Emozioni in video. Come l’incontro con la sofferenza diventa stimolo a una conoscenza più profonda di sé e a una comunicazione più fine e creativa. Attraverso l’esperienza e i video dell’artista Emilia Rebuglio, realizzati con la collaborazione di Giovanni Parea, vi invitiamo alla scoperta di un modo luminoso di esprimere emozioni.
Introdurranno l’incontro Zina Borgini e Luciana Tavernini. Organizzazione tecnica di Andro Barisone e Roberto Meda.
Ho conosciuto Emilia nel 1995 , amica di un amico comune, Andro.
Abbiamo fatto il viaggio insieme da Milano a Pavia, per andare a tenergli compagnia durante una degenza ospedaliera.
Sono rimasta subito attratta dalla passione dal calore con cui si rapportava a lui, per l’amore e la gioia che trasmetteva in parole raccontando come si erano conosciuti e di quante situazioni aveva poi condiviso nonostante la differenza di età: erano stati compagni di scuola all’Istituto d’arte Beato Angelico, lei, donna già adulta e sposata, lui poco più che un ragazzino. La loro amicizia non si è mai interrotta sino ad oggi.
Durante quel breve ma intenso viaggio Emilia mi raccontò che dopo aver frequentato il Beato Angelico dove si era diplomata come maestra d’arte, aveva frequentato l’Accademia di Brera e la Facoltà di Architettura del Politecnico di Milano dove si era laureata. Che si era cimentata con la scultura e aveva partecipato a parecchie mostre, che aveva insegnato in alcune scuole medie di Milano e che dopo aver frequentato un corso di specializzazione per Handicappati psicofisici aveva deciso di insegnare all’Istituto Don Gnocchi.
Proprio qui per agevolare i suoi allievi che erano soliti mettersi in bocca la creta e le terre che usava per plasmare, aveva inventato un materiale manipolativo non tossico
Mi raccontò che in seguito quando aveva smesso di insegnare aveva aperto con il marito e i figli un negozio di arredamento “La chiave di volta” questo materiale le aveva procurato molto guadagno con le sculture e gli oggetti d’arredamento che plasmava.
Quando ci siamo conosciute Emilia era impegnata in questa attività commerciale sul Naviglio a pochi passi dalla casa di Alda Merini, così mi deliziò con i racconti dei suoi scambi con la poeta, della loro amicizia e delle visite giornaliere di Alda che sempre carente di soldi le vendeva le sue poesie, un fluire di aneddoti singolari che caratterizzavano la sua quotidianità.
E mentre si raccontava, io restavo sempre più affascinata dal modo in cui brillavano i sui occhi, dall’amore con cui disquisiva delle cose che faceva, dall’entusiasmo e dall’ottimismo con cui parlava.
La vita poi ci ha portate per strade diverse e da quella volta ho rivisto Emilia l’anno scorso dopo che Andro mi ha portato in visione dei suoi cd di videoarte e mi ha raccontato che Emilia si era trasferita in una casa di campagna sul Po’ per facilitare la mobilità e la vita al suo compagno di sempre, Giovanni,che è stato colpito da una grave malattia.
Costretta in casa per molta parte del giorno, Emilia si incupisce, si sente isolata, allora si mette in ricerca, non sa bene di cosa. Un suo cugino le mostra le possibilità del video, incomincia ad interessarsi e a lavorare con un programma di immagini. Quello che inizialmente le sembra un gioco schematico e molto tecnico, diventa poco a poco un impegno serio, il pc il suo scrigno dove giorno dopo giorno elabora piccoli gioielli di emozionalità. Da un anno a questa parte ho incontrato parecchie volte Emilia a casa sua e abbiamo passato molto tempo a guardare i suoi video, a discuterne a vederli crescere e trasformare e mi è venuta la voglia di renderli pubblici. Ho dovuto cercare aiuto per fare questo, perché era talmente alta la mia emozionalità quando affrontavo Emilia che avevo il timore di esserne offuscata e di non poter fare una lettura del suo lavoro, ho chiesto a Luciana di accompagnarmi di scavare con me in questo desiderio ed ora siamo qui a proporvelo.