Di Francesca Avanzini e Daniela Rossi
Abbiamo pensato chi potevano essere le madri del noir in tutte le sue forme, se nel noir vogliamo far rientrare, come pare questo concorso voglia, racconto horror, thriller con sfumature psicologiche, splatter, fantasy a tinte forti o anche umorismo nero. Assodato il debito di questa forma alla letteratura inglese, abbiamo cercato le scrittrici che fin dal remoto passato l’hanno trattata, facendo scoperto interessanti, che dimostrano, ce ne fosse bisogno, come le donne siano particolarmente adatte a trattare il lato oscuro dell’animo umano, quello dove si annidano i mostri. Sarebbe una forzatura far risalire il genere addirittura a una scrittrice del ‘600, Aphra Behn, che a scopi umanitari e antischivistici ante litteram descrive con particolare realismo nel suo romanzo Orooonoko il crudele trattamento degli schiavi africani.
Ma la prima nella quale si possono rintracciare elementi davvero horror è Ann Radcliffe, che nel 1794 pubblica “”The Mysteries of Udolpho”, una novella gotica che è un po’ l’equivalente dello splatter odierno. Molto sangue, teste mozzate, gente che ritorna dall’oltretomba, apparizioni e sparizioni, vecchi manieri e chiese abbandonate: gli elementi di certi film B di oggi ci sono tutti. Naturalmente non sono solo le donne a scrivere Gothic novel, la voga è venuta sull’onda del concetto del sublime che è tipicamente preromantico e anticipa la sensibilità romantica.
La grande Jane Austen si è cimentata con la parodia del genere. In Northanger Abbey (1818) si fa gioco degli eccessi gotici nella persona dell’ipersuggestionabile Catherine Morland, che immagina ovunque orrori alla Radcliffe mentre probabilmente il vero orrore è la routine quotidiana con la sua ripetizione. Ma poco prima di Jane Austen, nel 1816, Mary Shelley aveva scritto Frankenstein. Non c’è bisogno di ricordare la vicenda, ma anche qui si vedrà come a buon diritto le donne possano rientrare tra le inventrici del genere horror. Sono note le circostanze da cui ebbe origine il libro. Dopo una notte passata sul lago di Ginevra coi poeti Byron, Shelley il loro amico Polidori, ognuno doveva scrivere qualcosa di soprannaturale. Polidori scrisse “Il Vampiro” che fissa un’altra figura del genere horror e dà origine a tutte le storie di vampiri inglesi.
Quest’elenco non è ovviamente esaustivo né ha la minima pretesa di esserlo. Erano molte le scrittrici inglesi che si occupavano del genere, e alcune di esse che ebbero successo ai loro tempi sono ora completamente scordate.
Moltissimi elementi soprannaturali si ritrovano nelle sorelle Brontë. Basti pensare a “Jane Eyre” di Charlotte Brontë, con la moglie pazza di Rochester chiusa nella soffitta, l’incendio, le spettrali case nobiliari. “Wuthering Heights”, di Emily Brontë con i fantasmi di Catherine e Heathcliff che vagano nella brughiera, e quello di Catherine che bussa alla finestra sono il trionfo del soprannaturale. Alta letteratura, ovviamente, non banali storie, ma pur sempre di fantasmi si tratta.
La novella vittoriana riprende temi soprannaturali. Tra le scrittrici che li trattano Elizabeth Gaskell, che situa nella campagna inglese storie di fantasmi. Una bellissima edizione di racconti soprannaturali è rintracciabile nella Giunti col titolo “Storie, di donne, di bimbe, di streghe”, non ricordo in quale ordine. La detective story, che ha origine in America con Allan Poe, trova una delle sue espressioni più alte in Wilkie Collins . La detective story riprende il motivo vittoriano del segreto nascosto nel passato-e allora ne ritroviamo elementi anche in Middlemarch di George Eliot-ma scioglie il mistero nel presente. Le novelle di Wilkie Collins, “The Moonstone” e “La signora in bianco” consacrano la figura del detective così come la conosciamo e ci è stata tramandata. Figura che, manco a dirlo, è ripresa nel ‘900 da Agatha Christie col suo Hercule Poirot e Miss Marple e anche qui è inutile citare tanto note sono le opere di Agatha Christie. Le moderniste hanno espresso elementi propri del noir Leonora Carrington, Djuna Barnes e Jean Rhys, pur non trattando propriamente l’horror, nel Grande Mar dei Sargassi rinarra la storia dal punto di vista della moglie di Rochester riprendendo Jane Eyre.
Tra le moderne l’elenco è lunghissimo: dalle corrosive novelle di Ivy Compton-Burnett, che rivelano l’anima nera della società tardo vittoriana ed edoardiana, allo humour nero di Muriel Spark, ad Antonia Byatt con “Possession” e il suo elemento soprannaturale, a Fay Weldon con le sue diavolesse e l’irrompere dell’irrazionale e dell’elemento sessuale. E poi Hilary Mantel, Ruth Rendell/Barbara Vine, P.D James con la sua detective in gonnella, e questo naturalmente solo per limitarsi alle inglesi. Fra le contemporanee sono note Joyce Carol Oates, la grande Patricia Highsmith, la Cornwell , la russa Alexandra Marinina, e le bravissime Fred Vargas, Anne Holt, Natsuo Kirino. Grazia Verasani , Danila Comastri Montanari fra le italiane e chi più ne ha più ne metta. Tutto questo per dire che abbiamo più che il diritto di occuparci di noir. La progenitura è gloriosa.