Il titolo Lingua e verità viene dal corso di ermeneutica filosofica che Luisa Muraro ha tenuto nel 1994-1995 all’Università di Verona. Il Quaderno nasce precisamente da un avvenimento: “l’entrata in filosofia” delle circa venticinque tra studentesse e studenti che l’hanno seguito. È dedicato a Emily Dickinson, Teresa di Lisieux, Ivy Compton-Burnett, tre grandi – poetessa, santa, romanziera – tutte e tre maestre del “lavoro linguistico per la dicibilità dell’essere”, in cui consiste, per Luisa Muraro, l’impegno filosofico. Colpisce, in questo lavoro, che la santa venga accostata a una miscredente come Ivy Compton-Burnett, senza contrapposizione. La contrapposizione tra cattolicesimo e laicismo caratterizza gli studi italiani, come in Ida Magli, che ha dato di Teresa di Lisieux una interpretazione interessante ma secondo la tradizione laicista di questo paese. Qui non esiste contrapposizione ma nemmeno commistione. Non ci sono più appartenenze alle grandi formazioni storiche della cultura italiana, a causa dell’unica differenza che non si intende annullare, la differenza femminile. È questo un guadagno della pratica politica proveniente dal movimento delle donne, che ha già prodotto altri originali sviluppi nel lavoro della comunità filosofica Diotima. Un secondo guadagno è il poter mettere a tema la verità, oltrepassando la strettoia del fondamentalismo da una parte, del convenzionalismo dall’altra. La verità come gioco simbolico che non diventa mai possesso di nessuno, ma che non si perde neanche nella pura operazione letteraria, senza trascendimento. Qui la polemica più vicina è con la critica letteraria postmoderna. Anche sotto questo aspetto l’impegno filosofico di Luisa Muraro si lega alla politica della differenza sessuale, che è nata in Italia con Carla Lonzi.
Lingua e verità invita a farsi giocatrici più che commentatrici della realtà: della storia, della filosofia, del mondo in cui viviamo, dando significato innanzitutto a ciò che siamo. Lo possiamo in quanto parliamo una lingua: è nella lingua appresa dalla madre che la dimensione del simbolico non si separa dalla dimensione della verità. Lingua e verità ci apre a questo gioco.
Clara Jourdan