di Alessandra Pigliaru
Femministe di un unico mondo, un libro di Bianca Pomeranzi (per Fandango), e Il gruppo del mercoledì, un volume di Fulvia Bandoli, Maria Luisa Boccia, Letizia Paolozzi e Stefania Vulterini (per Futura editrice). I volumi verranno presentati venerdì e sabato a Roma, nell’ambito dell’ottava edizione di “Feminism”, fiera della editoria delle donne
«Mai come ai giorni nostri il mondo ci è apparso così brutale. Un piccolo pianeta animato da sopraffazione e prepotenza, ma al tempo stesso luccicante “fiera” del possibile». Nel chiaroscuro di un tale passaggio, epocale e incerto, si apre il volume di Bianca Pomeranzi, Femministe di un unico mondo (pp. 247, euro 18.50) pubblicato postumo da Fandango per le cure di Carla Cotti (sabato 1° marzo ne discuterà a Roma nell’ambito di «Feminism» con Carla Pagano in Sala Zalib alle 17), che dà conto di una vita sovvertita dalla passione inaggirabile per la politica. Si comincia da un incontro, nel caso di Pomeranzi (1950 – 2023) carico di epifanie, foriero di un mondo sì terribile eppure dotato di innumerevoli strade, nel loro farsi e disfarsi, in cui la parola delle donne assume la potenza tellurica transnazionale di un percorso. Il femminismo, convocato e chiarito lungo le pagine del libro da Pomeranzi, è l’esperienza attraversata, trasformativa di quel «partire da sé» che si misura con il mondo diventando antidoto agli «inganni della memoria» – da cui in larga parte, e con dolo, questo presente è assediato.
Due i punti cruciali che collocano l’autrice in un orizzonte situato di presa di coscienza: il primo è il lesbismo, perché il «partire da sé» per Bianca Pomeranzi ha coinciso con la ricerca di un modo di vivere la sessualità allargandosi in uno sguardo sul mondo. La questione non ha riguardato solo quegli anni Settanta che l’hanno vista protagonista e interna al collettivo separatista di Pompeo Magno, eppure il suo primo nominarsi lesbica avviene pubblicamente proprio in un’assemblea romana. É il 1976 e l’iniziativa è stata una tappa fondamentale perché nel novembre dello stesso anno prende corpo la manifestazione contro la violenza sessuale «Riprendiamoci la notte». Convergenza, taglio vivente che rende il femminismo una esperienza generativa è riscontrabile anche nella costante dimensione transnazionale. Separatismo, violenza maschile, legge 194, insieme con le pratiche che andavano mutando e le lotte intraprese in Italia in quel decisivo torno di anni, davano il segno di un agire politico e di una libertà femminile che nel percorso di Pomeranzi erano presenti nello scenario internazionale. È il caso delle quattro Conferenze (convocate dalle Nazioni Unite) che, «spazio dell’apparire» non privo di contraddizioni, vengono descritte come occasioni di confronto su temi fino ad allora sfiorati o a cui perlomeno mancavano discussioni tra donne. Razzializzazione, differenze di classe, oppressione coloniale, materialità delle vite e non solo delle latitudini, molti sono gli episodi che emergono tra cui uno importante che avviene tra la prima conferenza mondiale a Città del Messico (1975) e quella di Copenaghen (1980) – cui seguiranno Nairobi, Pechino (di cui ha seguito la preparazione e l’attuazione), New York e Milano.
L’evento è l’arrivo di Kate Millett a Roma nel marzo del 1979, espulsa dall’Iran e accolta a via del Governo Vecchio dalla lungimiranza anzitutto di Alma Sabatini. La cooperazione internazionale era allora uno degli aspetti di cambiamento dell’immaginario che non potevano più ignorare la scena internazionale. Attivista e saggista, leggere Femministe di un unico mondo permette di solcare insieme a Bianca Pomeranzi le strade che lei stessa, e spesso per prima, ha spalancato. Componente dal 2013 al 2016 del Cedaw, ha diretto a lungo la cooperazione italiana in Senegal e in Africa Orientale, oltre ad aver fondato insieme ad altre l’ong Aidos e il Centro internazionale Alma Sabatini. Nel 2008, insieme a Fulvia Bandoli, Maria Luisa Boccia, Elettra Deiana, Laura Gallucci, Letizia Paolozzi, Isabella Peretti (che aderirà presto ad altri progetti), Bia Sarasini, Rosetta Stella e Stefania Vulterini, Pomeranzi è stata anche tra le fondatrici del Gruppo del mercoledì.
Questa storia femminista, che continua ancora oggi, è un libro, mancava e la sua pubblicazione è da salutarsi con gioia e vivo interesse perché sono questi volumi che si fanno strumenti utili per la apertura di discussioni collettive, prestandosi inoltre alla ricostruzione di storie e comunità viventi assai preziose. Soprattutto in questo presente così fosco di guerre, morte e passioni tristi. Il gruppo del mercoledì (Futura editrice, collana «Sessismo e razzismo», pp. 119, euro 15) è a firma di Bandoli, Boccia, Paolozzi (che ha scritto anche l’introduzione) e Vulterini (le autrici ne discuteranno a Roma venerdì 28 febbraio nell’ambito di Feminism con Marina D’Amelia e Manuela Fraire in Sala Lonzi alle 19).
L’acuta e preziosa postfazione al volume, che si rivolge alle pratiche, è di Viola Lo Moro. Si tratta di una raccolta di testi e documenti – ricollocati e ulteriormente commentati in relazione al contemporaneo – che a iniziare dal primo, proprio del 2008, “Dire No… manifesto alla sinistra” fino all’ultimo, del 2022, “La cura maltrattata”, rammenta e tesse una discussione pubblica stagliata in oltre quindici anni di incontri prendendo parola su questioni e problemi a partire da sé. Ancora una volta è questo l’elemento non negoziabile ed è esattamente da ciò che avvia il lavorio dell’autenticità, per cui non sorprenderà leggere di percorsi biografici e politici diversi: l’operaismo, il pensiero della differenza sessuale; il giornalismo, il Pci e i modi diversi con cui ne hanno osservato la svolta, insieme alla Carta delle donne comuniste, e tanto altro.
Quelle donne però, d’accordo sul tramonto delle liturgie partitiche, mortifere e foraggiate da una politica maschile ormai inservibile oltre che disinteressata alla realtà, sono intervenute su parole e scommesse cruciali: dalla fine del corpo alla fine della sinistra (il testo è del 2009); la cura del vivere (pubblicato come supplemento al numero di settembre 2011 di “Leggendaria” e ancora adesso di grande e controversa attualità); c’è poi “Mamma non mamma” che nel 2017 interrogava l’esperienza delle donne a partire dai non pochi, e non pacificati, desideri. Il salto dalla espressione di questi desideri alla loro validità per tutte e tutti può essere spericolato, oltre che insensato. Ed è appunto una forza sorgiva ad abitare quei documenti, pungoli a un presente non ricomponibile. Il volume affronta infine i nodi della violenza, della pandemia, dei luoghi della nostra libertà e il movimento che dall’io arriva (o potrebbe arrivare) al noi, soprattutto parole importanti, perché dal limite vanno all’inconsumabile, ovvero quel che si sottrae al divoramento sfrenato. Che tiene vive alle proprie esperienze, alle pratiche politiche, alle relazioni.
SCHEDA. A Roma, da venerdì a lunedì, tavole rotonde e focus per interrogare l’oggi
Feminism, la fiera della editoria delle donne è arrivata alla ottava edizione e aprirà le danze venerdì 28 febbraio per concludersi lunedì 3 marzo negli spazi della Casa Internazionale delle Donne di Roma. Con oltre 70 case editrici coinvolte, le quattro giornate della fiera – realizzata da Archivia, dalla Casa internazionale delle donne, dalla rivista Leggendaria, dalla collana sessismo&razzismo di Futura editrice, della casa editrice Iacobelli – saranno anche l’occasione di ascoltare molte scrittrici, autrici e attiviste che interverranno in tavole rotonde e presentazioni su temi stringenti del presente. In gioco i nostri corpi, le pratiche, fino ai percorsi della interiorità. Già l’inaugurazione, alle 15 di venerdì in Sala Lonzi, offrirà la possibilità di ammirare due madrine d’eccezione: Manuela Fraire e Giulia Caminito. Sabato un focus sul fare rete tra micro-editrici e librerie indipendenti alla presenza di Marta Capesciotti, Cristina Anichini, Maria Corona Squitieri, Alessandra Barbero e Hanna Suni con il coordinamento di Silvia Di Tosti e Maria Palazzesi (tra le impareggiabili organizzatrici e ideatrici di Feminism). Domenica da non perdere Senka Maric (il suo Corpo Kintsugi è stato recensito su queste pagine); inoltre Giuliana Sgrena dialogherà, insieme a Chiara Cazzaniga di Femminicidi d’onore, con le curatrici Isabella Peretti e Ilaria Boiano; sempre domenica Luisa Passerini, Alessandra Chiricosta, Cecilia Dalla Negra, Linda Bertelli e Marta Equi Pierazzini saranno in dialogo con Fraire sull’autocoscienza. Tanti i libri importanti e gli scambi in presenza; interverranno tra le altre Nicoletta Dentico, Maria Rosa Cutrufelli, Daniela Finocchi, Gloria Zanardo, Donatella Franchi, Annarosa Buttarelli, Rosella Prezzo, Monica Pietrangeli, Amal Oursana, Claudiléia Lemes Dias. E ancora Paola Cavallari, Gabriella Caramore, Antonia Tronti, Luciana Percovich, Neria De Giovanni, Floriana Coppola, Gisella Modica, Elvira Federici, Nadia Tarantini, Maristella Lippolis, Silvia Neonato. La fiera ha il sostegno di ADEI – associazione degli editori indipendenti – della SIL – Società italiana delle letterate – del Concorso Nazionale Lingua Madre; con la collaborazione del Centro giovani del I Municipio e dell’associazione culturale Zalib.
Il programma completo qui: www.feminismfieraeditoriadelledonne.com
(il manifesto, 26 febbraio 2025)