Luisa Muraro
Forse c’è qualcosa di altro da dire sull’uccisione di Hina Saleem e sulla condanna del padre e dei cognati di lei, che Manuela Cartosio (il manifesto 14/11) non dice. È sbagliato, secondo me, prendere quel terribile fatto come espressione del patriarcato. Io ci vedrei piuttosto l’espressione estrema di un disordine della civiltà oggi, cui concorrono diversi fattori che bisogna tentare di districare. Uno riguarda indubbiamente la cultura patriarcale, che affida alla condotta pubblica delle donne l’onore degli uomini della famiglia, padri, fratelli, mariti. Le donne che si comportano male, secondo certi codici, disonorano gli uomini e questi hanno il diritto d’intervenire per salvare il loro onore. Come funzioni veramente la cosa là, dove una civiltà patriarcale esiste o esisteva, noi non lo sappiamo e il comportamento di quei tre uomini non ce lo insegna, perché ci mostra solo la loro feroce pretesa di far rivivere quei codici e la grottesca parodia di quella civiltà. Questo ci riconduce ad una delle cause di sofferenza dei migranti, la perdita del contesto che li aiutava a comportarsi civilmente, e la loro dignità minacciata da ogni parte. Quanto a lei, Hina, bisogna dire che il suo grande amore della libertà l’ha spinta ad assumere i comportamenti dominanti delle persone della sua età, non aveva altro modello, ma noi sappiamo che quei comportamenti rispecchiano uno stile adolescenziale in una società piuttosto carente di modelli educativi. In proposito alcuni hanno parlato di una vera e propria frana pedagogica. Diciamo che i giovanissimi crescono in un regime di laissez faire al quale le famiglie e la scuola pongono faticosamente dei ripari, con risultati più o meno buoni. Questo che ho detto sulla vittima e sui suoi uccisori, non giustifica nessuno e non spiega il fondo della cosa, ma bisogna averlo presente perché non capiti che usiamo i fatti ai nostri scopi. L’aspetto più patetico di questa storia è l’entusiasmo di Hina nel voler diventare una ragazza occidentale, da una parte, e dall’altra, la fiducia con cui ha continuato a frequentare la sua famiglia di cui sfidava le regole: è stata tradita da una parte come dall’altra.
17 Novembre 2007
il manifesto