Cettina Tiralosi
Nell’ambito del’iniziativa “Duemilaeuna” promossa dall’Ass. La Città Felice, il 13 dicembre 2001 partecipai alla discussione sul n. 56/57 di Via Dogana dal titolo E gli uomini?, presso la Libreria Voltapagina di Catania, che vide l’attenta presenza di donne e uomini che da tempo Anna e Vivien della Città Felice incoraggiano ad esprimersi riguardo la rivista e la pratica politica della differenza sessuale.
All’inizio semplicemente ascoltai, perché grande era la mia curiosità di tastare quali uomini oggi, a Catania, sono sul punto di prendere davvero in considerazione la politica della differenza sessuale, e di conseguenza conoscere dove sono giunti nel proprio cammino in relazione al nostro. Dopo ho espresso quello che faccio e con chi.
Partendo da quello che scrive Vita Cosentino, “un’effettiva (e preciso, per me, affettiva) relazione di differenza non è pensiero di genere […] ma un passaggio aperto per giungere al nome proprio di ciascuna e di ciascuno”, io posso dire che senza alcun dubbio il compagno di “gioco della differenza” per me porta il nome proprio di Cesare, in quanto è il mio fidanzato e ciò mi impegna molto quotidianamente nel “lavoro di traduzione” che la nostra politica necessita, e che, come egli stesso ammette, è il primo tra gli uomini attorno a me ad esserne stato involontariamente “investito” (verso cui io investo-spendo il mio tesoro) ed insieme spinto per conoscere meglio la donna con cui vive e governa una casa, attraverso quello che legge, che pensa, che fa. Analogamente ad Adriana Sbrogiò, “mi sono separata da un ruolo, non dall’uomo”, “perché non vengano confuse libertà e autonomia con autosufficienza”.
Nella mia esperienza ciò rappresenta senz’altro la dimostrazione dell’idea di Lia Cigarini che “le pratiche delle donne hanno una forza di modificazione del reale che vale per donne e uomini”, volenti o nolenti direi. Questi scambi certo non sono né idilliaci, se si tiene conto di quella “complicazione dannosa, introdotta spesso da noi stesse chiedendo il preventivo riconoscimento di autorità femminile”, né facili tenedo conto della difficoltà per un uomo di “convincersi che ci può essere un conflitto senza lotta contro”.
Che l’agire femminile crei spazio di libertà per tutti, è un fatto assodato; ma anche che non si è abituati a dire grazie è un fatto di mal-educazione, non indifferente. La parola grazie paga e appaga.
Bisognerebbe istituire un giorno dedicato al ringraziamento autentico e sincero per l’oro che ciascuno/a si ritrova nelle proprie mani, dove ciascuno/a rivela cosa ha appreso e da chi, in cui si “pareggiano” i conti, si restituisce il dovuto, si ringrazia per l’ottenuto, si rinnova il desiderio, e si riparte per un nuovo scambio.
Oggi chiaramente a noi, come Ass. La Città Felice, la domanda di come spendere il nostro tesoro nel mondo, tanto faticosamente ottenuto, si pone in termini di: investire su chi? Certamente, su chi vuol essere investito/a, su chi ci viene incontro ed anche “contro” perché sta provando ad interrogarsi. Dato per cui è necessario rendere esplicito ai presenti che essi sono stati accuratamente prescelti e invitati alla nostra “mensa”, e inoltre è chiaro che occorre la loro piena consapevolezza verso questo primo passo per un cammino insieme. Gli auguri di Alfonso a noi, per la nostra politica, credo debbano infatti intendersi anche verso se stesso, una volta che abbia voglia di mantenersi nello scambio che proponiamo. “Uno scambio… sensato, dove per il bene dell’altrro io non debba abbandonare qualcosa di fondamentale per me” (Cinzia Soldano) che è la differenza sessuale, senza la quale non può esistere la libertà femminile. Sia chiaro: io a ciò non posso rinunciare.