per coniugare l’espressione della creatività di alcune con la volontà di liberazione di tutte», spiega Giordana Masotto che, alla bella età di 78 anni, è ancora una delle anime di questa libreria, che oltre a vendere una sterminata messe di libri che riguardano le donne, possiede anche un fondo di testi esauriti e introvabili.
Ma la libreria è «una realtà politica composita e in movimento», come si legge sul sito, e sforna pubblicazioni in proprio e una rivista online – Via Dogana -, oltre a organizzare tutte le settimane riunioni e discussioni politiche, proiezioni di film, presentazioni di saggi e romanzi che diventano momenti di riflessione collettiva. «All’inizio pagavamo l’affitto in una sede che ci aveva dato il Comune e per partire facemmo un’asta con opere d’arte che ci vennero donate da varie artiste vicine al nostro collettivo, fra le quali c’era Lea Vergine. Vendevamo solo libri di donne, come gesto politico, ma nel corso degli anni ci si è ripensato. Tante cose si sono evolute», racconta ancora Giordana che, con Pinuccia Barbieri, è la memoria storica della Libreria, anche se a mandare avanti oggi il negozio e le iniziative è una folla di volontarie, alcune molto giovani, che negli anni ’70 non erano nemmeno nate.
Il pubblico e la clientela negli anni sono cambiati, così come la contaminazione col dibattito sul patriarcato che mobilita la folla delle nuove femministe e della rete “Non Una di Meno”, integrando i temi che vengono dalla vecchia guardia. «C’è interesse nelle più giovani per la riappropriazione dei nostri pensieri e gesti degli anni ’70 – rivela Masotto -, trasformando la memoria in qualcosa di più vivo. Siamo molto grate per le sensibilità nuove, le interlocuzioni col femminismo di oggi, in una fase di crisi radicale del modello patriarcale. Tanti i nodi ancora da affrontare. Quello delle violenze, soprattutto. Su questo le giovani hanno un’esigenza forte di confronto in presenza, perché nelle relazioni virtuali c’è una sensazione di inganno e di svuotamento, per cui si sta riscoprendo il bisogno di ricreare delle pratiche».
Tante le iniziative per i 50 anni, dalle conferenze su alcune “maestre di vita” (Simone Weil, Lina Merlin e altre), all’assemblea del 9 aprile sulla “Radicalità del lavoro” alla Cgil in corso di Porta Vittoria 43.
(la Repubblica-Milano, 4 febbraio 2025)
Il Fatto Quotidiano, 7 febbraio 2025
Libreria delle donne: passato e presente femminista a Milano
di Gianni Barbacetto
Un pezzo importante della città si appresta a festeggiare i suoi cinquant’anni
Era il 1975, esattamente cinquant’anni fa. Le femministe erano una presenza giustamente inquietante, dentro la già inquieta società italiana, ma anche dentro (o fuori) i gruppi della nuova sinistra. In quell’anno nacque a Milano, in via Dogana 2 a un soffio dal Duomo, la Libreria delle donne. Era la prima in Italia, fondata da un collettivo che si ispirava alla Librairie des Femmes di Parigi fondata da Antoinette Fouque, del gruppo Psychanalyse et Politique. Fin dall’inizio fu perfino più radicale, perché decise di proporre solo opere di donne: quelle degli uomini avevano già centinaia, migliaia di vetrine. In via Dogana crebbe un luogo del sapere femminile e del “femminismo della differenza sessuale”. Lì non si vendevano solo libri, ma si elaborava un sapere, si aprivano polemiche, si creavano conflitti. Si costruiva il pensiero originale del femminismo italiano che rivendicava il «radicamento della teoria nelle pratiche femministe». Erano libraie e autrici di libri, le fondatrici di Via Dogana, fondatrici di riviste – Sottosopra, Via Dogana, Aspirina – che elaboravano e lanciavano idee come bombe aliene sulla cultura italiana, anche di sinistra, in dialogo – vivace e spesso acceso – con il femminismo internazionale. La filosofa Luisa Muraro elaborava la figura della madre simbolica. Altre “sputavano su Hegel” (e un po’ anche su Freud) e dibattevano le posizioni di Carla Lonzi sulla donna clitoridea. Oggi alle fondatrici, le decane – Lia Cigarini, Giordana Masotto, Luisa Muraro, l’artista Bibi Tomasi, Pinuccia Barbieri e tante altre – si sono unite le nuove leve – fra le quali Giorgia Basch e Laura Colombo – che continuano un lavoro interminabile come l’analisi, come la storia. Gli inizi furono aiutati dalla donazione di opere di alcune artiste, presentazione curata dalla critica d’arte Lea Vergine. Ancora oggi alle pareti della nuova sede della Libreria, in via Calvi 29, sono esposte opere di Valentina Berardinone, Carla Accardi, Dadamaino, Mirella Bentivoglio. La libreria ha un archivio e una biblioteca di libri rari sul femminismo. Da qualche parte ha anche le vignette di Pat Carra.
Un pezzo di storia di Milano (e d’Italia) è passata da lì, dalla Libreria delle donne. Le battaglie per il divorzio e l’aborto, il nuovo diritto di famiglia, i gruppi di autocoscienza, l’emancipazione diventata liberazione, l’elaborazione di una sessualità non subordinata al maschile, di una politica delle donne fuori dai radar maschili. La Milano del 2025 è un altro pianeta rispetto a quella del 1975. Eppure le donne della Libreria sono ancora lì, in un luogo aperto e fisico dove incontrarsi, guardarsi, parlarsi, discutere, produrre idee, leggere libri, venderli, scriverli. E preparare la festa dei 50 anni, a ottobre, con un saporito programma di incontri e iniziative. Ora sugli scaffali ci sono libri anche di uomini, agli incontri arrivano donne di tre generazioni (e anche uomini), la gestione è affidata a un gruppo di volontarie che le gonnellone a fiori delle femministe anni Settanta le hanno viste solo nelle foto in bianco e nero e oggi discutono di patriarcato e femminicidio, antiche violenze e nuovo femminismo.
Dopo cinquant’anni la Libreria resta un luogo fisico, dei corpi, in un mondo virtuale e social. Passato e presente si intrecciano nel programma per i 50 anni, con incontri sulle “maestre” – Simone Weil, Lina Merlin e altre –, assemblee sulla “radicalità del lavoro”, letture sceniche che attraverso il teatro portano in vita figure femminili «capaci di lasciare un segno nella storia e un’eredità di pensiero e pratica per il presente», collaborazioni con le scuole (il liceo classico Manzoni). Il programma completo è sul sito della Libreria; i prossimi cinquant’anni sono nelle idee delle ragazze che sono arrivate a prendere il testimone dalle mani delle fondatrici.
(Il Fatto Quotidiano, rubrica “Nordisti”, 7 febbraio 2025)
Quattro, 5 febbraio 2025
La Libreria delle donne di Milano compie 50 anni
Attività, storia e progetti
di Antonella Damiani
Importante realtà e riconosciuta protagonista del femminismo italiano, la Libreria delle donne è centro culturale e luogo storico di incontri, iniziative sociali e artistiche.
Dal 2001 con sede in via Pietro Calvi 29, la Libreria è stata fondata nel 1975 in via Dogana 2 da un gruppo di donne considerando l’idea della Libraire des femmes di Parigi, di raccogliere e far circolare opere femminili del passato e del presente, scegliendo, diversamente dal progetto francese, di trattare soltanto opere di donne. Una decisione innovativa intesa a valorizzare l’importanza di conoscere ciò che le altre donne hanno pensato prima, creando una genealogia femminile. La Libreria, insieme ad alcune donne dell’Udi (Unione donne italiane), apre nel 1990 il Circolo della rosa di Milano, che è stato definito «il salotto più comodo del femminismo più scomodo»e che si trova nel grande spazio attualmente collegato alla libreria dedicato a incontri su politica, letteratura, arte e musica.
Autrice, editrice di libri e pubblicazioni fra cui le riviste Via Dogana e Aspirina, la Libreria delle donne possiede un archivio prezioso e un fondo di testi esauriti e introvabili.
La programmazione delle iniziative, proposte dalle socie, è sempre ideata con l’intento di promuovere la libera circolazione del sapere femminile e la pratica di relazione. Alla presentazione del calendario 2025 per i cinquant’anni, in occasione della conferenza stampa del 25 gennaio, è stato dichiarato: «questo traguardo è solo una tappa nel percorso e nella storia del femminismo, siamo convinte che il movimento delle donne, nato dalla libertà guadagnata con pochi mezzi e ben radicato nell’ascolto di sé in relazione con altre, sia imprescindibile per ripensare l’agire politico per tutte e tutti, Creatività e relazioni, al di là dei rapporti di potere, sono il cuore pulsante di una trasformazione possibile».
A illustrare il programma per la celebrazione, gli interventi significativi e le testimonianze di tre donne di diverse generazioni. Giordana Masotto, socia fondatrice e prima libraia, dichiara «È il momento di ripensare agli inizi, al fervore intenso degli anni Settanta, ai piccoli gruppi di autocoscienza che si trovavano nelle case: un parlarsi che è stata la prima rottura del privato. Tutto ciò che abbiamo realizzato è stato possibile perché fatto con altre, sono grata a tutte le donne con le quali abbiamo collaborato in questi cinquant’anni e alle nuove generazioni che raccolgono questa eredità e la rigenerano».
Laura Colombo, appartenente alla generazione successiva di femministe, ricorda: «sono arrivata alla Libreria verso la fine dello scorso millennio, tramite il Gruppo Lavoro e ho trovato una radicalità di pensieri, una risorsa incredibile per me che restituiva tanta libertà. Nel 2001 abbiamo aperto un’ulteriore vetrina della Libreria in rete ed è nato il sito, una scommessa riuscita. La Libreria è una storia che continua, ad esempio con i progetti con le scuole milanesi, in particolare con il Liceo classico Manzoni e le liceali sono in costante dialogo con noi».
«Pensare insieme ha completamente cambiato la mia prospettiva, il mio modo di vivere e lavorare – spiega Giorgia Basch, trentaduenne e fra le ultime unitesi alla Libreria. – È importante questo femminismo della differenza ed è importante parlarne di persona, io sono venuta qui nel 2020 perché sentivo il bisogno di partecipare dal vivo».
Fra le iniziative citiamo i quattro incontri con le editrici femministe (primo il 15 febbraio con Enciclopedia delle donne), le presentazioni dei numeri di Via Dogana Speciale 50 anni, il ciclo di letture sceniche, curate da Ombretta De Biase, che attraverso il teatro portano in vita alcune figure femminili (8 marzo Lina Merlin e 15 marzo Simone Weil), il ciclo di incontri mensili dedicati al dialogo fra scienza e arte, curati da Francesca Pasini e Cristina Rossi.
Questi contenuti, la storia e l’impegno profuso sono espressione di partecipazione e progresso.
(QUATTRO. Giornale di informazione e cultura della zona 4, anno XXIX, n. 260, febbraio 2025)
Corriere della sera, 24 febbraio 2025
La libreria delle donne a Milano, Mirella Maifreda: «Da cinquant’anni siamo una realtà politica»
di Marta Ghezzi
La libreria femminista di via Pietro Calvi che «non disdegna qualche giallo»: «Ma la vera ricchezza di questo luogo sono le relazioni»
Vorrebbe appellarsi al Quinto Emendamento Mirella Maifreda, e non parlare di sé. Perché «la Libreria delle donne è un luogo anomalo, non di protagonismi ma di impegno e forze collettive». E allora si parte da lì, dalle caratteristiche che rendono la libreria femminista di via Pietro Calvi abbastanza unica. Lei attacca, «a tenerla aperta siamo in dieci, tutte volontarie, diverse per età, formazione, motivazioni». La vera differenza, però, è forse la forma cooperativa, «che implica scelte di gruppo e direzione sempre condivisa, perfino il catalogo è costruito insieme, libro dopo libro».
Lei si definisce semplice turnista, lo è da oltre dieci anni, per tre mattine la settimana. «Frequentavo la libreria dai tempi di via Dogana», dice, «avevo amiche dentro, sapevano che avevo del tempo libero, ho accettato la proposta». Maifreda è laureata in Scienze Politiche alla Statale, tesi in Sociologia, «sui primi fondi elargiti dalla Comunità Europea, in pratica ho studiato l’incapacità italiana di accedere ai finanziamenti o di utilizzarli in modo corretto». Dei lavori precedenti in società private accenna appena, la diverte di più far sapere che ha ricoperto il ruolo di presidente di una microcomunità montana in una valle del Piemonte, «sono piemontese da parte di madre, lombarda di padre, severità sabauda e calvinismo padano», e per evitare fraintendimenti precisa, «non mi hanno trasmesso rigidità ma schiettezza e valori forti».
Si ritorna ai libri. Lei parte alla carica, «affrontiamo il tema scottante senza inutili pudori», dice, «lelibrerie arrancano, o peggio chiudono, e lo abbiamo visto succedere anche a Milano, perché in Italia non si legge e i libri hanno costi esagerati. Ho ammirato la recente intervista di Loredana Lipperini a un collega inglese, il problema della gente che non ama più la lettura è serio, travolgente. Il resto, tutto il bla bla sui librai come facilitatori, come consiglieri, è pura retorica». La discussione si sposta sull’utenza della Libreria delle donne. «Non mancano i clienti di passaggio, ma in generale chi entra qui, ed è indifferente se uomo o donna, lo fa consapevolmente, per convinzione, militanza. E qui interveniamo noi». Ma come, e il discorso sulla retorica della figura del libraio? «È altro, non vengono a chiederci titoli ma conoscenza, siamo interpellate sulle nostre competenze». Dei clienti parla con affetto, «ci confrontiamo con un pubblico di lettori che definirei formati, in grado di affrontare un testo come I vagabondi di Olga Tokarczuk, scrittura estremamente lenta di cui si è persa l’abitudine. Oggi ai giovani piace moltissimo Sally Rooney perché parla con onestà di relazioni e tradimenti», continua, «io faccio notare che sono gli stessi temi di Anna Karenina di Tolstoj, ma vince sempre l’incedere rapido e il respiro contemporaneo».
Con i ragazzi Maifreda si trova, «è legittimo avere visioni distinte, anche ideologie legate all’età. Io però controbatto, alimento lo scambio, è raro che da noi si acquisti e via, senza parlarsi. La ricchezza di questo luogo sono le relazioni». Ancora di libri. Lei rivela, «il numero delle donne che ci portano i loro manoscritti in lettura è oramai fuori controllo, la solidarietà femminile fraintesa che diventa obbligo, non credo accada in altre librerie». La libreria ha già, fra l’altro, impegni paralleli: le tesi, le richieste di bibliografie, i convegni, ed è autrice di pubblicazioni e della rivista online “Via Dogana”. Per tutto il 2025, inoltre, c’è il calendario di presentazioni, incontri e dibattiti – nella grande sala accanto al negozio e più avanti nel giardino – promossi per il cinquantesimo (a breve uscirà il primo di tre numeri speciali cartacei della rivista). «Siamo monopoliste degli originali di Rivolta femminile e dei testi di Carla Lonzi», ricorda Maifreda, «abbiamo un discreto assortimento di narrativa e saggistica, e siamo rifornite di poesia, oggi poco valorizzata. Siamo una realtà politica, non lo dimentichiamo mai, ma con una visione inclusiva, la nostra impresa di donne vive nella società. La prova? Non disdegniamo qualche buon giallo».
(Corriere della sera – Milano, 24 febbraio 2025)
(*) Mirella Maifreda è una delle dieci libraie volontarie della storica Libreria delle donne, aperta nel 1975 in via Dogana e poi trasferitasi in via Pietro Calvi 29 (libreriadelledonne.it). Laureata in Scienze politiche, è approdata nell’impresa femminista dieci anni fa, dopo essersi occupata di sociologia, aver lavorato in società private ed essere stata presidente di una comunità montana.
Per il cinquantesimo la libreria promuove dibattiti, incontri e presentazioni, e tre numeri speciali cartacei della rivista «Via Dogana».
fanpage.it
1° marzo 2025
a cura di Giulia Ghirardi
La storia della Libreria delle donne, a Milano dal 1975: “Ha dato voce a tutte coloro che non l’avevano mai avuta”
“La Libreria delle donne è un luogo pieno di storia e la bellezza è che chiunque arrivi può appropriarsene, trasformarla e rigenerarla”. Giordana Masotto ha raccontato a Fanpage.it la storia della prima Libreria delle donne d’Italia, aperta a Milano cinquant’anni fa, nel 1975.
“È un luogo complesso, pieno di storia, con tanta vita addosso”. Sono state queste le prime parole che Giordana Masotto, tra le fondatrici , ha usato per raccontare la storia della prima Libreria delle donne d’Italia, aperta a Milano in via Dogana 2, poco distante dal Duomo, cinquant’anni fa, nel 1975. Un luogo pieno di storia che, in breve tempo, è diventato anche uno dei punti di riferimento per il femminismo italiano degli anni Settanta e che, ancora oggi, rimane un dei luoghi più fervidi del dibattito politico e culturale milanese.
La Libreria e il femminismo degli anni Settanta
“Era l’inizio degli Settanta. Il femminismo in quegli anni esisteva ancora, e soprattutto, nel privato, nell’autocoscienza di piccoli gruppi. Ci si cominciava a riunire nelle case, nei salotti di quelli che avevano spazio per accogliere e si parlava”, ha raccontato Masotto a Fanpage.it. “Proprio nelle case dove le donne erano costrette, in quegli anni, è iniziata una rivoluzione. Perché in quei momenti, dal dialogo e dal confronto, si è capito di non essere sole. Nelle case, per la prima volta siamo diventate un noi e, insieme, siamo andate nelle strade. Abbiamo creato movimento”.
Un moto che si snodava in tutta Europa. “Siamo andate a un convegno in Normandia. C’erano donne arrivate da tutta Europa. Lì abbiamo incontrato il collettivo francese “Psychanalyse et Politique” che ci ha raccontato di aver creato una libreria a Parigi dedicata alle donne, o meglio, alla voce delle donne, di tutte coloro che non avevano mai avuto voce. Quando siamo tornate ci siam dette: Perché non lo facciamo anche noi?”, ha ricordato Masotto, mentre cammina per la Libreria. “Così, dopo mesi di discussioni e ragionamenti, a ottobre del 1975 ce l’abbiamo fatta: abbiamo aperto la prima Libreria delle donne d’Italia”.
L’apertura della Libreria in via Dogana, a Milano
La Libreria è stata aperta nelle vesti di circolo cooperativo: il circolo cooperativo delle donne Sibilla Aleramo. “Eravamo 15 socie. Io, nel 1975, avevo 28 anni. Ho deciso di licenziarmi per fare la libraia. Ero fissa in negozio, le altre facevano le turniste”, ha raccontato ancora Masotto. “Un gruppo di artiste, coordinate da Lea Vergine, si sono messe insieme e hanno creato una cartella di opere da mettere in vendita e raccogliere il capitale necessario all’apertura della libreria”.
Due cose erano imprescindibili. “La prima: essere un luogo aperto sulla strada. Volevamo superare il privato dei salotti, dei piccoli gruppi, per creare un luogo dove chiunque potesse entrare. Volevamo che il privato diventasse pubblico”, ha continuato a spigare la fondatrice. “La seconda, ovviamente, è stata la scelta di tenere soltanto libri di autrici, scritti da donne. Questo perché non esisteva, a quel tempo, una letteratura femminile. Nelle librerie le opere scritte da donne erano presenti in maniera assolutamente residuale, in piccole sezioni dedicate e nascoste. La volontà era quella di creare una genealogia, valorizzare questa letteratura, dargli spazio e quindi voce”.
La Libreria di Parigi è stata aperta in Rue des Saints-Pères, nella via dei santi padri. Quella di Milano, in via Dogana. “Forse questo qualcosa ha voluto pur dire. L’idea che la libertà femminile si inserisse tra quei nomi e quei concetti che ne aveva limitato l’espressione”, ha aggiunto Masotto. “I luoghi di nascita, a ripensarci, sono stati emblematici del nostro cambiamento, gentile e rivoluzionario”.
Per questo sul manifesto che accompagna l’apertura della Libreria nel 1975 si legge che l’intento, racchiuso in questi imprescindibili dettagli, era quello di “far incontrare nello stesso luogo l’espressione della creatività di alcune con la volontà di liberazione di tutte”. “È stato allora che abbiamo capito”, ha detto Masotto a Fanpage.it. “Stavamo facendo qualcosa di importante, in grado di portare cambiamento”.
Cinquant’anni di storia della Libreria
Dalla fondazione della Libreria delle donne sono oggi trascorsi cinquant’anni. “Sono successe tantissime cose. In parallelo all’apertura è nata un’attività editoriale, diverse attività di incontro che vanno avanti ancora oggi tutti i sabati, incontri con autrici ma anche di discussione politica. Una caratteristica della Libreria è stata infatti quella di elaborare riflessioni, pensieri, discussioni e di metterle per iscritto sui manifesti che abbiamo chiamato “Sottosopra”. Questo perché il rapporto tra politica e letteratura è sempre stato importantissimo. Questa libreria è veramente un presidio di cultura”, ha spiegato ancora Masotto con una nota di orgoglio nella voce. “Nel 1991 abbiamo anche creato la rivista via Dogana che nel 2014 è diventata online. Infine, nel 2001, ci siamo trasferite in via Pietro Calvi 29, vicino a Porta Vittoria, dove siamo ancora oggi”.
Ma esiste un libro che riesca a rappresentare l’essenza più profonda della Libreria delle donne? Un’opera in grado di racchiudere e restituire la sua complessità? La risposta è decisa, non c’è dubbio nella voce della fondatrice. “Si intitola “Non credere di avere dei diritti”. È un libro uscito nel 1987. Il titolo è una frase della filosofa francese Simone Weil. Il significato è che non si deve pensare che le cose possano essere soltanto come sta scritto, se ci si mette in movimento tutto può cambiare. Molte donne, dopo averlo letto, sono entrate a far parte del circolo della Libreria che non è nient’altro, alla fine, che questo”, ha concluso Masotto.
“Il pensare insieme, generare pensiero nella relazione e, facendolo, dare voce a tutte coloro che non ne hanno mai avuto la possibilità attraverso la valorizzazione della scrittura e del sapere delle donne. E la bellezza è che chiunque arrivi può appropriarsi di questa memoria, trasformarla e rigenerarla, per sempre”.