Ancor prima del no alle donne vescovo, arrivato dal Sinodo della Chiesa d’Inghilterra, il Sudafrica ha nominato la sua vescova nella storia. Ellinah Wamukoya sarà titolare della chiesa dello Swaziland… l’occasione persa a Westminster sembra bruciare di più.
La notizia che ci aspettavamo non arriva dall’Inghilterra ma dal Sudafrica. Ellinah Wamukoya, 61 anni, è stata nominata, sabato scorso, vescova della chiesa dello Swaziland. Le sue prime parole sono rivolte alla propria comunità e al suo futuro come rappresentante della madre di Dio: «una madre è una persona premurosa, ma, allo stesso tempo, può essere molto determinata rispetto alle proprie azioni».
Il no alle donne vescovo arriva invece in questi giorni dal Sinodo della Chiesa d’Inghilterra, che si sta svolgendo questa settimana nell’abbazia di Westminster a Londra, e la cosa che più dispiace è che il freno arrivi dal mondo laico. Per essere approvata, la riforma necessitava di una maggioranza di due terzi in ognuna delle tre assemblee del Sinodo, e il voto si è concluso con 44 voti a favore e tre contrari fra i vescovi, 148 a favore e 45 contrari tra il clero, 132 a favore e 74 contrari fra i laici. La Chiesa d’Inghilterra, separatasi da quella cattolica nel 1534, conta su ottanta milioni di fedeli in tutto il mondo. La Chiesa anglicana d’Inghilterra ha già approvato l’ordinazione delle donne prete nel 1992, e oggi è femminile circa un terzo del totale dei religiosi, la prima ordinanza di una vescova è stata nel 1989 negli Stati Uniti, passando poi per Australia, Canada, Cuba, Nuova Zelanda e da oggi anche il Sudafrica. L’Africa ha tentato ancora una volta di essere d’esempio, in questo caso all’Inghilterra, pochi giorni prima di un voto che poteva cambiare il futuro della Chiesa. Si dovranno aspettare altri tre anni per una prossima votazione.