Laura Minguzzi e Silvia Baratella
La Libreria delle donne festeggia Odile Sankara, con cui collabora da anni a un progetto di scrittura nel suo paese, il Burkina Faso. Fondatrice dell’AssociazioneTalents de femmes, nell’incontro ci parla della vita e dei programmi culturali e politici dell’Associazione. Il suo è un paese povero di materie prime ma ricco di cultura, di manifestazioni culturali e di festival. Di solito a dicembre ha luogo il festival dell’artigianato cui partecipa l’Associazione con l’iniziativa Voix de femmes e a febbraio il festival del cinema panafricano. Odile ironizza sul fatto che negli ultimi anni, pur di avere visibilità sui media, ognuno vuol fare il proprio festival, c’è persino quello della birra. Così si assiste al paradosso che si spendono grandi quantità di denaro, solo nella capitale ovviamente, per attirare a queste manifestazioni stampa e giornalisti, oltre a personaggi di potere che vogliono apparire, e le artiste che partecipano al festival di Talents de femmes, pur essendone le reali protagoniste non ne ricavano nulla. Intanto i grossi problemi economici del paese restano irrisolti, ci racconta, e i giovani sentono sempre di più l’impulso di fuggire, verso un Occidente che li abbaglia sempre più con i suoi modelli pervasivi.
Così Odile e le sue compagne si sono interrogate sul senso di continuare a partecipare come Talents de femmes a iniziative di questo tipo. Il festival a Ouagadougou era nato come strada per dare visibilità e prestigio alle arti tradizionali e all’artigianato femminile, serviva a portare le donne dai villaggi e a far conoscere le forme di espressione artistica della loro cultura tradizionale. Numerose edizioni di festival hanno dimostrato che questo era possibile, ma ora le loro attività restano annegate in un bagno mediatico e non trovano più spazio, né senso, ci dice Odile. C’è stato allora un ripensamento della pratica politica: “Ci siamo dette che nessuno ci obbliga a organizzare un festival. Possiamo fare altro”. Erano solite anche andare nei villaggi a proporre i loro spettacoli e le loro iniziative volte a mostrare come agisce la libertà femminile. E lì si sono scontrate sia con la totale mancanza di infrastrutture, sia con la cultura fallocratica maschile: i maschi dei villaggi temevano che le loro performance “pervertissero” le donne e hanno ostacolato i loro interventi. Entrambe le difficoltà erano largamente previste, ma dopo averle sperimentate sul campo, hanno deciso che questa attività costava troppa fatica per troppo pochi risultati. Per questo alla fine Odile e le altre dell’associazione hanno preso la decisione di dedicarsi anima e corpo alla scuola e alla scrittura, cioè a uno dei progetti iniziali e fondativi, nato dalla collaborazione con Vita Cosentino, Luisa Muraro e la Libreria delle donne di Milano, riconoscendone l’essenzialità e l’assoluta priorità per le giovani donne. Sono presenti in alcune scuole superiori, dove hanno formato le insegnanti, con un concorso letterario per le studenti. Questo progetto non richiede un eccessivo dispendio di denaro e nemmeno infrastrutture complesse, si dispiega nel tempo lungo, rispettando i tempi della crescita, non richiama i media, però dà frutti fertili e sicuri, avendo cura delle relazioni e della formazione delle giovani. Lo scrittore senegalese Pap Khouma, presente all’incontro, ha proposto a Odile di pubblicare i testi migliori del concorso sulla rivista on line in lingua italiana di letteratura della migrazione “El Ghibli” (www.el-ghibli.org), del cui comitato editoriale fa parte. Un altro progetto a lei caro è la salvaguardia della memoria storica musicale e ha intenzione di avviare la compilazione di un album con le cantatrici del Burkina che stanno invecchiando e le dispiacerebbe molto andasse perduto il loro patrimonio di canti popolari.
Ogni anno Odile partecipa su invito di Francesca Bigliardi dell’Associazione Forum Solidarietà di Parma alla manifestazione Kuminda, che tratta la questione della sovranità alimentare. Attualmente Odile sta lavorando a Parigi in uno spettacolo dal titolo “La frontière”, che spera possa arrivare anche in Italia. In tutta la sua vita Odile ha lavorato nel teatro. Nel suo teatro mette in scena anche autori classici e ci tiene molto a dire che lei propone un tipo di teatro che concepisce il lavoro dell’artista in una luce diversa da quella “tirannica” che pone il pubblico in uno stato passivo in attesa di una soluzione dei problemi che deve venire da un leader, da un capo carismatico che ha il potere di risolvere tutto. Con le sue modalità di recitazione vuole spostare le emozioni e la forza nel pubblico con lo scopo di attivare le energie personali da investire nel cambiamento che è compito di ciascuno. Una bella lezione di politica e di cultura! Su questo termina la nostra conversazione e ci avviamo al buffet preparato in suo onore. Odile accoglie la richiesta di cantarci una canzone popolare. La sua voce è ricca e suggestiva, sembra arrivare da ogni parte della stanza e vibra fin nel profondo, sulle parole di una canzone tradizionale delle donne in lingua bambara.