A Roma esperti, editori e librai discutono problemi e soluzioni dell’editoria italiana. Solo due donne su trentasette relatori, eppure solo loro la maggioranza tra chi legge.
Le donne presenti sono più della metà; sono le donne che leggono più libri, sono le donne che ne scrivono di più e di più ne traducono, sono donne che lavorano nell’industria dei libri, e soprattutto sono loro che insegnano a leggere e a scrivere. Però, agli Stati generali dell’editoria aperti ieri e che si concludono oggi nel salone dello Stenditoio del San Michele a Roma, su 37 interventi in programma, solo due – Letizia Moratti e Caterina Caselli – sono affidati a donne. E’ poco più del 5%, e questo significa che a questi Stati generali, il quarto stato delle lettrici (e dei lettori) è per ora assai poco rappresentato. Forse gli inviti sarebbero stati altri, se agli organizzatori fosse capitato di salire su un tram o di scendere in metrò, vedendo chi legge e cosa”.
E’ tutto vero, ma manca una riflessione sul come e il perché, da parte di uno che è dentro alla cosa. C’è il rischio di far credere che basti il 50/50 per risolvere la questione, mentre, dove si realizza, il 50/50 spesso è a prezzo di adattamenti femminili.
C’è bisogno invece di cominciare a parlare e ragionare sulla differenza maschile, senza colpevolizzarla.
Come mai gli uomini hanno bisogno di comandare, di dirigere?
Come mai agli uomini piace organizzare convegni, riunioni lunghissime, stati generali?
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