di Arianna di Genova
L’arte che apre il nuovo decennio ha la caratteristica del fascino discreto: è introversa, così nostalgica da abbandonare, in alcuni casi, la sua permanenza nel terzo millennio per tornare nel passato recente, sfruttando una macchina del tempo che innesca la retromarcia e finisce a capofitto nel cuore del Novecento. In questo 2011, infatti, sono molti i musei internazionali che dedicano retrospettive e monografiche alle avanguardie storiche, quasi che l’arte contemporanea avesse bisogno di una ulteriore ri-classificazione, oppure di una pausa di riflessione, una specie di silenzio formale dopo tanto battage pubblicitario, scandalistico e «televisivo». All’intenso puzzle della rivisitazione del XX secolo aggiunge una pedina non indifferente anche la crisi economica, costringendo diverse istituzioni (il Macba di Barcellona, ma gli stessi musei americani per non citare i «cugini» italiani) a un riallestimento delle collezioni per nuclei tematici o a far emigrare intere sale altrove, in una serie incrociata di prestiti e di mostre-pacchetto con una girandola di tour forzati, che sfiora il surreale.