Gianni Clerici
Per solito occupate dall´eliminazione di celebri tenniste quali Venus Williams, o dalla cattiva forma dell´eroe nazionale, Hewitt, le prime pagine dei quotidiani australiani aprivano ieri con la notizia delle dimissioni di Geoff Gallop. Era, Gallop, il premier dell´Australia occidentale, uno dei sei Stati di questo Paese vasto quanto l´Europa. Era al primo anno delle sua seconda legislatura, bene in sella quale rappresentante del Labor Party, stimatissimo per aver prevalso nella campagna ecologica contro lo sfruttamento dell´uranio, che nell´Australia occidentale si può scavare con una vanga. Non meno apprezzato per un´amministrazione che ha condotto il bilancio del suo Stato ad un attivo di oltre un miliardo di dollari.
Improvvisamente, accompagnato dalla moglie Bev e dal figlio Leo, eccolo presentarsi ai microfoni della tv, per annunciare di trovarsi nel mezzo di una crisi esistenziale, di sentirsi troppo depresso per un´attività pubblica tanto impegnativa. Non ho tardato a sorprendermi per una simile vicenda, improponibile in un Paese come il nostro, ma a meravigliarsi per il mio stupore sono stati i miei amici australiani. Pronti a ricordare che il loro primo ministro, Menzies, fu a sua volta capace di dimissionare per ragioni personali nel lontano 1966. E che, sempre per ragioni personali, nel luglio scorso il premier del Nuovo Galles del Sud, Bob Carr, si dimise quasi fosse la cosa più ovvia del mondo.
«Ero lì che guardavo il mare con mia moglie, e un bicchiere di buon vino in mano», ha comunicato Gallop. «E mi è venuto il dubbio che la nostra vita privata fosse più importante della mia funzione pubblica. Così, mi sono convinto ad andarmene, dopo dieci anni passati a governare».
La decisione ho colto di sorpresa i politici, ma non gli amici più intimi del premier. Ex compagno di corso a Oxford e amico di Tony Blair, Gallop aveva passato metà del mese scorso in vacanza a Londra, ospite del primo ministro inglese. Proprio lì si è deciso definitivamente, riassumendo il suo affanno personale con una breve dichiarazione: «I miei dottori mi hanno garantito che con le loro cure, tempo libero, e riposo, la mia attuale depressione potrà regredire».
Riconoscimenti e dimostrazioni di simpatia sono giunti anche dagli avversari politici, e il presidente della Società psichiatrica australiana lo ha ringraziato per aver reso pubblico un problema che affligge «il venti per cento della nostra società, spesso priva del coraggio di renderlo pubblico».
Ogni riferimento personale a Fazio e a un bel gruppo dei nostri politicanti è decisamente casuale.