Una volta una donna ancora abbastanza giovane e con l’aria dubbiosa e contrita si aggirava elegante per le vie del centro di Milano attraversava con passo distratto piazza del Duomo e imboccava la piccola Via Dogana fermandosi davanti alla vetrina della Libreria delle Donne davanti alla quale sostava intenta ad osservare i libri esposti e occhieggiando all’interno come in cerca di qualche faccia nota
ma poiché nessuna delle donne all’interno la chiamava entrava tentennante e finiva per sedersi su una delle numerose sedie a disposizione
non parlava ma sorrideva con una traccia di ebetudine sul viso quasi invitando le turniste a rivolgerle la parola ma vuoi che queste fossero intente a servire qualche cliente desiderosa di informazioni vuoi che cercassero i libri richiesti le parole per lei non scaturivano e lei che si chiamava Orsola finiva per afferrare un libro qualsiasi dal tavolo delle novità porgendolo alla cassiera e uscendo dopo avere frettolosamente pagato
un giorno Orsola notò a un ballo una donna che aveva visto in Libreria e poiché la guardò più volte con il suo piglio di bruna questa le sorrise
quasi risentita Orsola le si avvicinò e le chiese il perché di tanta attenzione
l’altra che si chiamava Sebasta e non soffriva di ebetudine stette al gioco e disse balli tu bene?
Orsola rispose c’è da dubitarne? Ma poiché tu lo poni in discussione è proprio per questo che non ti voglio rispondere
domandare non è porre rispose Sebasta che era sicura del fatto suo e nell’aggressività della donna aveva riconosciuto una forte insicurezza per cui le chiese che fai tu bella durante la giornata?
copio e ricopio disse Orsola compunta
ed è bello copiare e ricopiare? domandò ancora Sebasta l’altra con gli occhi abbassati rispose se lo fai per amore è molto bello e poiché il rossore le aveva coperto la fronte Sebasta
le sollevò con una carezza i capelli e disse è bello l’amore
oh sì sospirò Orsola l’amore è proprio bello dunque è un peccato che le notti siano brevi e i giorni lunghi lunghi per il ricopio l’assecondò Sebasta e Orsola disse proprio così per quanto sia una prova di sovrumana fiducia che ti dà chi?
l’uomo per cui ricopio rispose Orsola piccata
ti paga molto bene vuoi forse dire?
non mi paga per niente…
allora ti sfrutta l’interruppe Sebasta e tu perché accetti di essere sfruttata?
che dici mai? rispose Orsola innervosita al punto che si mise a ballare e continuò tu proprio non devi sapere niente dei rapporti tra moglie e marito e poiché il mio è scrittore mi chiede aiuto per le sue carte segrete che sistemo
e tu scrivi cose tue voglio dire?
sempre ballando Orsola si pavoneggiò e disse mi piacerebbe farlo e quando posso lo faccio ma in genere è tanto il lavoro che devo fare per lui che poi casco nel sonno
non scrivi per te sciupi il tempo per lui e non hai neppure il compenso dell’amore perché caschi nel sonno … e allora qual è il vero guadagno che hai?
esser sua moglie e portare il suo nome noto rispose Orsola che si era lanciata nella danza e avvampava di soddisfazione per cui continuò anch’io sono nota e a giorni dovrò presentare una gran ballerina al ridotto della Scala se vuoi sentirmi vieni e porta con te donne di Libreria che sono tante poi toccata sulla spalla da una mano maschile si volse di scatto e abbandonò l’altra danzante sulla pista
Sebasta andò a quella presentazione con molte altre perché era gentile e quella Orsola schiavizzata non le dispiaceva anche se dubitava che potesse capire la sua vera condizione e si trovò di fronte a una schiera di parlatori tra cui le uniche donne erano Orsola e l’anziana ballerina russa alle quali com’è nella prassi fu concessa la parola quando tutti gli uomini esaurirono i loro poco divertenti argomenti e Orsola esordì facendo un ritratto dell’anziana che si seppe aveva ballato e non aveva avuto famiglia aveva stupefatto le platee del mondo e per questo non si era mai sposata aveva riscosso encomi persino da Elisabetta d’Inghilterra e da Beatrice d’Olanda ma per questo non aveva mai avuto il piacere della maternità mentre lei Orsola aveva marito figli notorietà e tutte le ineffabili gioie che offre la famiglia a cui si dedicava con amore senza piroettare sul palcoscenico o balzando da un palcoscenico all’altro e tante ne disse che la platea cominciò ad assottigliarsi gli stessi parlatori a uno a uno scomparvero e quando venne il momento della ballerina questa dormiva quietamente con la testa sul petto e non si accorse neppure che si spegnevano le luci
così la riunione si concluse mentre Sebasta usciva con le sue compagne stanche ed esterreffatte e Orsola rinfrancata fino al delirio si mise a piccoli passi a danzare a piroettare e a compiere gesti grandiosi e sempre più rapidi finchè divenne una trottola che neppure al buio riuscì a fermarsi
quando l’usciere andò a prendere la vecchia ballerina che gli si aggrappò al braccio e chiuse a chiave il ridotto del teatro Orsola rimase sola a trottolare.
(Il racconto La ballerina è stato pubblicato in ND NOIDONNE n.3, mensile, anno 41, marzo 1986, pp