Questo libro, un classico della letteratura, comprende tutta la narrativa di Katherine Mansfield (1888 – 1923): senza dubbio riconosciuta come una delle voci narranti più singolari e innovatrici del Novecento, la scrittrice può essere considerata maestra del racconto. Discostandosi dalla storia breve a lieto fine di tradizione ottocentesca, l’autrice riduce al minimo l’intreccio preferendo “intensificare le cosiddette piccole cose – perché tutto sia significativo”.
Attenta osservatrice della realtà, la Mansfield ferma nelle sue pagine inconfondibili ritratti psicologico-ambientali, struggenti figure femminili, piccole esistenze ignorate dalla storia, giunti a noi attraverso l’introspezione dei moti più intimi e delicati.
La scrittrice porta ad una perfezione rara e complessa il genere elettivo del racconto; proietta e trasforma l’eredità del naturalismo francese, raccolta da Henry James e dall’ammirato e amato Checov, in dirittura novecentesca, legata al clima modernista della letteratura londinese ed europea degli anni Dieci e Venti (da Proust alla Woolf, a Joyce e a D.H. Lawrence).