di Marco Cazzaniga
Ho vissuto ad Asolo l’esperienza di un incontro tra donne e uomini che si sono riuniti per comunicarsi i loro pensieri e le loro pratiche sullo stare in relazione con il loro differente modo di porsi nel mondo. E’ stata una risposta alla necessità di uscire dal modo con cui normalmente uomini e donne vivono le relazioni, avendo come riferimento delle modalità piuttosto standardizzate, che tengono poco conto della differenza e si rifanno a modelli culturali fortemente segnati dal patriarcato.
Si trattava quindi di individuare pratiche di relazione di differenza che potessero far esistere un nuovo simbolico, ossia modi di stare in relazione di donne e uomini, nel reciproco riconoscimento della loro differenza, alternativi a quelli vigenti, che diventassero un orizzonte verso il quale l’umanità incominciasse a incamminarsi.
Ho potuto verificare la validità di alcune pratiche che nell’associazione “Identità e Differenza”, di cui faccio parte, cerchiamo di vivere e che, nell’occasione, si sono dimostrate particolarmente apprezzate e condivise dagli uomini. Queste pratiche, infatti, sono state introdotte dalle donne che le hanno messe a punto nella loro fase di separatezza e, quando hanno scelto di aprirsi alle relazioni di differenza, le hanno proposte anche agli uomini. Anche ad Asolo le donne presenti hanno mostrato di saperle usare molto bene e gli uomini si sono resi conto che le pratiche della politica delle donne continuano ad essere per loro stessi un riferimento necessario per mantenersi in dinamica di rinnovamento.
La prima e fondamentale è quella del partire da sé. Per gli uomini presenti ha significato soprattutto sapersi liberare da una radicata impostazione mentale, che spinge a interessarsi e a occuparsi di ciò che è a sé esterno, per fare riferimento invece alla propria interiorità e al pensiero libero. Ho potuto così ascoltare uomini che nel loro rapporto con la realtà non si ponevano con l’atteggiamento di chi vuole ordinare e dirigere le cose in nome di modelli razionali precostituiti, ma che lasciavano apparire le loro incertezze, il loro disagio di fronte ad una realtà che, lasciata a loro stessi e per quanto dipendente da loro, si presenta come immodificabile.
Un’altra pratica che ho constatato essere piuttosto difficile per gli uomini, anche se da loro auspicata perché vista come liberante, è quella di poter vivere le relazioni in modo non strumentale, cioè in modo non funzionale ad un determinato obiettivo. Questo significa che nella relazione si sa mettersi in discussione senza ancorarsi al proprio punto di vista, si accetta di fare un passo indietro e di
lasciare venire avanti l’altro, meglio ancora l’altra; significa poter gustare relazioni in cui circoli libertà.
E’ in virtù di questa modalità di vivere le relazioni che alcuni uomini hanno espressamente dichiarato di non voler più temere e sfuggire il conflitto. Se si privilegia la relazione in sè, con la consapevolezza che è il modo di conoscere, capire e apprezzare la differenza, si è disposti anche a sostenere il conflitto che inevitabilmente ne deriva perché non è distruttivo.
E’ stato individuato, e rimane aperto, un problema.
Come l’esperienza di uomini e donne in consapevole relazione di differenza, come credo si sia verificato ad Asolo, può diventare un dato culturale che crea quell’orizzonte entro il quale vanno a collocarsi le quotidiane pratiche di relazione, quelle che attraversano la morale, la politica, l’economia e il diritto?
Certamente una prima risposta è data dalla scelta personale di ognuno di mettersi al mondo con le pratiche accennate: il partire da sé e le relazioni non strumentali nei vari ambiti del vivere quotidiano.
E questo per noi uomini è già un grande passo, perché significa porsi come soggetti che, in relazione con altri soggetti, di cui si valorizza la differenza, si mettono in ricerca di forme nuove di vivere insieme.
Ma non è sufficiente, il passo ulteriore è che l’esperienza di uomini e donne che vivono consapevolmente relazioni di differenza diventi un contenuto culturale pubblico.
Indicando questo obiettivo, non ne voglio però dimenticare uno intermedio, che gli uomini ad Asolo si sono dati: ritrovarsi tra di loro per mettere a punto qualche modalità di uscita pubblica, per far sapere che ci sono degli uomini che credono alla possibilità di una politica altra proprio attraverso le pratiche delle relazioni di differenza.